Questa è la storia di due bambini, diventati vecchi improvvisamente per colpa di uno. Ma non uno qualsiasi: proprio Uno, il numero, in persona. Michele e Matteo erano due fratelli fortunati: quando si ammalavano, e dovevano andare dal dottore, ci andavano gratis. E se per sbaglio dovevano prendere qualche medicina, non la pagavano. Nessuno, né medici, né farmacisti e neppure l’ospedale dove andavano a fare esami di tutti i tipi, osava mai chieder loro il becco d’un quattrino. Così quando Michele perse l’equilibrio e cadde, fratturandosi il polso, non pagò nulla per fare le radiografie, né per farsi mettere il gesso. E quando Matteo, che non parlava molto bene, doveva andare dalla logopedista, e ci andava spesso, non spendeva neppure un centesimo. Se erano così fortunati, era perché avevano i numeri giusti. E questi numeri erano due fratelli anche loro, gemelli per la precisione: Uno e Uno. Visti uno accanto all’altro erano indistinguibili, così tutti li chiamavano, invece che Uno e Uno, Undici. Nella loro regione, la Lombardia, i gemelli Undici erano molto popolari: insieme alla collega E, di mestiere facevano il codice di esenzione dal ticket. Il loro lavoro era importantissimo, perché era grazie a loro che tutti i bambini lombardi con meno di 14 anni potevano curarsi gratis. Un giorno, però, Uno si era stufato di stare sempre lì fermo e decise di andare a farsi un giro per scoprire com’era fatto il mondo. Così il suo gemello Uno, l’altra metà dei famosi Undici, rimase da solo. Ma non proprio solo solo: a fargli compagnia, per modo di dire, si trovò di fianco Zero, che però non era un gran chiacchierone. Zero Uno, alla fine era come Uno e basta. Tanto valeva che Zero se ne fosse stato a casa. Ma Zero era un presenzialista, uno di quelli che a lavorare ci andrebbe perfino la domenica. Così Uno e la collega E rimasero con Zero. Ora, a vederli, erano tutta un’altra cosa: E01, niente a che vedere con l’E11 dei bambini. I funzionari della Regione si accorsero subito che Uno se n’era andato, e allora avvisarono i bambini che, senza quell’Uno, erano diventati improvvisamente grandi. Anzi, proprio vecchi. Così Michele e Matteo, e Giovanni, Carlo, Antonio, e Karim, Fatima, Mohammed, e Jafiru, Yu, Lin e tanti, tantissimi altri bambini, ricevettero a casa una lettera con tanto di firma dei funzionari della Regione che li avvisavano: “nel corso del 2011”, diceva la lettera, “Lei – perché ai vecchi non sta bene dare del tu – risultava aver diritto all’esenzione (codice E01) in quanto di età superiore ai 65 anni”. “Lei”, continuava la lettera, sempre dando rispettosamente del lei a questi vecchi nuovi di zecca, “non risulta più aver diritto a tale esenzione e quindi è tenuto al pagamento del ticket”. 



In Lombardia si scatenò il panico, orde di giovanissimi vecchietti, coi loro bastoni lecca lecca e le loro dentiere a molla in mano (perché in bocca, nonostante tutta la buona volontà dei funzionari regionali, avevano ancora i loro denti da latte), presero d’assalto le sedi delle Asl. “Aridatece Uno!”, invocavano,  “Abbasso lo Zero, viva Undici” scrivevano sui muri, “Ticket gratis per tutti”; urlavano. E giù pernacchie, fischi, e anche qualche parolaccia, approfittando del fatto che, quando ancora erano bambini, certe cose non le potevano proprio dire. Se Gianni Rodari fosse ancora tra noi, questa storia porterebbe la sua firma. Ma Gianni Rodari, purtroppo per noi suoi affezionati lettori, non c’è più. E a scrivere questa storia sono stati i solerti funzionari della Regione Lombardia, che hanno posto la loro firma in calce alla comunicazione che sta arrivando a tantissimi bambini, richiamandoli a presentare la loro autocertificazione dei redditi per poter avere ancora l’esenzione dal ticket destinata agli ultrassessantacinquenni. Perché questa non è una favola: è la realtà. 

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