A febbraio Moody’s aveva declassato il Comune di Milano facendolo scendere da A1 ad A2. Ora l’agenzia di rating sembra averci ripensato ed elogia Palazzo Marino per avere raggiunto l’intesa per quanto riguarda la transazione sui derivati. In una nota si osserva: “L’accordo è positivo per il merito di credito di Milano in quanto produce per l’Ente una plusvalenza finanziaria di circa 450 milioni di euro”. E Moody’s giunge a indicare il Comune di Milano come un modello per le altre amministrazioni: “Ci attendiamo che il recente accordo indichi la strada ad altre amministrazione locali e regionali coinvolte in contenziosi”. Per Giacomo Beretta, ex assessore al Bilancio della giunta Moratti, “la transazione è conveniente soprattutto per le banche, mentre il Comune di fatto ci perde 46 milioni di euro. Non stupisce quindi che Moody’s, finanziata grazie alle ricerche che le sono commissionate dagli istituti di credito, valuti in modo positivo questa transazione”.
Beretta, che cosa ne pensa del giudizio positivo di Moody’s sull’accordo tra il Comune e le banche?
In primo luogo, occorre tenere conto del fatto che il principale finanziatore di Moody’s sono le banche. E’ questo il motivo per cui l’agenzia di rating indica l’intesa del Comune come il modello da seguire. Anche perché la transazione ha permesso alle banche di riprendere a collaborare anche con altri enti locali di tutta la Penisola. In un momento di grande difficoltà economica, non si tratta di un fattore da poco.
In che senso Moody’s è finanziata dalle banche? Non si tratta di un’agenzia indipendente?
E’ un’agenzia indipendente, che però si finanzia grazie a lavori, commissioni e studi che realizza per conto delle banche. Basta andare a leggere chi sono i clienti di Moody’s, e ci si accorge perché deve prendere questa posizione che di fatto fa il gioco delle banche. Per quale motivo ritiene che l’accordo siglato dal Comune sia stato favorevole alle banche? Le banche sono riuscite a ottenere una transazione a un prezzo molto vantaggioso, cioè per 40 milioni di euro contro gli 86 milioni che erano stati conteggiati da un pool di esperti nominati anche dal centrosinistra durante il mandato di Letizia Moratti.
Quindi le banche riescono a risparmiare 46 milioni di euro …
Sì, e come se non bastasse il Comune di Milano ha venduto l’Irs, cioè il derivato più conveniente e che in alcuni momenti aveva valori molto più elevati di quelli attuali. Inoltre Palazzo Marino acquista i titoli di Stato, e li lascia in garanzia fino alla fine del mandato dei 35 anni. In questo momento il valore del Credit default swap (Cds), che è l’altro derivato che creava il rischio per il Comune di Milano, rimane totalmente di proprietà dell’amministrazione. Se il valore continuerà a essere negativo, chi è che ne coprirà la differenza?
Lei come valuta quindi la transazione tra le banche e il Comune?
I fatti parlano da soli. Il magistrato Alfredo Robledo ha dissequestrato 108 milioni di euro alle banche e ha permesso così la transazione, e i costi dell’operazione di acquisto dei titoli di Stato sono a carico del Comune. Le condizioni ottenute dalle banche sono quindi di gran lunga convenienti, e in più il giudice Robledo aveva quantificato che il valore della transazione sui derivati doveva essere pari a 105 milioni: secondo il Comune di Milano era pari a 86 milioni, mentre grazie alla giunta Pisapia le banche sono riuscite a scendere a 40 milioni.
Resta il fatto che la credibilità internazionale di cui gode Moody’s è molto elevata …
Quale sia la credibilità di Moody’s lo si vede dal fatto che fino a poco tempo fa assegnava la tripla A a Stati che detenevano i derivati, e che in breve sono stati declassati, e a banche che sono fallite. Vorrei quindi che Moody’s spiegasse quali sono i criteri oggettivi in base a cui ha definito come “positiva” l’operazione che il Comune ha compiuto con le banche.
Quanto sarebbero venuti a costare al Comune anni di processo, il cui esito sarebbe stato comunque incerto?
Nell’ultimo anno in Italia ci sono state diverse sentenze su questo tema. Una è stata quella del tribunale di Messina, che stabiliva che nel momento in cui fosse stato riconosciuto il lodo non c’erano comunque le condizioni per definirne l’esistenza e occorreva attendere la fine del contratto. Con una sentenza di questo tipo, si rimette tutto quanto in discussione. Il Comune di Milano ha quindi approfittato di questa sentenza e ha deciso di raggiungere un’intesa con le banche. Quando ero ancora assessore, io stesso avevo trattato per la vendita del derivato Irs. Siccome il suo valore aggiunto era molto più elevato rispetto a quello attuale, avevamo già provato a negoziare. La situazione era però differente rispetto a quella attuale, e quindi le banche erano più restie a dialogare.
(Pietro Vernizzi)