È il simbolo di Milano. È il Duomo, punto di riferimento della cristianità, ma anche dell’operosità meneghina. Le sue bellissime guglie sono in pericolo e rischiano il crollo se non verrà messo in campo un intervento tempestivo. Dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, ente che si occupa della Cattedrale milanese, è giunto un appello: servono almeno 20 milioni di euro per completare il restauro prima dell’Expo. Da tre anni, l’ente non riceve alcun contributo statale, non beneficia dell’otto per mille e si finanzia solo grazie a lasciti e donazioni. Una situazione non rosea, resa ancora più pesante dalla crisi. Una voce fuori dal coro è quella di Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi Gestione Fiere SpA, società che ogni anno organizza AF-L’Artigiano in Fiera ed EIRE Expo Italia Real Estate, che annuncia l’adozione di una guglia. «Non è la prima volta – spiega Intiglietta al Sussidiario.net – che la Fabbrica del Duomo fa un appello alle istituzioni e ai milanesi per mantenere e tutelare il Duomo. Ogni tanto, arrivano proposte positive come quella che quest’anno presenterà il Meeting di Rimini. Il Duomo rappresenta l’unità del popolo cristiano milanese che attorno a ciò a cui è dedicato, la Madonna, si è riconosciuto: una presenza che ha saputo accogliere la partecipazione di poveri e nobili che hanno dato la decima per la sua costruzione. Penso che ciò a cui noi siamo chiamati è esattamente la stessa cosa. Le istituzioni, innanzitutto, ma tutti i cittadini dovrebbero contribuire al mantenimento e alla ristrutturazione di questo bene inestimabile. Non è un problema di generosità, ma di conoscenza e coscienza».
Secondo lei, che significato ha il Duomo per chi vive a Milano?
All’origine dell’operosità ambrosiana c’è una presenza importantissima, quella della Madonna e non posso non ricordare il brano dell’Inno alla Vergine di Dante: “Donna, sé tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua distanza vuol volare sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in cretura è di bontate”. Questi versi fotografano alla perfezione cosa rappresenta la Vergine per i milanesi: la speranza che è capace di affrontare le difficoltà della vita e di poter costruire la certezza che la consistenza della vita sta in un altro, un bene per sé e per la comunità.
È questo il motivo per cui il Duomo va sostenuto?
Certo, perché è il segno di questa presenza e di questa memoria, sia per i milanesi, sia per chi arriva nella nostra città. Dare la decima e sostenere questo progetto è un segno di riconoscenza verso ciò su cui poggia l’autenticità e la consistenza dell’esperienza ambrosiana.
Le istituzioni sembrano, però, non rendersi conto dell’importanza di questo simbolo.
Non è un caso che nella tradizione ambrosiana, il Comune stabiliva un finanziamento permanente per la nostra Cattedrale ed è giusto che questo venga reintrodotto. Questo è il simbolo e il cuore della città, il punto fondante di memoria e autenticità di Milano.
E cittadini?
Anche noi milanesi siamo chiamati a parteciparvi. Occorre rilanciare una responsabilità che tanti imprenditori, professionisti o persone comuni mi auguro tengano ben presente. Da ciò è interessante capire qual è il livello di coscienza, responsabilità e consapevolezza con cui vivono molti nostri concittadini.
In pratica?
Mi permetto di suggerire un metodo, lanciando un appello al sistema bancario milanese, che, sostenuto possibilmente dalle istituzioni, può formulare delle proposte di finanziamento tali da permettere alle aziende di poter sostenere più agevolmente il progetto. Se un’impresa deve impegnarsi per sei anni per 15-20mila euro, può essere considerata un’azione sostenibile, piuttosto che sborsare in una sola volta 100mila euro. Non dimenticando che sostenere questo progetto creerebbe lavoro e occupazione per architetti, progettisti e artigiani. Non guardiamolo come un investimento su una struttura.
La Veneranda Fabbrica del Duomo rilancia ciclicamente quest’emergenza. Significa che manca un progetto unitario e aggregante, un metodo milanese di fare sistema?
Dobbiamo renderci conto che non è un problema di alcuni: la Veneranda Fabbrica del Duomo è destinata per sua natura a una continuità e a una permanenza. Occorre che il mondo imprenditoriale e istituzionale siano sempre presenti. Magari nelle fasi acute, come accade oggi, con un impegno straordinario, ma nelle fasi ordinarie con un impegno continuo. Del resto, il Duomo non è solo un tesoro artistico, ma il punto in cui l’identità della città, nella sua storia, nella sua tradizione e nel suo valore più profondo, è presente: tutti siamo chiamati a parteciparvi.