Quarantaduemila famiglie, concentrate prevalentemente al centro nord (Milano su tutti con ventimila famiglie, Torino e  Bologna le città più toccate) potrebbero pagare a giugno, una tassa in più per l’imposta Municipale Unica, l’Imu che sostituisce, con un decreto del nuovo esecutivo Monti, la vecchia ICI. Considerando che le famiglie durante il precedente Governo pagavano circa 47 euro, l’aumento è quantificato in +1.315%.
Abbiamo sentito per ilSussidiario.net Luciano Caffini, Presidente di Legacoop Abitanti che con Confcooperative ed AGCI in settimana hanno organizzato un incontro a Milano su “Regime IMU per le cooperative di abitazione a proprietà indivisa e mista”.



Le fasce più deboli rischiano di essere fortemente penalizzate da questo provvedimento.

Dal punto di vista burocratico gli alloggi posseduti dalle cooperative e assegnati in locazione ai soci in via esclusiva come prima abitazione risultano, infatti, assoggettati all’aliquota del 7,6, non più del 4 per mille come le seconde abitazioni. Più ovviamente eventuali maggiorazioni che ogni comune potrebbe apportare. Si tratta di un’imposta che le cooperative saranno chiamate a sostenere con cifre rilevantissime. Dal punto di vista degli inquilini: questi rincari saranno trasferiti in rincari per gli affitti.



Di quale ordine di cifre stiamo parlando?

Abbiamo calcolato che le quarantadue famiglie appartenenti alle fasce più deboli dovranno sborsare annualmente in più  650 o 700 euro.


Era stato comunque presentato un emendamento al Decreto del Governo?

Purtroppo è stato stralciato durante la discussione in Parlamento. Ma è difficile capire se è un errore o meno. Se il provvedimento che riguarda le proprietà indivise è da considerare una vista o un atto voluto. Gli argomenti che ci hanno esposto i parlamentari che abbiamo incontrato hanno addotto ragioni di tipo finanziario. C’è un’aspettativa di gettito su queste case e rimuovere l’aliquota ordinaria in favore di una agevolata significa perdere gettito sia per i comuni sia per lo Stato. Il motivo che rende così prudenti i parlamentari e le commissioni ad accettare una proposta di cambiamento sembra riconducibile, come dicevo prima, a questioni puramente pecuniarie.




Il prossimo passo?

 

Continueremo gli incontri con i parlamentari e i rappresentanti delle varie istituzioni. Certamente è evidente a tutti, lo è anche per loro, che non è accettabile che una persona che ha una prima casa perché di proprietà diretta abbia un trattamento diverso da chi ha una prima casa di proprietà di tipo cooperativo. E’ uno scarto che va assolutamente superato. Non ho trovato un rappresentante di partito che non abbia riconosciuto la validità di questa richiesta che, voglio sottolineare, non è corporativa ma è una domanda di equità. In ogni caso non la do per persa e scommetto sul buon senso del Parlamento e sulla possibilità che il governo metta la testa sulla questione in maniera più seria. Poi noi pensiamo che, oltre agli abitanti di case di proprietà indivisa, siano coinvolti anche i progetti futuri.


Quali?

Beh, tutte le pianificazioni che abbiamo in cantiere di housing sociale finalizzati all’affitto calmierato, già tartassati dalla recente reintroduzione dell’Iva, che avrebbero lo stesso trattamento iniquo. Essendoci impegnati a realizzare abitazioni con questi tipi di agevolazioni per chi non può comprare ma è obbligato all’affitto, nei progetti principali nelle maggiori città, soprattutto nel centro nord, per noi e soprattutto per le famiglie il cambiamento del regime Imu sarà decisivo.