Giornate impegnative per monsignor Erminio De Scalzi, preso dagli impegni da buon parroco in giro per le tradizionali benedizioni natalizie alle famiglie, da quelli istituzionali da abate della più rappresentativa – dopo ovviamente il Duomo – chiesa di Milano, ovvero la basilica di Sant’Ambrogio, e quelli da vicario episcopale per gli Eventi speciali. Dopo aver presieduto la Fondazione Famiglie Milano 2012 che ha organizzato il VII incontro mondiale delle Famiglie e la visita di Benedetto XVI a Milano lo scorso giugno, monsignor De Scalzi ora si trova alla testa dei comitati scientifico e organizzativo dell’Anno Costantiniano che il cardinale Angelo Scola apre ufficialmente questa sera durante i tradizionali Vespri di Sant’Ambrogio, patrono della città. Ed è proprio monsignor De Scalzi che presenta a ilsussidiario.net questo grande evento.



Il cardinale Angelo Scola stasera inaugurerà, durante i Vespri di Sant’Ambrogio, l’Anno Costantiniano. Si parla già di questo come il secondo grande evento che vede protagonista la Chiesa di Milano, dopo l’incontro mondiale delle famiglie del giugno scorso. Perché è così importante?
Innanzitutto, perché celebriamo un “ Anno Costantiniano”? Perché 1700 anni fa, nel febbraio del 313, l’imperatore Costantino proclamò un editto con cui concesse libertà di culto. E questo cambiò radicalmente la società. Cito il cardinale Scola, che ha definito l’Anno Costantiniano come “un’occasione privilegiata per Milano per tornare a riflettere su questo fondamentale lascito della tarda Antichità, quando il pensiero giuridico romano incontrò la novità cristiana, realizzando alcune conquiste decisive per il progresso spirituale dell’umanità e diede inizio alla libertà religiosa. La libertà religiosa, pur presentando ancor oggi molti nodi critici che domandano ulteriori approfondimenti, infatti garantisce la possibilità a tutte le componenti di una società pluralr, laiche e religiose, di presentare la loro porposta di vita nella sua interezza e al tempo stesso esercita una funzione limitatrice rispetto alle sempre ricorrenti tentazioni egemoniche, dal momento che impedisce di monopolizzare lo spazio pubblico”.



Una riflessione importante, dunque, non solo per i cattolici. Qual è il leit-motiv? Come si articolerà?
Il tema è “Liberi per credere” e si articola su quattro piani – storico, iconografico, ecumenico, storico-civile – e su altrettanti cardini: l’apertura solenne di questa sera; l’incontro ecumenico che si terrà proprio nell’anniversario dell’Editto, a febbraio; l’incontro tra le religioni e la firma della Carta di Milano 2013; il convegno, a settembre, organizzato dalla Facoltà Teologica Settentrionale, su cosa significhi la libertà religiosa oggi, per una riflessione culturale su un problema più che mai attuale.



Esaminiamo più in dettaglio il tema: “Liberi “per” credere”, non –come molti si sarebbero aspettato – “liberi di credere”…

Non è un dettaglio da poco, certo. Dire “liberi di credere” significa “tu sei libero di credere o di non credere”, mentre affermare “liberi per credere” implica una coscienza profonda della libertà necessaria per aderire a una proposta.

 

E i quattro piani su cui si sviluppa questo tema?
Per scoprire e ammirare il repertorio simbolico che ci ha tramandato questa libertà e che ha nutrito per secoli la memoria europea, il punto forte è la mostra allestita a Palazzo Reale, mentre per quanto riguarda l’approfondimento storico il clou sarà il grande convegno organizzato in collaborazione tra i grandi centri di formazione culturale di Milano, ovvero l’Università Cattolica, l’Accademia Ambrosiana, l’Università Statale. In occasione di queste giornate di studio sarà poi presentato anche un “dizionario costantiniano”. Il cuore dell’Anno Costantiniano sarà però l’incontro ecumenico che si terrà a febbraio in Sant’Ambrogio: verranno i patriarchi, personalità di spicco delle altre confessioni cristiane. Sarà un grande momento non solo per la Chiesa di Milano.

Manca l’aspetto più civile-politico, che non è certo secondario volendo far memoria dell’Editto costantiniano…

Certo, è già in programma un momento di incontro tra tutte le religioni e il Forum delle religioni sta già lavorando da tempo per arrivare alla firma della Carta di Milano 2013, un testo che richiama il ruolo delle comunità religiose nella costruzione dello spazio comune, rideclinando il principio della libertà religiosa. Inoltre, la Diocesi ha già suggerito a Comune, Provincia e Regione di collaborare ad organizzare un incontro tra le grandi città che hanno avuto “frequentazione” con l’imperatore Costantino: Gerusalemme, Istanbul, Milano, Nis – la città natale –, Roma, Treviri, York. Basta elencarle per comprendere l’importanza di un tale incontro.

 

Quelli che ci ha presentato sono momenti importanti culturalmente e politicamente, ma potrebbero sembrare riservati a un gruppo ristretto di esperti. Come coinvolgere tutti i milanesi, cattolici e non?
Questo è solo un aspetto del programma, quello più istituzionale. Ma c’è un altro livello, che ci sta molto a cuore, ed è quello educativo. Tutti i centri culturali presenti in Diocesi sono stati infatti invitati a “disseminare” questo Anno Costantiniano sul territorio, nei vicariati, nelle parrocchie e nelle scuole. Anzi, l’“andare nelle scuole” sarà una nostra piorità – ci saranno dei concorsi, è stata allestita una mostra itinerante – perché non è solo un ricordo storico che dobbiamo ravvivare, ma è un’educazione alla coscienza della libertà che dobbiamo coltivare. E questo è quanto mai necessario, ora come allora.

Un impegno notevole, come vi siete organizzati?
Sono stati costituiti un Comitato scientifico, che vaglia i contenuti, e un Comitato organizzativo, che li mette in pratica. Io li presiedo ma il lavoro di coordinamento è svolto da monsignor Luca Bressan, che è il vicario per Cultura, Carità, Missione e Azione sociale. E poi, per gli eventi più importanti, coinvolgeremo ancora, come già fatto a giugno, i volontari milanesi.

 

(Daniela Romanello)