L’Imu, la tassa sugli immobili comincia a far davvero paura. Si avvicina, infatti il 18 giugno, la fatidica data in cui si dovrà pagare la prima rata. Se per i contribuenti è un odioso balzello, per gli artigiani diventa un vero e proprio incubo: l’Imu, infatti, sarà più onerosa rispetto all’Ici sui capannoni industriali, sui magazzini e sui depositi. Nella sola città di Milano, gli artigiani dovranno versare per l’imposta sugli immobili, oltre cinque milioni di euro. I capannoni, ad esempio, registrano un aumento del 30%, mentre i proprietari di botteghe arriveranno a pagare uno spaventoso 140% in più mentre i laboratori saranno più cari del 115%. Aumenti pesantissimi da sostenere per una categoria già pesantemente in crisi, ma che ha mostrato alla fine del 2011 qualche timido segnale di ripresa. Abbiamo interpellato su questo tem, Marco Accornero, Segretario Generale dell’Unione Artigiani di Milano.



Dunque Accornero, l’Imu si è rivelata una batosta pesantissima per la vostra categoria.

Un orafo, un’estetista, un parrucchiere, un fabbro, proprietariodei locali in cui lavora, magari acquistati con estremo sacrificio, si trova a dover pagare una tassa che rispetto all’Ici tocca in alcuni casi punte del 150% in più. In un periodo di crisi, può essere la goccia che fa traboccare il vaso e per chi è già in difficoltà, pagare dai 1500 ai 2000 euro all’anno in più significa mettere a repentaglio la propria attività. Per attività molto piccole e a gestione familiare, e a Milano se ne trovano parecchie, che hanno redditi attorno ai 15 o 20mila euro, scendere ad esempio a 18 è un brutto colpo. Paradossalmente, le attività gestite in piccoli locali saranno quelle più tartassate.



Un po’ di respiro potrebbe derivare da un possibile abbassamento delle aliquote da parte del Comune.

Noi ci auguriamo che Palazzo Marino ci dia una mano. Anche perché l’Imu, che era nata inizialmente con il precedente Governo, sarebbe rimasta nelle casse comunali e avrebbe anche sostituito una serie di imposte come la tassa sulla pubblicità e la tarsu, la tassa dei rifiuti. Ora, nel giro di poco tempo è tutto cambiato: le altre tasse rimangono, l’Imu sostituisce di fatto l’Ici e anzi, è anche più gravosa. Concepita in questo modo, sembra più una tassa che colpisce le aziende, vanificando l’attività produttiva e commerciale. E’ differente tassare l’impresa dal cittadino. La prima crea ricchezza e lavoro e se la si danneggia, il circolo produttivo finale ne risente.



I comuni, però hanno comunque dei vincoli nazionali e gran parte di queste tasse tornerà a Roma.

Certo, ma sarebbe gradito un tavolo di confronto locale anche perché è una tassa nuova che dovrà andare a regime in futuro ed è ancora tutta da stabilire quale sarà la sua ampiezza di applicazione: insomma, andrebbe fatta un po’ più di chiarezza.

 

Ci sono segnali di ripresa per il vostro settore?

 

Per certe attività, soprattutto quelle di tipo tradizionale. Dai dati della Camera di Commercio risulta che le aziende che hanno aperto nel corso del 2011 sono più numerose rispetto a quelle che hanno chiuso. C’è quindi un saldo positivo. A Milano si è verificata una crescita del 4,3% con punte del 15,4% per il settore abbigliamento, confezioni e sartoria, dell’8,3% per le creazioni artistiche, del 6,8% per il design e risultati comunque positivi per i settori della ceramica, della lavorazione del vetro, dell’oreficeria e per il consistente comparto dell’acconciatura. Di contro, il settore dell’edilizia è in grande sofferenza.

 

Imu a parte, quali sono le difficoltà nell’ avviare un’attività artigiana?

 

Sono più che altro piccole attività legate alla clientela di zona. Sebbene si tratti di negozi dai locali con spazi piuttosto limitati, secondo una nostra statistica, solo il 25% degli artigiani possiede i muri delle propria attività. E gli affitti, nonostante la crisi, a Milano sono molto pesanti. Ecco, aprire una nuova attività richiede  affrontare spese molto forti soprattutto all’inizio quando il numero dei clienti è limitato e non ancora fidelizzato. Per un giovane artigiano l’ideale sarebbe ottenere degli spazi in cui lavorare a costi ridotti.

 

A Milano, il comune aveva previsto poco tempo fa, degli spazi a prezzi calmierati.

Esattamente, in accordo con la precedente Giunta avevamo stabilito di ripristinare alcune aree dismesse in cui allestire laboratori con prezzi controllati. Fra l’altro la vecchia formulazione del PGT, il Piano di Governo del Territorio, prevedeva insediamenti immobiliari con aree dedicate agli artigiani: purtroppo, il PGT è stato azzerato e, anche se abbiamo più volte sollecitato il mantenimento di questo progetto, la Giunta Pisapia non ci ha fatto sapere nulla. L’idea dell’ex assessore Masseroli era quella di contemplare nel precedente PGT, cubature che i costruttori pagavano con forti sconti, se destinate a botteghe artigiane o laboratori. Un grandissimo aiuto per i piccoli artigiani che desiderano aprire un attività.

 

(Federica Ghizzardi)