Giuseppe Nista, pregiudicato di 44 anni, è stato ucciso questa mattina a Vimodrone, nel Milanese. Due uomini a bordo di uno scooter, con il volto coperto da caschi integrali neri, si sono avvicinati alla sua auto, una potente Bmw station wagon di colore bianco, e hanno esploso diversi colpi di pistola, colpendo la vettura. Nista ha allora tentato di scappare, ingranando la retromarcia ma andando a sbattere contro il pilone di cemento di un condominio, fermandosi. Il killer ha così deciso di scendere dallo scooter per sparare l’ultimo, fatale colpo. Nel compiere questa azione l’assassino avrebbe anche intimato ad una impiegata di un’agenzia, uscita in strada per vedere cosa fosse accaduto, di rientrare e di farsi gli affari propri. La stessa donna è stata anche colta da un malore per lo spavento e portata successivamente in ospedale. Giuseppe Nista, trasportato anch’egli immediatamente al Policlinico di Milano, è morto poco dopo. L’agguato, una vera e propria esecuzione in puro stile ‘ndranghetista, è avvenuto intorno alle 8.30 di questa mattina in via dei Mille, una strada normalmente tranquilla nel centro di Vimodrone, nel milanese. Giuseppe Nista era già conosciuto alle forze dell’ordine per precedenti per droga ed apparteneva alla nota famiglia Nista, attiva da tempo nel settore degli stupefacenti e radicata nell’hinterland milanese. Giuseppe era fratello di Domenico Nista, 42 anni, considerato dall’antimafia elemento di spicco del clan. Arrestato nel 2005 per traffico di droga, dal 2007 ha reso dichiarazioni all’autorità giudiziaria, mentre Giuseppe è invece titolare di uno sfasciacarrozze a Segrate. Oggi l’agguato, avvenuto in una stradina che costeggia un piccolo parco, spesso frequentato da anziani e famiglie. L’auto di Nista, trovata contro il pilone di cemento colpito dopo il tentativo di fuga, ha il vetro anteriore sinistro infranto, probabilmente a causa dei colpi sparati. La Polizia Scientifica ha rinvenuto in tutto cinque bossoli di proiettili, ma ancora si attende la conferma del numero esatto.  



Un testimone ha raccontato che i due killer «avevano il casco integrale e sono scappati verso via San Remigio. Subito dopo i colpi, la titolare dell’agenzia del lavoro che si trova sotto i portici è uscita a vedere ed è stata minacciata di morte dai due».

 

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