L’avvocato Umberto Ambrosoli sabato ha vinto le primarie del Partito Democratico per le Regionali in Lombardia, con il 58% dei consensi, lasciandosi alle spalle il giornalista Andrea Di Stefano (23,3%) e la ginecologa Alessandra Kustermann (19,1%). Ambrosoli, che da oggi inizia la sua corsa per il Pirellone, si è detto “soddisfatto di aver trovato riscontri positivi al progetto che proponiamo. Adesso voglio il 100 per cento del consenso. Non intorno a me, ma intorno all’idea che per il centrosinistra proporremo per la Regione”. Ilsussidiario.net ha intervistato Giuseppe Civati, consigliere regionale in Lombardia e candidato per il ruolo di segretario del Pd.
Civati, come valuta i risultati delle primarie per la Lombardia?
Me lo aspettavo, esattamente in questi termini, e mi pare di potere dire che sia un risultato abbondantemente prevedibile. Sapevamo che l’affluenza sarebbe diminuita e ciò è avvenuto in modo particolarmente significativo nelle province più periferiche, mentre la partecipazione è rimasta alta nella città di Milano, dove si è collocata a livelli simili alle primarie tra Pisapia e Boeri nel 2011. Di Stefano ha fatto un’ottima performance, Ambrosoli ha mantenuto un vantaggio che aveva già in partenza per i molti sostegni che aveva ricevuto. Ora si può iniziare la campagna elettorale vera e propria.
E’ soddisfatto di questo risultato?
Certo che lo sono, perché non dovrei? Questo risultato va letto però nella sua completezza, come sempre si deve fare con le primarie, cioè non bisogna guardare soltanto al vincitore ma anche a chi ha perso, perché rappresenta una parte significativa del centrosinistra, di elementi, di programmi e di progetti che vanno tenuti in considerazione. Non va mai preso soltanto il primo, ma vanno rappresentate anche le ragioni degli altri.
Che cosa ne pensa del fatto che l’intera struttura del partito si è schierata con Ambrosoli?
Quando tutto il partito sceglie un candidato questa è già un’indicazione molto forte. Io sono per primarie più libere di quelle che si sono tenute sabato, ma c’era un’emergenza, Ambrosoli aveva raccolto il sostegno di tutti, anche della società civile, e dunque è stato importante andare ugualmente al voto. Leggo che Pisapia festeggia il risultato delle primarie, anche se lui a un certo punto non le voleva fare più. Io al contrario ritengo che anche un candidato forte debba passare attraverso il voto degli elettori.
Nel 2011 ha vinto il candidato più a sinistra, Pisapia, sabato invece Ambrosoli che è quello più moderato. Come se lo spiega?
Con il fatto che Ambrosoli era sostenuto da forze che non sono moderate, a cominciare dallo stesso Pisapia e da Sel.
Qual è il suo auspicio per le “parlamentarie” che si terranno a fine anno?
Intanto non dovrebbero tenersi alla fine dell’anno ma all’inizio del 2013, per dare più giorni a chi si vuole candidare. Insieme a Salvatore Vassallo ho presentato una petizione on-line, chiedendo di votare il 13 gennaio e sollecitando il governo a ridurre il numero di giorni per la presentazione delle liste. Anche in questo caso c’è un’emergenza, in quanto la legislatura finisce anticipatamente rispetto a quanto è stato programmato, e così come altri hanno chiesto la riduzione del numero di firme, noi chiediamo la riduzione del numero dei giorni per la presentazione delle liste. Le “parlamentarie” dovranno inoltre basarsi sull’albo degli elettori composto durante le primarie nazionali.
Che cosa si aspetta dal risultato delle parlamentarie?
Mi aspetto che gli elettori possano scegliere i loro rappresentanti in Parlamento, che è una cosa molto più importante anche delle stesse primarie per il premier. I cittadini possono scegliere il loro parlamentare e iniziare ad avere con lui un rapporto che non è soltanto un’indicazione generica sulla lista, ma appunto un’elezione diretta. Spero che siano primarie realmente contendibili, che non siano cioè “impacchettate” in pochi giorni con i nomi scelti sulla base della forza pregressa, ma che siano delle vere elezioni primarie.
Escludere la Bindi e Fioroni significa togliere rappresentanza all’ala cattolica del Pd?
Rosy Bindi e Giuseppe Fioroni non hanno ancora chiesto la deroga, forse quest’ultimo cambia partito, e stasera ci diranno cosa vogliono fare, poi la direzione voterà a favore o contro. Dipenderà da quante sono le richieste di deroga, come sono motivate e quale obiettivo hanno. Lo statuto prevede le deroghe, purché siano poche, individuali e motivate.
Conferma la sua candidatura come segretario del Pd?
Lo ho già detto in tempi non sospetti a marzo scorso, lo farò quindi con piacere e con determinazione. Sono molto contento del fatto che molte cose che io sostenevo da tempo, pur essendo la minoranza delle minoranze, siano diventate patrimonio della maggioranza, e cioè sia le primarie per il premier sia quelle per i parlamentari. Anche partendo da lontano si riesce a volte a influire, o perlomeno a orientare alcune decisioni.
In realtà le primarie per il premier erano già un fatto assodato …
Le primarie per il premier non erano un fatto assodato perché quando abbiamo fatto la richiesta in direzione eravamo in cinque e ridevano tutti. La settimana successiva è arrivato Bersani e ha detto: “Facciamo le primarie”. Anche in questo caso a volte si arriva un po’ prima.
Con la sua candidatura a segretario, a quale anima del partito si rivolgerà?
Agli elettori del Partito Democratico. Ritengo che chi si candida a rappresentare il Pd da oggi in poi non deve più fare riferimento alle correnti del passato.
(Pietro Vernizzi)