La Cassazione ha annullato la sentenza di condanna inflitta dal Tribunale di Milano al gruppo “nuove brigate rosse” rinviando ad un riesame, per genericità dei capi di imputazione.

Ilda Bocassini aveva dunque calcato la mano nel descrivere i delitti del gruppo. In ogni caso il gruppo armato esisteva, aveva fatto esercitazioni e si preparava a fare azioni terroristiche. Le azioni annunciate riguardavano Pietro Ichino, e le manifestazioni di odio verso Ichino durante il processo ne provavano le intenzioni.



La vera questione è la difesa anche armata del sistema di difesa del posto di lavoro, lavoro fisso e garantito dalla non licenziabilità. L’impianto teorico è che un rigido sistema dei diritti dei lavoratori porterà al superamento del capitalismo; e le “nuove brigate rosse” si concepiscono come il braccio armato di un mondo organizzato che si impegna per conseguire questo scopo.



Per ora l’unica cosa concreta è che si deve spiegare perché in Italia, con il più forte movimento sindacale esistente al mondo, ci sono i salari più bassi dei paesi a economia di mercato sviluppata. Questo sindacalismo rivoluzionario non è prodotto dagli operai, è troppo intellettualistico, il suo humus è nelle pretese scientifiche della teoria della lotta di classe. Secondo questa teoria il superamento del capitalismo è inevitabile, basta far prevalere i diritti degli operai. Gli operai sono l’ultima classe, le loro ragioni sono oggettivamente portatrici del superamento della divisione in classi della società e dunque sono la via per generare l’eguaglianza.



Oggi dobbiamo anche prendere in considerazione l’affermazione del ministro degli Interni, che alla Camera dei Deputati ha detto che gli anarco-insurrezionalisti si stanno preparando ad uccidere. Gli anarchici hanno una teoria che precede il sindacalismo rivoluzionario: per loro è la disobbedienza a tutte le leggi che porterà a un mondo di liberi, perché le leggi servono solo alla protezione del potere. La società dunque può fare a meno del potere. Questo nuovo gruppo di anarchici è preso dal problema che l’omologazione dei comportamenti umani nella società della moderna comunicazione non può lasciare il campo al lavoro per convincere. Le buste esplosive contro le agenzie dell’alta finanza attirano l’attenzione sul corpo putrescente del capitalismo, ma le azioni armate dovrebbero rendere di più nella comunicazione.

In effetti gli esempi che arrivano dal mondo islamico ci mostrano che piccoli gruppi di terroristi fanno notizia molto di più di tutta l’azione di costruzione sociale che avviene nei loro paesi. Anche questo anarchismo ha un humus più vasto: quello di coloro che sono scandalizzati davanti al potere perché esso non limita l’attività finanziaria, ed anzi, con Monti, sembra in sintonia con le banche e il capitale finanziario. Ma questo anarchismo dovrebbe spiegare le forti spinte al tramonto della democrazia, dalle soluzioni tecniche di governo, come Monti, al governo di maggioranze trasversali come la Merkel, fino al capitalismo comunista della Cina. 

Come si vede c’è una spaccatura profonda nella coscienza dell’uomo contemporaneo, le sue teorie sono profondamente distanti dalla realtà. Ma questo è il prodotto della trasposizione della scienza dentro l’umanesimo, sino a pretendere di poter definire scientificamente la vita comunitaria. 

Io ne ho fatto esperienza dal ’68 in avanti; ho vissuto l’esito del terrorismo, che ci ha tolto il diritto di parola attorno a tutte le nostre domande sul cambiamento del mondo. Ho perso persino la possibilità di superare i nostri errori rimanendo amici. La fuga in avanti dell’estremismo, diventando violenza, mi ha separato da tutti i miei compagni, che hanno preso da soli le loro strade. Molti si sono normalizzati togliendo dalla nostra ideologia solo la passione e l’impegno umano. Sarebbe interessante mostrare come le ideologie, quelle comuniste e quelle fasciste, siano state ridimensionate non correggendo la pretesa razionalista, ma riducendo la tensione umana, o senso religioso, che anche a nostra insaputa stava all’origine della tensione ideale del novecento.

Attenzione dunque alla potenzialità distruttiva che ha l’uomo contemporaneo, dimentico della struttura valoriale della tradizione, proteso a fare senza Dio, disponibile a collocare nella minoranza intellettuale il compito di far valere la modernità. Non pensiamo ai gruppi estremisti come a dei pazzi irrazionali: l’estremismo è la convinzione di possedere la verità che in molti non conoscono, è l’impegno, sino a rischiare la vita, per mettere in pratica la teoria. Si ritiene che sia migliore un diffuso opportunismo, che nega ogni verità e si adatta al potere esistente. Così facendo in realtà non si isolano attivamente gli estremisti, ma si tende a considerarli compagni che sbagliano, perché da idee parzialmente giuste si comportano da pazzi nell’applicarle.

Lasciatemi allora fare una riflessione. Quando nessuno offre amore, quando non c’è un maestro di vita, l’uomo più intelligente trova che rifugiarsi nelle teorie toglie dai ricatti del perbenismo e delle regole da applicare. Questi gruppi estremisti obbligano ognuno di noi a far emergere il nostro rapporto con la realtà, sino al punto di poter dire che è molto più ragionevole partecipare alla vita del nostro popolo. L’esperienza ci parla, e la vita del nostro popolo è una esperienza che si deve riconoscere anche a discapito delle nostre teorie. Non si può fare questo lavoro da soli, occorre un amico che ti vuol bene, perché solo in un’esperienza affettiva si può accettare di sbagliare e di cambiare.