Davide Boni, presidente del consiglio regionale della Lombardia, indagato per una vicenda di presunte tangenti, ha fatto sapere che non ha intenzione di dimettersi. Lo ha fatto scrivendo una lettera ai colleghi e ai rappresentanti delle istituzioni regionali nella quale respinge tutte le accuse che gli sono state rivolte, cioè quelle di aver percepito tangenti per facilitare la concessione di terreni edificabili quando era assessore regionale. A lasciare l’incarico è invece stato il capo della segreteria dell’esponente politico, anche lui indagato nella vicenda. La lettera giunge dopo la presentazione di una mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni: la mozione è stata considerata inammissibile dal presidente temporaneo del consiglio perché non corrisponde alle norme dello statuto. Il centrosinistra ha protestato ufficialmente per la decisione e adesso si aspetta un parere e una decisione dei capigruppo dei partiti. Anche all’interno della Lega si erano espressi malumori sul caso e in diversi esponenti del partito avevano fatto capire che era meglio se Boni dava le sue dimissioni. Invece no, il presidente del consiglio regionale intende rimanere al suo posto. Nella sua lettera, fra le altre cose, Boni dice di aver svolto sino ad oggi il mandato affidatogli nel rispetto dello statuto e del regolamento: “Intendo proseguire su questa strada, dal momento che nessuna delle accuse che mi vengono rivolte può avere la minima influenza sul ruolo di rappresentanza che attualmente esercito”. Ha poi detto che non ha intenzione di parlare di complotti, né tanto meno di critiche per un uso strumentale della giustizia, da parte dei magistrati inquirenti. A proposito delle accuse che gli vengono rivolte, fa sapere che le somme di denaro di cui si dice sia venuto in possesso non si trovano nelle sue tasche e sfida a trovarle. Tutto quello che possiede, dice, è frutto del suo lavoro e i versamenti fatti al suo partito sono versamenti o elargizioni ufficiali e documentabili. Davide Boni come detto risulta indagato in quanto iscritto nel registro apposito del procuratore aggiunto di Milano con le accuse di corruzione. Avrebbe cioè intascato tangenti per la concessione di terreni edificabili per la costruzione di centri commerciali.
Si ritiene che i soldi incassati siano stati versati alla Lega per un totale di un miliardo di euro. Ad accusare Boni l’architetto Michele Ugliola, il quale era già inquisito per tangenti relative al comune di Cassano d’Adda.