Non possiamo rimanere insensibili di fronte ad un degrado della politica che, in questo periodo, appare caratterizzato da scandali continui che, anche se a livelli e in forme diverse, coinvolgono tutti gli schieramenti politici.
I fatti di cronaca dell’ultimo periodo lasciano attoniti e disorientati. Le inchieste giudiziarie che affollano i giornali raccontano un potere politico che in molti casi ha perso ogni rapporto con i cittadini che dovrebbe servire. Il potere dovrebbe rappresentare innanzitutto una responsabilità, e non una occasione per fare i propri interessi cercando di mantenere la rendita anche da posizioni indifendibili. È una spirale di incomunicabilità continua tra “governanti e governati”, resa ancora più radicale da un sistema elettorale dove gli elettori non possono scegliere gli eletti.



Di fronte a tutto questo si sta diffondendo nel nostro paese anche un sentimento di disillusione e sfiducia. “Sono tutti uguali, rubano tutti alla stessa maniera”. Cresce un moralismo che non porta ad un giudizio ma spinge al rifiuto di tutto come se le esperienze quotidiane non avessero peso.
In questo contesto si fa strada sempre di più l’individualismo, il richiudersi su se stessi. Si rinuncia a credere che insieme ad altri sia possibile fare qualcosa di più e di meglio. La lunga fase di scontri moralistici e di delegittimazione reciproca ha creato un deserto coperto di macerie, dove diventa difficile trovare una morale che aiuti a giudicare.



Senza partire da un principio educativo, da una posizione umana non si costruisce nulla, non si può ridare slancio all’umanità ed al desiderio di tutti noi, non ci si rimette in moto per cercare di contribuire ad un bene comune. Manca un orizzonte, manca un obbiettivo, manca una speranza.
Imboccare questa strada significa perdere la possibilità di contribuire, ciascuno secondo le proprie capacità ed il proprio talenti a dare vita ad una socialità diversa dove a ciascuno sia garantita la possibilità di vivere dignitosamente, con una casa, un lavoro, la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita, poter scegliere la scuola per i propri figli. Andare avanti insomma perché abbiamo il desiderio di migliorare il mondo che ci è stato affidato.



Se ci sentiamo lontani da chi dovrebbe fare leggi giuste come da chi dovrebbe applicarle con giustizia a che cosa possiamo guardare perché si riconoscano possibilità nuove?

Anche in questo caso la risposta non può venire che da noi: come CDO Milano dobbiamo impegnarci ancora di più a mostrare che una socialità diversa è possibile, che la gratuità è un bene soprattutto per chi la mette a disposizione perché condividendo il bisogno degli altri riusciamo ad affrontare meglio anche il nostro. 
Lamentarsi non serve, lo sanno soprattutto gli imprenditori che non si perdono nei discorsi contro tutto e contro tutti perché sanno bene che la mattina dopo, qualunque siano le difficoltà, dovranno rimboccarsi le maniche per riaprire l’ azienda, dare lavoro ai dipendenti e cercare di offrire un prodotto migliore ai loro clienti.

Anche dentro una crisi così profonda abbiamo un sistema di imprenditori e di lavoratori che si impegnano per lo sviluppo delle aziende italiane investendo sul nuovo, sul bello, su ciò che è utile per tutti.
Molti investono in sapere, aprendo scuole per chi non aveva più percorsi formativi ed offrendo formazione per chi cerca una nuova professione.
Una nuova assistenza che cambia il welfare del paese sta nascendo da quanti hanno messo la persona al centro dei loro servizi evitando di entrare in un rapporto degenerato con i rimborsi pubblici.
Anche tra i politici alcuni hanno operato per il bene comune, con regole nuove per far crescere il positivo che c’è nella società. Ma oggi il rischio che tutto sia spazzato via da una ondata di individualismo pessimista chiede a tutti una nuova responsabilità. Solo così è possibile tornare a distinguere. Nella notte tutti i gatti sono bigi. Bisogna preparare luci nuove perché tornino a vedersi le diversità, torni un confronto tra quanti investono per il bene comune e quanti pensano al potere per se stessi. 
È dunque necessario che da una parte i cittadini non si lascino prendere dalla facile deriva del qualunquismo rassegnato, quel sentimento che porta tanta gente ad gridare piuttosto che argomentare, ad insultare piuttosto che a richiamare ad una responsabilità. Rinunciare non è una risposta.
Dall’altra diventa inderogabile un colpo di reni della politica che la riporti alla sua dimensione originaria e migliore. La politica è uno strumento in possesso della società di cui questa si dota per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, in una costante tensione verso lo stare tutti un po’ meglio. La politica deve essere al servizio di quanto di buono si genera nella società e farlo durare e dargli spazio.

Come ha spiegato il Cardinale Angelo Scola ”La politica può e deve fare di più ma soprattutto non deve pretendere di gestire, ma deve governare in modo che la società sappia valorizzare tutte le sue risorse, con la famiglia in primo piano”.