Il cattolicesimo costituisce la radice più profonda e solida della società italiana. E quando un gruppo di ecclesiastici importanti – come quelli del Consiglio Episcopale Milanese – prende la parola è saggio guardare con attenzione quello che dicono. 

Tra i tanti spunti contenuti nel documento, tre elementi mi paiono di particolare rilievo. Il primo riguarda il modo in cui la Chiesa si pone rispetto all’ambito politico: nessuna ingerenza diretta. Ma non per questo disinteresse o indifferenza. La ragione è semplice: la Chiesa sta sempre dalla parte dell’uomo, soprattutto dell’uomo debole. Per questo, la comunità dei credenti non solo si sente libera, ma avverte anche il dovere di parlare. Non per sostenere un partito o l’altro, ma per affermare quei principi e quelle questioni considerate prioritarie. Sulla scia di una prassi in via di consolidamento che in questi anni cerca di trovare i suoi punti di equilibrio, la Chiesa (ambrosiana) conferma così la propria passione e il proprio impegno per il destino della regione Lombardia e dello stato italiano, e di tutti coloro che ne fanno parte.



Il secondo elemento lo vedo nella decisa condanna dell’antipolitica che costituisce il rischio più serio per la stabilità economica e istituzionale dell’Italia. Sottolineando l’importanza del voto e insistendo sul bisogno di un’azione di educazione alla politica, i membri del Cem esprimono la loro preoccupazione per quella deriva di distacco e insofferenza che serpeggia in ampi strati della società italiana. Dato che i sondaggi dicono che coloro che si dichiarano cattolici e che frequentano la messa non sono esenti né dalla tentazione dell’astensionismo né dalla seduzioni del grillismo, l’intervento esplicito da parte della Diocesi di Milano mi pare assai opportuno. Comunque la si pensi, viene confermato il dovere di partecipare alla discussione e alla deliberazione pubblica. L’illusione di vivere pensando di potersi astrarre dal contesto storico-sociale circostante è figlia di quell’individualismo radicale e dissipativo che è la vera causa della crisi economica, istituzionale e morale italiana.



Il terzo elemento riguarda il lungo elenco di punti concreti che nella nota vengono indicati come irrinunciabili: dalle questioni legate alla vita e alla famiglia sino alla giustizia sociale. In questo modo, il Consiglio Episcopale Milanese tratteggia i confini concreti di quel bene comune che dovrebbe tenere insieme le differenti sensibilità e le diverse posizioni che una campagna elettorale fa necessariamente emergere. Una sorta di decalogo di base a cui tutte le forze in campo dovrebbero attenersi. Così facendo, viene proposto alla comunità politica nel suo insieme – costituita da cattolici e da laici – un punto di riferimento che, facendo riferimento alla tradizione cattolica, parla in realtà dell’intero paese e della sua identità.



Che poi le cose stiano effettivamente in questo modo, è tutta un’altra storia. Sappiamo, infatti, che nell’offerta politica disponibile nessuna forza politica è capace di soddisfare l’intero catalogo proposto dalla Diocesi di Milano. Ad indicare che se da un lato la radice cattolica continua a costituire uno dei baricentri della società italiana, dall’altro lato essa si deve confrontare con visioni del mondo molto diverse, con presupposti antropologici che vanno in ben altra direzione. Ed è esattamente tale consapevolezza che ha verosimilmente spinto chi guida la diocesi ambrosiana a prendere parola.

Nessuno può nascondere il fatto che le prossime elezioni – a livello regionale e ancor più nazionale – costituiscono un momento di passaggio molto delicato. Un ciclo economico e culturale è finito e con esso è in via di rottamazione un intero sistema politico. Ma questo passaggio sembra procedere ancora a tentoni, senza risposte chiare e indicazioni condivise. Il che ci espone a rischi molto seri. Da questo punto di vista, il messaggio del Consiglio Episcopale Milanese è prezioso perché sembra offrire ai nuovi protagonisti della politica una sorta di vademecum a cui fare riferimento laddove intendano rispettare non solo i cattolici, ma in fondo l’Italia. Che poi questo vademecum sia ascoltato o addirittura seguito è un altro paio di maniche. Ma ciò non toglie che, allargando lo sguardo ai temi di fondo del nostri vivere insieme, dalla Diocesi milanese viene dato un contributo prezioso all’elaborazione concreta di quel bene comune che costituisce, in ultima istanza, la vera fonte di una buona politica. Di questo, io credo, tutti dovrebbero essere grati.