“La sanità in Lombardia è sottoposta a sistemi di controllo multipli, affidati da un lato alla Joint Commission International, un’organizzazione internazionale indipendente, e dall’altro ai Nuclei Operativi di Controllo (Noc) che valutano in modo sistematico tutte le cartelle cliniche”. Ad affermarlo è Antonello Zangrandi, professore di Programmazione e controllo delle aziende pubbliche all’Università Bocconi. Per l’esperto, “le verifiche messe in atto dalla Regione sono rigorose e approfondite. Le vicende di questi giorni dipendono quindi dalla gestione dei fondi da parte delle singole strutture private. Il Pirellone fissa delle regole valide anche per le cliniche non di sua proprietà, ma non può giungere fino al punto di effettuare controlli sulla revisione dei conti di ciascuna di esse”.



Professor Zangrandi, il rapporto tra gli ospedali e la Regione è regolamentato in modo adeguato?

La sussidiarietà finanziata con i soldi pubblici necessità sicuramente di sistemi di controllo, come affermano la buona teoria e le buone prassi internazionali. In questi anni la Lombardia ha messo in atto degli strumenti di valutazione di grande valore. Il primo è la Joint Commission International (Jci), un’organizzazione internazionale leader indiscussa nel mondo nel controllo della qualità. Da anni la Regione sta sviluppando progetti e politiche con Jci finalizzate alla valutazione. Normalmente Jci compie ispezioni nelle strutture lombarde al fine di aiutarle a migliorare in modo continuo la qualità delle prestazioni sanitarie erogate. In questi anni diversi studi hanno condotto a identificare degli indicatori della qualità degli ospedali e dei singoli reparti, ormai sistematicamente distribuiti e valutati a livello regionale. Il Pirellone ha quindi compiuto uno sforzo significativo attivando diversi sistemi di valutazione e di controllo.



Che cosa ne pensa del fatto che la Regione affidi la valutazione e il controllo a un’organizzazione internazionale come Jci?

La ritengo una scelta fondamentale. Il fatto che a svolgere i controlli sia un ente esterno, che non è implicato direttamente con il Pirellone, è una garanzia della trasparenza del sistema. Oltre a Jci esistono diversi altri sistemi di controllo che la Lombardia pone in essere, veramente numerosi e articolati. Per esempio i Nuclei Operativi di Controllo (Noc), che valutano in modo sistematico tutte le cartelle cliniche e l’appropriatezza o meno delle attività negli ospedali. Si tratta di verifiche rigorose e approfondite realizzate direttamente da parte della regione. Attraverso il Crisp, Centro di Ricerca Interuniversitario per i Servizi di Pubblica Utilità, è valutata inoltre la qualità delle strutture attraverso indicatori di outcome.



Come si spiegano allora le vicende di questi giorni?

Le modalità di utilizzo dei fondi da parte delle singole strutture negli ospedali pubblici sono un compito fondamentale della Regione, mentre in quelli privati ciascuna proprietà risponde direttamente della sua gestione finanziaria. La Regione ha stabilito delle regole, ma queste regole non possono arrivare al punto di realizzare controlli sulla revisione dei conti, in quanto ciascuno degli ospedali privati deve avere un suo revisore.

 

Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema sanitario lombardo nel suo complesso?

 

Il primo è che nella nostra regione si è dato un grande peso alla qualità dei servizi sanitari e si è offerta la possibilità a tutti gli ospedali di promuovere politiche di miglioramento dell’assistenza in modo diffuso. Ciò è avvenuto non soltanto introducendo la concorrenza tra pubblico e privato, ma anche con politiche regionali in grado di valorizzare la capacità innovativa e imprenditoriale delle singole strutture. E’ questo il vero punto di forza che fa sì che gli ospedali in Lombardia siano fortemente qualificati e competitivi a livello nazionale. Ma esistono almeno altri due tratti salienti che caratterizzato in modo molto positivo il sistema sanitario in Lombardia.

 

Quali?

In primo luogo, in questi anni è stata portata avanti una politica attenta alle risorse impiegate e capace di generare investimenti anche importanti, per esempio per gli ospedali pubblici. In questo modo si sono create le condizioni per evitare gli sprechi. La sanità lombarda offre inoltre ai pazienti la grande possibilità di scegliere di farsi curare dove lo ritengono più opportuno. L’aspetto della mobilità sicuramente è stata una caratteristica importante in Lombardia, soprattutto negli anni passati, quando le politiche di altre regioni introducevano vincoli maggiori.

 

E i difetti?

 

La Lombardia ha un punto su cui dovrà lavorare nel futuro, anche se ha già iniziato a farlo a partire dal 2011, ed è sul tema della continuità delle cure. Soprattutto per i malati cronici, occorre seguire il paziente nel tempo. Questa rappresenta la vera sfida per i prossimi anni, su cui mi auspico che le politiche della Regione possano incrementare i livelli di continuità e coordinamento nelle cure.

 

E’ vero che la sanità lombarda presenta delle eccellenze e in quali ambiti è possibile identificarle?

 

Per rispondere, basta analizzare la provenienza dei pazienti che vengono a farsi curare in Lombardia da altre regioni. Tra le eccellenze c’è l’area oncologica, rappresentata dall’Istituto dei Tumori in campo pubblico, dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) tra i privati, e da diverse altre strutture che sono dei leader nazionali e internazionali. In area neurologica, non ci sono dubbi che il tanto discusso San Raffaele sotto il profilo clinico è a sua volta un’eccellenza. Ma non vanno dimenticati anche i grandi ospedali pubblici come Niguarda e il Policlinico di Milano.

 

(Pietro Vernizzi)

Leggi anche

LOMBARDIA/ Forte: i poteri "laici" che attaccano Cl e il modello lombardo sono in mala fedeFORMIGONI INDAGATO/ Ricciardi (Cattolica): il rigore nei controlli è la migliore difesaFORMIGONI INDAGATO/ Zangrandi (Bocconi): con le funzioni non tariffabili non si "mangia"