Il caso Davide Boni, presidente del consiglio regionale della Lombardia, indagato per tangenti, mette in subbuglio il suo partito, la Lega. L’accusa è forte: tangenti per un milione di euro quando era assessore regionale all’edilizia e al territorio, soldi che, sembra, potrebbero anche essere finiti nelle casse del suo partito. Non è solo la regione Lombardia (che ha quattro componenti su cinque della presidenza a essere sotto inchiesta) a subire un nuovo scossone, ma anche la Lega, che si trova coinvolta in una situazione da lei stessa attaccata tante volte, quella della corruzione e delle tangenti. Davide Boni si dichiara innocente e vuole che sia fatta luce, ma questo non basta a provocare dissensi e discussioni dentro al partito. Il sindaco leghista di Treviso lo dice chiaramente: Boni deve dimettersi. C’è anche chi suggerisce questa inchiesta sia la prova di un sistema di tangenti di cui fa parte anche la Lega. Umberto Bossi attacca, invece: vogliono distruggere la Lega. Chi se ne importa dei giudici, avrebbe detto, la Lega prenderà ancora più voti. Per il capogruppo alla Camera Giampaolo Dozzo, la magistratura non sorprende. Si tratterebbe di un atteggiamento voluto, visto che la Lega ha proposto un emendamento sulla responsabilità civile dei giudici: “non ci sorprende che i magistrati abbiano un occhio di riguardo nei nostri confronti” dice. Anche Matteo Salvini è sulla stessa linea: è una coincidenza strana, dice, la Lega è l’unica forza di opposizione al governo. Ma non tutti nella Lega la pensano così. Intanto il tesoriere del partito Francesco Belsito dichiara di essere estranei a qualunque possibile finanziamento tramite tangenti. Si tratterebbe piuttosto di un comportamento isolato di alcuni dirigenti. Per la cronaca il caso Boni riguarda presunte tangenti ricevute per favorire la costruzione edilizia su alcuni terreni del comune di Cassano d’Adda. Una inchiesta che si trascina da tempo e che aveva già coinvolto il sindaco del comune lombardo. Insieme a Boni risultano adesso indagati anche Dario Ghezzi (capo della segreteria, e membro del cda di Gelsia, multiutility dell’ambiente in Lombardia), Luigi Zunino (coinvolto in una inchiesta anche per la riqualificazione del quartiere milanese di Santa Giulia), l’imprenditore Francesco Monastero, l’ex sindaco di Cassano D’Adda Edoardo Sala, l’ex assessore allo sport Marco Paoletti. 



Per quanto riguarda la Regione Lombardia, Roberto Formigoni annuncia che essa si dichiarerà parte civile in un eventual eprocesso, denunciando la assoluta estraneità ai fatti contestati. Il Pd chiede elezioni anticipate e le dimissioni dello stesso Formigoni, il quale risponde: “Regione parte civile se gli episodi saranno confermati: la sinistra abbaia ma in realtà non vuole le elezioni”.

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