In quattro casi su dieci, i giovani talenti che rientrano in Italia dopo avere lasciato il nostro Paese scelgono Milano come la loro destinazione privilegiata. E’ il dato che emerge da un sondaggio online lanciato in ottobre dal Comune e dall’associazione Italents, cui hanno risposto 1.200 laureati che lavorano in un Paese straniero e altri 200 che sono rientrati in Italia dopo essere emigrati. Quasi un terzo degli intervistati sono milanesi, e il loro rientro è incentivato anche dallo sconto fiscale introdotto dalla legge ”Controesodo” approvata un anno fa dal Parlamento. Il Comune di Milano a partire da quest’estate promuoverà uno sportello per venire incontro ai talenti che rientrano in città dopo essere stati all’estero. Come racconta a Ilsussidiario.net Alessandro Rosina, presidente di Italents e professore di Demografia all’Università Cattolica, “le condizioni di Milano nel panorama del nostro Paese sono migliori per quanto riguarda l’attrattività, la creatività e il mercato del lavoro che offre maggiori opportunità. Le università del capoluogo lombardo in particolare nel corso degli anni hanno sviluppato una rete con gli atenei stranieri dimostrando una sensibile capacità attrattiva nei confronti dei giovani stranieri”.
Per quale motivo Milano attrae buona parte dei giovani talenti che rientrano in Italia dall’estero?
I cervelli italiani all’estero desiderano ritornare in realtà dinamiche e nelle quali sia più facile trovare un lavoro di un certo livello e mettersi in gioco. Da tempo l’Italia è in difficoltà, investe poco in ricerca e sviluppo, ha carenze di welfare e di meritocrazia. In questo contesto, Milano rimane una città con le condizioni migliori a livello nazionale.
In che cosa le condizioni a Milano sono migliori rispetto al resto d’Italia?
Le condizioni di Milano sono migliori per quanto riguarda l’attrattività, la creatività e il mercato del lavoro che offre maggiori opportunità rispetto al resto del Paese. I flussi di giovani avvengono dal Sud Italia verso il Nord, e dal Nord Italia verso l’estero. All’interno del Paese esistono quindi dei flussi provenienti dal Sud, dove le opportunità per l’occupazione sono maggiori ed è più sviluppato il fenomeno dei NEET (Not in education, employment, or training, Ndr), cioè di quanti non studiano né lavorano.
Perché quindi Milano si diversifica dal panorama nazionale?
A Milano è più facile trovare un lavoro legato alla creatività, come pure l’opportunità di mettersi in gioco in modo competitivo a livelli medio-alti. Chi dopo essere stato all’estero decide di rientrare in Italia, desidera farlo in una realtà che è più vicina alle caratteristiche delle aree europee più avanzate. Milano rimane dunque un punto di riferimento sotto questa prospettiva e, anche se magari chi vi rientra dall’estero si trova deluso, nella percezione dell’Italia, il capoluogo lombardo è una realtà più avanzata del resto del Paese.
Quali sono le motivazioni principali che spingono i talenti italiani ad andare all’estero?
Il primo è la necessità di avere strumenti adeguati per fare bene il proprio lavoro, e quindi avere delle opportunità e la possibilità di realizzarsi nel proprio contesto lavorativo con strumenti adeguati. E il secondo è l’esigenza di una maggiore meritocrazia e carriere più trasparenti. Chi si mette in gioco, si spende e si dà da fare desidera essere riconosciuto, trovare delle opportunità di crescita e avere la possibilità di vedere valorizzati i suoi talenti.
Oltre a queste due ragioni ne esistono anche delle altre?
Tra le altre compaiono le carenze del welfare, che è un tema dibattuto attualmente, per esempio per quanto riguarda le norme che consentono ai giovani di essere attivi sul mercato del lavoro. Ci sono anche le difficoltà a stabilizzare il proprio percorso occupazionale e il reddito più basso, in quanto a parità di posizione lavorativa negli altri Paesi si guadagna mediamente di più rispetto all’Italia. Ma gioca un ruolo anche la sfiducia nei confronti della capacità del sistema Paese di crescere ed essere competitivo.
Quali sono i pregi e i difetti della rete delle università milanesi?
I difetti sono gli stessi delle università di tutta Italia. Quindi la gerontocrazia, la scarsità di risorse, lo spazio insufficiente per i giovani, a volte anche il nepotismo. Si tratta quindi di mali che riguardano tutta l’Italia, soprattutto per quanto i finanziamenti, il turnover e lo spazio per i giovani. Milano però si inserisce in una rete internazionale più vasta e negli ultimi anni ha dimostrato una sensibile capacità attrattiva di giovani stranieri e sta potenziando anche questo aspetto di apertura all’internazionalizzazione.
Come valuta le politiche del Comune di Milano per venire incontro ai giovani talenti?
Le ritengo molto importanti. La legge nazionale “Controesodo” prevede incentivi fiscali per i giovani e gli under 40 che desiderano tornare in Italia dall’estero. Oltre agli incentivi fiscali sono importanti però anche politiche sul territorio che affrontino gli aspetti amministrativi, burocratici, legati alla ricerca della casa, di un posto all’asilo nido per il figlio, al fatto di ricevere le informazioni necessarie. Diventa quindi cruciale la scelta adottata da Palazzo Marino, che ha previsto uno sportello unico per venire incontro alle difficoltà e alle esigenze di chi rientra dall’estero. E ha inoltre organizzato un sondaggio per raccogliere le informazioni necessarie e mettere in atto politiche e misure per favorire il rientro dei giovani talenti e fare sì che il Paese ricominci a essere attrattivo nei loro confronti.
(Pietro Vernizzi)