ATM. La guerra ai “portoghesi” è un po’ meno agguerrita. Secondo, infatti, una legge regionale varata il 4 aprile, le sanzioni per chi si trova sprovvisto di biglietto vengono di fatto dimezzate. Si passa dai cinquanta euro attuali ai venticinque oltre al prezzo del ticket per chi paga al momento e quaranta euro se si paga entro due mesi. Se si fanno passare settantacinque giorni, la sanzione per chi viene pizzicato senza titoli di viaggio sarà di sessanta euro al posto dei centocinquanta odierni. Insomma, invece di andare da un minimo di 30 a un massimo di 100 volte il prezzo del biglietto, le multe saranno comprese tra un minimo di 10 e un massimo di 50 volte. Un’altra novità introdotta dalla legge regionale andrà invece a vantaggio dei titolari di un abbonamento: chi viene trovato sprovvisto avrà la possibilità di vedersi annullata la sanzione se entro cinque giorni si presenterà all’ufficio Atm di via Stelvio col suo documento di viaggio valido. Una legge, quella approvata dalla Regione Lombardia che preoccupa i vertici di Atm che prevedono perdite di introiti: solo nel 2010, fanno sapere dall’azienda pubblica di trasporti milanesi, sono state emesse 375mila multe per un totale di cinque milioni di euro incassati. Abbiamo chiesto a Gabriele Grea, professore di Economia e gestione della mobilità urbana dell’Università Bocconi, di aiutarci a capire la situazione che si verrà a creare.
Atm può opporsi e con quali strumenti alla decisione regionale?
Non sono del tutto sicuro, ma se la legge regionale impone un tipo di sanzioni ribassate significa che nel contratto di servizio di Atm questa voce non è prevista. Può opporsi, quindi, ma a livello di reclamo; non penso abbia le leve sufficienti per impugnare questa decisione in maniera significativa.
Atm è in disaccordo con questa nuova legge regionale. E’ giusto che un’azienda basi i propri introiti sulle sanzioni?
Non è una questione di conti interni ad Atm, ma di efficacia di disincentivo alla trasgressione: dal momento che c’è un incentivo debole aumenta la probabilità di evadere. Aldilà che un’azienda pubblica, fra molte difficoltà di carattere finanziario e di bilancio, è costretta a impostare le strategie su quelle che possono costituire delle entrate anche su introiti di altro tipo che comprendono le sanzioni, c’è la questione del disincentivo. Se quest’ultimo viene dimezzato è chiaro che le aspettative di evasione aumentano.
Alla luce di questo, lei giudica vincente la politica tariffaria di Atm?
Le politiche tariffarie non sono in mano alle società che non possono fare politiche di pricing più o meno aggressive, ma riguarda gli enti pubblici. Hanno un grosso limite da questo punto di vista, dovuto a caratteristiche del servizio che offrono e a scelte di carattere socio economiche dovute al passato e in vigore anche oggi. A Milano gli aumenti ci sono stati, sviluppati dal Comune e non direttamente da Atm: la politica tariffaria ha aspetti interessanti come la fidelizzazione del cliente, che anticipa a sua volta i flussi di cassa, che non è cambiata dopo l’aumento del biglietto nominale.
Ci potrebbero essere altri aspetti migliorativi per il servizio?
Si potrebbero fare delle tariffe di punta e di “morbida”, ovvero distribuire diversamente i prezzi dei biglietti a seconda degli orari in cui i mezzi sono troppo affollati e quelli in cui viaggiano semivuoti, già applicata da altre aziende con buoni risultati. Strategie di pricing mirate come queste potrebbero essere vincenti sia per l’utente che per l’Atm, ma la realtà è differente.
Come si attesta Atm rispetto ad aziende degli altri paesi europei?
Noi abbiamo un livello delle tariffe che corrisponde a una copertura dei costi attraverso le tariffe fra i più basseid’Europa. Si è fatta una scelta che poi con il trascorrere del tempo è diventata un vincolo di copertura tramite la fiscalità generale del trasporto pubblico che ha poi influito negativamente sul settore.
Quali, dunque, le strategie per evitare il fenomeno dei “portoghesi”, alla luce anche della nuova legge regionale?
Credo che il problema dei portoghesi si possa risolvere con un processo di fidelizzazione sempre maggiore: chi ha l’abbonamento non è portato a evadere. E poi con soluzioni di tipo tecnologico, data l’impossibilità a oggi di effettuare check-in e check-out con l’istallazione di tornelli, soprattutto sui mezzi di superficie che permetterebbe un controllo maggiore della presenza degli utenti, con maggiori benefici anche per la questione dei flussi di traffico. Ci sarebbe la possibilità di un sistema di monitoraggio sia satellitare, sia attraverso dei varchi elettronici con carte elettroniche di riconoscibilità. Questo, però, potrebbe far nascere problemi legati alla privacy. Rimangono poi i problemi legati a certe linee, magari anche in orario notturno dove occorre per forza rafforzare il controllo.
La tecnologia potrebbe aiutare, forse, in questo senso?
Certo, la bigliettazione immateriale con applicazioni sugli smartphone sarebbe l’ideale, ma per ora è solo un’ipotesi.
(Federica Ghizzardi)