Deroghe in vista per l’Area C al fine di favorire i clienti che si recano a fare shopping. L’Unione del Commercio ha presentato alla giunta Pisapia l’iniziativa dei “Giovedì di Milano”. In occasione di questi eventi, la congestion charge di ingresso in città si pagherà fino alle 18 invece che fino alle 19.30 come di consueto. Il tutto con tanto di feste e manifestazioni in nove piazze del centro storico, con un biglietto unico dei mezzi pubblici valido per tutta la serata e aperture prolungate degli esercizi commerciali. Ilsussidiario.net ha intervistato Simonpaolo Buongiardino, amministratore di Confcommercio Milano, per chiedergli di illustrare l’iniziativa.



A che punto è l’accordo tra l’Unione del Commercio e la giunta Pisapia?

Abbiamo raggiunto un accordo con il Comune per quanto riguarda tutti gli aspetti politici. Ora stiamo trattando quelli procedurali, il principale dei quali è la disponibilità di uno sportello unico che deve essere allestito dal Comune, per farvi confluire tutte le richieste legate agli eventi che si devono creare in queste giornate. Per esempio la gestione dei vigili e dello spazio pubblico, e più in generale tutte quelle decisioni che devono essere prese di volta in volta dall’amministrazione. Vogliamo quindi uno sportello unico in grado di decidere, al fine di evitare di dover fare il giro di tutti gli sportelli comunali afferenti. E’ in elaborazione il palinsesto, cioè l’insieme degli eventi che devono essere realizzati, con un calendario che coinvolgerà il centro, gli assi principali e la periferia. I Giovedì dedicati ad arte e shopping potrebbero diventare inoltre un’opportunità di promozione ampia di Milano su scala anche europea.



Tra le 18 e le 19.30 il traffico a Milano è ancora nella fascia di punta. Ritiene che saranno davvero numerosi i residenti che useranno la macchina per andare a fare shopping?

Confidiamo nel fatto che lo spegnimento anticipato delle telecamere, che noi vorremmo fosse alle 17.30 piuttosto che alle 18, possa produrre un flusso maggiore di visitatori. Non è vero inoltre che si tratti di un orario di punta.

Per quale motivo?

In quelle fasce pomeridiane avanzate il centro si svuota, mentre si riempie al mattino: il flusso di traffico è al mattino verso il centro, e al pomeriggio in uscita verso la periferia. Quindi un eventuale flusso verso il centro in serata non interferirebbe con quello di quanti escono dal lavoro. La giunta però aveva dichiarato che la sperimentazione di Area C sarebbe durata sei mesi, e che in questo periodo le fasce orarie sarebbero rimaste invariate.



 

Come avete fatto a convincere l’amministrazione a cambiare posizione?

 

Le cose non stanno così. Quando Area C è stata definita con una fase sperimentale di 18 mesi, è stato detto che anche prima del termine di questo periodo si poteva in qualsiasi momento, qualora lo si fosse ritenuto utile, introdurre dei cambiamenti. Siamo quindi esattamente in linea con questo ragionamento. L’assessore Pierfrancesco Maran a un certo punto ha dichiarato: “La verifica su Area C è semestrale, prima dei sei mesi nessuna modifica sugli orari”. Ma non è un dogma, un impegno né una cosa determinante, anche perché la volontà politica di organizzare i giovedì dello shopping è stata ampiamente dichiarata anche dall’amministrazione comunale.

 

Quali obiettivi ritenete di poter raggiungere attraverso questi eventi?

 

Da un lato, offrire almeno in una giornata su sette un po’ di ossigeno alle aziende dell’Area C, dove i commercianti e gli operatori lamentano una riduzione degli ingressi da parte di clienti e visitatori. Dall’altra l’operazione ha assunto una dimensione più ampia, puntando a diventare una vetrina di Milano anche in una prospettiva di Expo 2015. Quindi l’obiettivo è quello di rendere la città più viva, introdurre una serie di eventi che possano fare sì che sia più attrattiva, non solamente per i milanesi o per i visitatori dell’hinterland, ma anche a livello europeo.

 

Che cosa ne pensa della liberalizzazione delle aperture per il 25 aprile?

Noi abbiamo firmato un documento con le linee generali che tendono a porre delle limitazioni alla libertà totale di apertura. Però oggi nessuno può né vietare né suggerire né imporre aperture o chiusure, perché ci troviamo in un regime di liberalizzazione. Noi siamo contrari alla liberalizzazione totale degli orari, perché avevamo un sistema che funzionava, regolamentato, con le aperture e le chiusure stabilite per ciascuna festività. Si è voluto liberalizzare e le conseguenze sono che adesso nessuno governa più nulla e non si sa più quali negozi sono aperti o chiusi, perché siamo in un regime di totale libertà.

 

Ma voi siete contrari alla libertà?

 

I fenomeni commerciali non dipendono dalla volontà delle persone, ma da un gioco di potere tra i forti e i deboli. In una situazione di libertà totale chi ci rimette sono i più deboli, cioè i piccoli, che non hanno la possibilità di tenere aperto 365 giorni l’anno e 24 ore al giorno.

 

(Pietro Vernizzi)