Non c’è solo il cinema hollywoodiano da spettacolari effetti speciali e da grandi incassi, o il cinema di “stagione”, in questo caso cartoon e “cinepanettoni” assortiti. Esiste un modo sommerso in cui la “settima arte” si manifesta in modo silenzioso, ma non meno apprezzato. L’associazione Sentieri del cinema vuole far conoscere al pubblico queste opere lasciate in disparte dal marketing e dalla grande distribuzione, ma che hanno invece avuto prestigiosi riconoscimenti in festival di rilevanza internazionale. È il caso di Tararak-Sweet Rush (leggi qui la recensione di Antonio Autieri), film del 2009 diretto da Andrzej Wajda, che a partire da oggi, 4 dicembre 2012, grazie a Sentieri e all’Associazione dei Polacchi a Milano sarà proiettato in esclusiva nazionale al cinema Palestrina. Il film, ambientato in una Polonia che vive ancora il ricordo e il dolore per i morti della guerra, racconta la vicenda di Marta, che vive in un piccolo borgo con il marito medico. Il dottore scopre che la moglie è malata di cancro, ma preferisce non dirle che le rimane poco da vivere. Nel frattempo Marta si invaghisce del giovanissimo Bogus… Il resto della storia lo scoprirete andando al Cinema Palestrina. In questa intervista, invece, Beppe Musicco, presidente di Sentieri del cinema, racconta a ilsussidiario.net la nuova e coraggiosa sfida dell’associazione e ci spiega alcuni meccanismi del mercato e della distribuzione del cinema in Italia.



Per quali ragioni Tatarak non è stato distribuito nelle sale italiane?

Si tratta di un film d’autore, molto particolare, dura solo 80 minuti, per cui è anche piuttosto breve. Il tema è molto intimo, affronta la scomparsa di una persona e la storia parla anche del cinema perché parte di essa si svolge su un set cinematografico. L’aspetto splendido e sorprendente di Tatarak è proprio questa unione tra racconto e cinema, tra la storia personale della protagonista e il suo impegno sul set. Non si tratta della “classica” storia in cui abbiamo un eroe che deve superare ostacoli; l’opera di Wajda propone una riflessione interessante e molto umana, ma forse la grande distribuzione l’ha giudicata poco commerciale e non abbastanza remunerativa. Noi di Sentieri del cinema siamo invece convinti che il pubblico possa apprezzare moltissimo un film di questo genere, sia dal punto di vista dell’aspetto umano della vicenda, sia per la riflessione sull’arte che viene proposta.



Ma la pellicola aveva ricevuto importanti riconoscimenti…

Nel febbraio 2009 il film è stato accolto con grande favore da critica e pubblico al Festival di Berlino. Ha ricevuto il Premio Alfred Bauer, poi l’EFA Awards dello stesso anno, assegnato dalla Federazione Internazionale dei Critici Cinematografici. Il film, però, non è mai uscito dai circuiti dei Festival e Sentieri l’aveva proiettato al Meeting di Rimini 2012.

Si tratta di una sfida importante per l’associazione Sentieri del Cinema…

Sentieri del cinema è un’associazione culturale che cerca di pubblicizzare e far conoscere film belli e di dare un ulteriore rilievo a opere di valore che già il mercato offre. In questo caso portiamo all’attenzione del pubblico un film che altrimenti non ci sarebbe occasione di vedere, poiché escluso dai titoli del mercato italiano. Non è un’operazione analoga a quanto fatto con Katyn, perché in quel caso il film aveva comunque una distribuzione, seppur davvero limitata; noi abbiamo solo aggiunto nuove “piazze” per vederlo. Con Tatarak è tutto sulle nostre spalle. Abbiamo parlato con il proprietario dei diritti del film, in Polonia, e ci siamo accordati per distribuire il film in Italia attraverso Sentieri. I giornali e i media a cui abbiamo passato la notizia hanno commentato positivamente l’iniziativa, dicendo che è meritoria, perché Tatarak è davvero un film che vale la pena vedere e conoscere.



 

La comunità polacca vi ha aiutato?

 

Certo, abbiamo l’appoggio dell’Associazione Polacchi a Milano, che per “amor di patria” tiene molto alla divulgazione del film di Wajda; tra l’altro, molti di loro lo vedranno per la prima volta in Italia. Il film, inoltre, sarà mostrato in polacco, con i sottotitoli in italiano, per cui sono felici di vederlo in lingua originale.

 

Lingua originale, con sottotitoli, altra scelta “coraggiosa” per il pubblico italiano abituato al doppiaggio…

 

Il fatto che venga proiettato in lingua originale, con i sottotitoli in italiano, non rappresenta un ostacolo per il pubblico; anzi, sarà un valore aggiunto: si tratta di uno di quei film in cui il doppiaggio avrebbe rovinato le emozioni e l’intensità che il regista ha inserito in alcune scene. Con il doppiaggio tutto questo sarebbe andato perso o comunque falsato. Anche se lo spettatore dovrà leggere, “entrerà” comunque maggiormente nella storia sentendo i dialoghi in polacco che non guardandolo doppiato.

 

Oggi è il giorno della “prima”: sarà un’operazione che la città di Milano apprezzerà?

 

Siamo consapevoli che non proiettiamo un film da “box office” come Titanic, ma una pellicola che la grande distribuzione ha “snobbato”. Sentieri peraltro non porta Tatarak nei Multiplex, ma in una sala piccola con l’obiettivo di far conoscere un “piccolo”, ma grande film d’autore: sappiamo che il titolo catturerà l’attenzione degli appassionati di cinema, non coloro che vanno nelle sale per guardare il cinepanettone di turno. La sensazione che abbiamo è positiva, perché la critica si rende conto che Tatarak è un’autentica opera d’arte, che ha un suo pubblico, interessato al cinema e alla “bellezza”. Cerchiamo di valorizzare un autore, Wajda, peraltro già conosciuto.

 

La distribuzione di film “nascosti” e snobbati dal mercato sarà la nuova “mission” di Sentieri del cinema?

Se l’iniziativa di Tatarak avrà successo perché no? Potremmo scovare altri film simili, che rimangono nascosti perché il mercato non arriva dappertutto. Inoltre, in prossimo futuro potremmo anche pensare di realizzare noi il doppiaggio delle opere che intendiamo distribuire: nel caso di Tatarak non è stato fatto per il grosso impegno economico che comporta il doppiaggio e perché, come dicevo prima, il tipo di film e la storia non lo rende necessario. Ci sono splendidi film che non arrivano in Italia, non solo americani, ma anche europei e asiatici.

 

Perché? Come funziona il mercato?

 

Anzitutto non tutti i film statunitensi vengono giudicati adatti per il mercato italiano, non sempre poi gli operatori del marketing e della distribuzione hanno il polso della situazione. Per quanto riguarda i film europei, esiste una sorta di preconcetto: gli unici ad arrivare in Italia sono quelli francesi o spagnoli, ma non tutti. Ci sono splendidi lungometraggi tedeschi, ma in Italia ne sono distribuiti in numero davvero irrisorio: questo non perché la cinematografia tedesca non sia valida, ma perché semplicemente non viene considerata. In Italia l’80% dei film proviene dagli Stati Uniti, da Hollywood, il 15% del mercato è occupato dal cinema italiano e il restante 5% dalle opere di altri paesi. Per restare sul caso di Tatarak, il film è diretto da un regista, Waida, che tra gli anni Ottanta e Novanta ha realizzato opere che il pubblico italiano ha apprezzato: L’uomo di marmo o Danton sono film che ancora adesso vengono visti, soprattutto nelle scuole. Ci sono altri film di autori magari noti, mi riferisco anche alla cinematografia asiatica, o russa, che però non arrivano; speriamo possa contribuire Sentieri del cinema a farli conoscere e a far crescere quel 5% del mercato. E la sfida inizia oggi, con Tatarak.

 

(c.s)