Una moneta complementare pensata per l’impresa, per immettere liquidità e risolvere uno dei problemi che attanagliano l’economia lombarda. Una moneta virtuale da utilizzare per dare una mano all’economia reale e che potrebbe essere convertita direttamente in euro tramite la Regione Lombardia, ma che nel frattempo può favorire la circolazione di capitali. Gli eventuali benefici di un progetto del genere sono stati recentemente discussi a Milano in un convegno promosso da Andrea Gibelli, vicepresidente e Assessore all’Industria e all’Artigianato della Regione Lombardia, successivamente contattato da IlSussidiario.net: «L’idea della moneta complementare – ci spiega – è stata da poco presentata come una modalità per sostenere il capitale circolante, attraverso diverse esperienze che abbiamo voluto illustrare proprio durante l’incontro».
Quali esperienze?
Abbiamo invitato gli esponenti del Wir, moneta complementare svizzera nata addirittura nel 1934 sul cui modello sono poi state costruite tutte le altre esperienze sviluppatesi nel corso degli anni, in Germania come in Francia o in Italia. Oltre alla testimonianza svizzera, infatti, sono stati analizzati gli esempi del Nantò francese, del Chiemgauer bavarese, del Bristol Pound inglese e dell’italiana Sardex, moneta sarda complementare all’euro.
A cosa serve una moneta complementare?
Risponde innanzitutto alla necessità di individuare strumenti innovativi per superare il credit crunch delle imprese, la mancanza di liquidità e la perdita della funzione primaria dell’euro, quella di essere uno strumento di scambio. Questa indisponibilità della moneta unica ha portato quindi alla nascita di altre esperienze che potessero individuare forme complesse di pagamenti, attraverso sistemi complementari di moneta, per favorire principalmente scambi in ambito locale.
E’ quello che dovrebbe accadere in Lombardia?
Abbiamo voluto avviare una riflessione con il sistema di rappresentanza delle imprese, con i sindacati, il terzo settore e il sistema bancario per valutare che tipo di effetti potrebbe avere un percorso di questo tipo in Lombardia. Il nome “Lombard”, di cui si sta parlando in questi giorni, in realtà è frutto dell’ambito giornalistico: il nome del progetto ancora non è stato deciso, ma sarà chiaro più avanti.
Cosa ci vuole affinché tale riflessione possa diventare qualcosa di più concreto?
Nella recente presentazione è stato definito innanzitutto il perimetro di studio, in cui abbiamo voluto spiegare che cos’è una moneta complementare e cosa invece non deve essere, soprattutto per evitare facili banalizzazioni.
Per esempio?
Per esempio, non bisogna pensare che, creando questa moneta, si voglia in qualche modo sostituire l’euro o produrre una sorta di antagonismo monetario. E’ la stessa parola “complementare” a eliminare ogni dubbio sul suo eventuale utilizzo. In più ne definisce anche un percorso concertativo di studio che, come ho detto, dovrà avvenire con tutte le realtà presenti sul territorio.
Questo progetto viaggia in qualche modo parallelamente a quello della macroregione del Nord?
In realtà è così, ma solo se pensiamo alle aree in cui tale progetto ha riscosso maggior successo, vale a dire quelle spiccatamente produttive e manifatturiere. In questo senso mi sento di dire di sì, perché una discussione di questo tipo può essere avviata in quei luoghi che vivono la propria economia non da una dimensione finanziaria ma da quella di produzione di beni e servizi.
Quali saranno i principali vantaggi di una moneta del genere per imprese e cittadini?
I vantaggi possono essere diversi e dipendono da come verrà pensata la moneta complementare. Sul piano teorico a cui si è arrivati finora, anche in base alle esperienze nate in altri Paesi e Regioni, le imprese potranno subire una minor esposizione bancaria per quanto riguarda la disponibilità di erogazione del credito, mentre il cittadino e il lavoratore dipendente potranno ottenere vantaggi nella misura in cui il guadagno ricavato da tale mancata esposizione verrà equamente ripartito tra busta paga e risparmio dell’imprenditore stesso. Inoltre la moneta complementare favorisce, a pari condizioni, i prodotti e i servizi a chilometri zero, rafforzando quindi l’economia di un territorio.
(Claudio Perlini)