Ufficializzata la candidatura di Albertini a Presidente della Regione Lombardia. Una prima osservazione che si può fare è che il lungo percorso di libertà e di moderazione realizzato da Albertini, dopo il tempo trascorso da Sindaco, lo ha reso adatto come candidato capace di superare le rigide contrapposizioni di un bipolarismo fatto solo dalle logiche di partito.
Ha mantenuto buoni rapporti con l’area di centro, si è tenuto libero dal verticismo del PdL, e si è messo nelle condizioni di non dover rimanere sotto la logica estremista della Lega. Intanto ha tenuta viva la memoria di come aveva fatto il Sindaco di Milano, sapendo anche fare qualche critica alla Moratti.
Questi tratti di comportamento danno appunto garanzie di visione larga e responsabile, come compete alla politica, cioè al lavoro di composizione della complessità sociale.
Albertini può rivendicare la sua coerenza di concezione liberale sposata con la responsabilità solidaristica. Non esprime la visione profonda della famiglia e della operosità di popolo, da Sindaco ha preferito autodefinirsi amministratore di condominio, per dire che non agiva secondo una progettualità ma secondo la sequela dei fatti concreti posti alla amministrazione pubblica.
Ora, alzando lo sguardo sul ruolo di governo della regione più grande e produttiva dell’Italia, non basterà questa proposta di metodo del fare. La questione del buon governo della Lombardia è posta da quello che ha fatto Formigoni nel suo lungo mandato.
Si tratta prima di tutto di proporsi una continuità, per portare a compimento il piano di opere pubbliche.
Per stabilire con il Governo nazionale una ripartizione delle coperture finanziarie affermando il rispetto dei buoni indici di risultato, chiarendo che il solidarismo con le regioni povere non può avvenire con indici di costo spropositati.
Per ristabilire le azioni di sostegno sociale che aveva praticato la Lombardia e che, prima con Tremonti e poi con il Governo dei tecnici, si sono dovute togliere per riduzione delle rimesse statali.
Per mantenere il rapporto con il territorio fatto di ascolto di Provincie e Comuni e di attento sostegno della politiche virtuose a livello locale.
Per impedire il ritorno a costi insostenibili a causa dell’aumento di dipendenti pubblici e di garantismi corporativi alla struttura pubblica e ai suoi dipendenti.
E poi, infine, per tagliare i costi degli eletti e della attività dei partiti, costi che si sono dimostrati assolutamente eccessivi, visto come i finanziamenti venivano sperperati. Si deve rendere ancora una volta chiaro che la retribuzione dei ruoli politici non è una retribuzione di mestieri tecnici ma semplicemente la retribuzione di un ruolo pubblico assunto con una scelta di sacrificio e di dedizione al bene comune.
Adesso le domande che si pongono sono: con quali alleanze? Cosa si propone alla sinistra? Come si produce una maggioranza vincente?
Per le alleanze bisogna dare corpo sia ai rapporti con Casini e Fini, sia al rapporto con nuove presenze nella politica che possono contribuire alla lista civica che Albertini intende proporre. Dunque nuovi gruppi liberali, nuove presenze nel sociale, e chiunque sia portatore di rappresentanza delle realtà comunitarie del territorio.
Alla Lega si tratta di chiedere una assunzione di responsabilità rispetto alla apertura nelle alleanze. Se non sarà così vediamo la misura reale del consenso della Lega.
Alla sinistra bisogna proporre un patto di lavoro responsabile per fare assieme le grandi scelte, dalle tangenziali all’Expo 2015. E sollecitare dunque il formarsi di una opposizione che riduca il livello di scontro, quello moralistico giudiziario, che rende principale soggetto della politica un corpo non politico come la Magistratura. Assieme si possono fare gli organi di controllo contro la corruzione e le presenza mafiose.
Infine la maggioranza proposta da Albertini sarà vincente se presenterà l’incontro delle culture riformiste, cattoliche, liberali, un incontro che riconosca il bene comune e il rinnovamento necessario del sistema politico italiano.
Roberto Formigoni ha reso possibile riconoscere la soluzione alla crisi politica che lo ha costretto alle dimissioni. Per questo in Lombardia non ci sarà bisogno di giovani contro vecchi e di moralizzatori contro la politica. Vedremo se è vero che i lombardi si sapranno esprimere senza ribellioni scomposte. Io penso che Albertini rende possibile una scelta seria e responsabile per ogni elettore.