Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano all’epoca die fatti coordinatore del Pdl per la regione Lombardia, ha ricevuto un avviso di chiusura delle indagini insieme a quello di garanzia. Podestà è accusato di falso ideologico per aver detto a diversi rappresentanti del partito di falsificare circa 900 firme. Le firme in questione servivano a presentare la lista di Roberto Formigoni alle ultime elezioni regionali e anche per la lista sempre del Pdl per la Provincia. Un caso già ampiamente indagato dopo la denuncia del Partito radicale. Lo stesso Podestà ha reso noto di aver ricevuto l’avviso di garanzia comunicandolo sul suo sito ufficiale. Si tratta di presunta falsificazione di firme. Nella stessa comunicazione l’esponente politico afferma di essere sereno e di ribadire la sua estraeneità ai fatti che gli vengono contestati. La gestione della raccolta di firme, dice ancora, non era di sua diretta competenza, ma come sempre accaduto, di un apposito ufficio del partito. “Quanto attinente agli atti non ha nulla a che fare con l’attività istituzionale e di amministrazione della Provincia, pertanto, sono assolutamente sereno e convinto che i dovuti chiarimenti saranno presto forniti e mantengo la mia fiducia nell’opera della magistratura” conclude. Il caso delle cosiddette firme false viene così riaperto dopo che in realtà era già stato chiuso lo scorso mese di ottobre. Erano risultate coinvolte quindici persone tra cui quattro consiglieri provinciali del Pdl  (Massimo Turci, Barbara Calzavara, Nicolò Mardegan e Marco Martino). Su mille persone sentite dagli inquirenti, 926 avevano dichiarato che le firme presentate a sostegno della lista non erano loro firme. Di queste, 618 erano state definite false per quanto riguarda la lista “Per Formigoni” e 308 per la lista provinciale del Pdl. Il Partito radicale aveva dato inizio al caso presentando un esposto presentando circa 500 firme ritenute false. I radicali avevano anche cercato di ottenere l’annullamento delle elezioni. Guido Podestà invece è finito nell’inchiesta – sembra – in seguito alle dichiarazioni di quella che ai tempi dei fatti era la responsabile della raccolta firme del Pdl, la signora Clotilde Strada, nonché collaboratrice del consigliere regionale Nicole Minetti.



 Anche la Strada era stata indagata nel precedente filone delle indagini. E’ lei che sostiene che Podestà, quando si rese conto che non si era giunti alle 3500 firme necessarie per presentare le liste, diede ordine di falsificare altre firme. 

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