Nel 2006 Angela Merkel venne alla prima di Sant’Ambrogio – ospite di Romano Prodi, rieletto premier – ad ascoltare un’Aida iper-verdiana per la regia di Franco Zeffirelli e per la direzione italiana di Riccardo Chailly. Le cronache dissero che quella serata italiana le piacque molto: anche per via di Roberto Alagna, tenore svizzero di passaporto ma latinissimo nell’indole (contestato, abbandonò clamorosamente la scena alla seconda rappresentazione) Prodi, di ritorno dalla presidenza Ue, sembrava molto più “senior” della cancelliera democristiana tedesca, ma la sua carriera s’interruppe poco più di un anno dopo. La Merkel, nel frattempo, è divenuta la leader europea.
Stasera la Scala ha apparecchiato un “Lohengrin” wagneriano quanto è bastato per far storcere preventivamente qualche labbro all’inizio di un anno bicentenario sia del maestro di Busseto che i quello di Bauyreuth. Il tenore Janos Kaufmann, bavarese, ha confermato di essere da Pallone d’oro del bel canto (e deve molto alla Scala che lo fa scendere spesso in campo). Il premier Mario Monti, massima autorità presente sul palco centrale, non ha dato l’idea di essersi molto appassionato all’opera: era sempre sull’iPhone e non c’e stato di che stupirsi vista la situazione politica. La Merkel non c’era: è noto che lo considera il più affidabile capo di governo della Ue, ma si sarebbe un po’ disamorata della pignoleria dell’economista della Bocconi. Il suo posto giusto – visto da Berlino – sarebbe quello già occupato da Prodi a Bruxelles: presidente della Commissione. Che Monti abbia parlato di questo con Miguel Barroso, nell’immediato pre-Scala a Milano?



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