Dal 3 al 6 maggio 2012 a Milano si terrà la seconda edizione del Mia – Milan Image Art, l’unica fiera italiana completamente dedicata alla fotografia. Nell’arco di due anni, il Mia è riuscito a gettare semi importanti per creare in Italia una manifestazione capace di scuotere i circuiti un po’ “incagliati” del collezionismo nostrano. Da membro del comitato scientifico del Mia, ho la possibilità di raccontare dal di dentro un progetto davvero significativo per la cultura italiana.



L’idea di Mia è nata da Fabio Castelli, imprenditore, collezionista e direttore artistico per diversi anni della Galleria Fotografia Italiana, con l’esplicita intenzione di scardinare gli assiomi di una consuetudine fieristica ripiegata su se stessa, che trascurava elementi esterni al sistema, “mine vaganti” nutrite di energia nuova e dissonanti rispetto all’entropia dominante.



Al centro dell’impresa “visionaria” di Castelli, fin da subito, c’è stata la costituzione di un Comitato scientifico, formato da curatori, critici e storici della fotografia (Gigliola Foschi, Elio Grazioli, Roberto Mutti, 3/3 photography projects), anziché dai soliti proprietari di gallerie. Un comitato scevro da imposizioni e regole non scritte del mercato dell’arte, che ha lavorato in un clima di costante confronto e serrata collaborazione. 

Nel maggio del 2011 la prima edizione ha superato le nostre aspettative in termini di successo di pubblico e di vendite. La sfida del Mia è stata un’opportunità per dimostrare innanzitutto a noi stessi, ma soprattutto al resto del mondo, come la fotografia, arte tra le arti, sia di casa nel nostro Paese. E forse è stata anche un’occasione per trasformare il nostro ritardo nello sviluppo di un tessuto istituzionale dedicato alla fotografia in un vantaggio: realizzare un grande progetto dopo aver osservato i successi e gli errori degli altri.



La nostra prima fondamentale scelta – unica nel panorama delle fiere d’arte – è stata quella di destinare ogni stand ad un singolo artista. Il visitatore, invece di trovarsi sulla stessa parete svariate opere di svariati artisti, può godere di una piccola monografica dedicata al percorso creativo di un solo artista. A questo privilegio si aggiunge la possibilità di ricevere gratuitamente un catalogo di otto pagine in cui si presentano le opere, la biografia e un testo critico sullo specifico autore.

La differenza sostanziale, rispetto ad altre kermesse di questo genere, sta nel piacere di passeggiare tra mostre che arrivano da tutto il mondo e di gustare innanzitutto l’afflato culturale di questa manifestazione. Traduco: con un biglietto si visitano più di 200 piccole esposizioni, si raccolgono i cataloghi degli artisti che incontrano il nostro favore e, se vogliamo, acquistiamo un pezzo di arte contemporanea, investendo in un settore ancora accessibile, che dà grandi soddisfazioni.

Ancora più “ribelle” è stata l’iniziativa di aprire le porte anche ad artisti indipendenti, che non hanno ancora trovato la galleria con cui creare un sodalizio e che presentandosi in una vetrina di tale prestigio possono (come di fatto è già successo nella prima edizione) relazionarsi con vari soggetti e iniziare collaborazioni costruttive. Questo sconvolgimento della prassi nel sistema-arte ha creato non pochi mugugni da parte di alcuni galleristi, ai quali abbiamo fatto fronte con la garanzia che ogni partecipante avrebbe dovuto superare la selezione del comitato scientifico, garante della qualità della proposta artistica. 

Piccole e grandi innovazioni alle quali, nella seconda edizione, si aggiunge una novità, un omaggio dovuto a uno degli inquilini d’eccellenza della città di Milano: la moda. La lounge più elegante della fiera ospiterà 14 stand che attraversano la storia della fotografia di moda e della società; 14 artisti – che ho avuto l’onore di scegliere – interpretano l’industria dell’apparire con stile unico e inconfondibile. 

Insomma un appuntamento ricco e imperdibile; vi posso assicurare che troverete molti stimoli anche nella nutrita sezione dei libri fotografici. Il risultato straordinario del 2011 e la grande attesa per questo nuovo appuntamento ci fanno riflettere: in un momento di difficoltà economiche e possibilità contenute come quello che stiamo vivendo, il Mia dimostra che la discriminante del successo è l’idea. Un’idea innovativa e di qualità, coltivata con entusiasmo e impegno, trascina, vince e crea nuovi circoli virtuosi di produzione culturale ed economica. L’incremento visibile delle gallerie straniere che hanno richiesto uno spazio nei padiglioni Mia (creati all’interno del Superstudio Più, in via Tortona 27) è un segnale di cui essere orgogliosi, considerando che l’Italia non ha rappresentato finora un polo d’attrazione continuativo per la fotografia internazionale e adesso, invece, riesce a catalizzare persino l’attenzione delle potenti gallerie di New York.

Oggi che la fotografia è l’arte con più vitalità, il Mia vuole essere una “piazza” aperta, un invito a perdersi, conoscere e collezionare espressioni del linguaggio fotografico che continuano ad emozionarci.

 

Anticipazione – Alcune immagini del MIA Milan Image Art 2012 nelle pagine seguenti

 

 

Stefano Robino, Alla partenza della Cristoforo Colombo, Genova, 1959

Courtesy: © Stefano Robino courtesy Admira, Milano

 

Denis Darzacq, Hyper 22, 2010

Courtesy: © Denis Darzacq, Courtesy Galerie VU’

 

Steve McCurry, BOY IN MID FLIGHT, 2007

Courtesy: www.SUDEST57.COM

 

Andy Warhol, Debbie Harry, 1980

Courtesy: ©The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc./Danziger Gallery

 

Alvaro Sanchez-Montanes, Folk (Landnemar Serie), 2010

Courtesy: Valid Foto BCN Gallery

 

Elliott Erwitt, USA, California 1955 – PAR11118, 1955

Courtesy:  www.sudest57.com

 

Ohad Matalon, Niad, The Small Crate, 2000

Courtesy: Podbielski Contemporary