Milano. Oltre all’approvazione del bilancio, il Consiglio Comunale di Milano ha un tema molto importante da affrontare: il destino di Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, di cui Palazzo Marino detiene ancora il 50,1%. La giunta sembra orientata a una vendita attraverso una gara internazionale, evitando la quotazione in Borsa, che farebbe scendere la quota pubblica in Sea al 18%. Tuttavia una parte della maggioranza non sembra convinta della scelta, così come i sindacati che temono possibili ripercussioni sui livelli occupazionali. Senza dimenticare che sullo sfondo resta la cessione di una quota di Sea avvenuta un anno fa al fondo F2i di Vito Gamberale: un’operazione su cui è già stata aperta un’inchiesta giudiziaria. Per cercare di capire meglio la situazione, ilsussidiario.net, ha intervistato Carlo Stagnaro, Direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni.



Cosa pensa della possibilità che un’altra quota di Sea venga ceduta dal Comune di Milano?

È positivo che il Comune si voglia liberare della proprietà di Sea, nel senso che la proprietà pubblica è una delle ragioni che hanno ingessato la gestione degli aeroporti milanesi. Non dobbiamo poi dimenticare che, data la situazione finanziaria del Comune, che deve affrontare un buco di bilancio molto consistente, l’alternativa alla cessione di Sea sarebbe stata di aumentare le imposte comunali o ridurre le spese per i servizi. Detto questo, ci sono molte perplessità sul ruolo avuto in passato da F2i.



In che senso?

Non mi riferisco al ruolo del Comune, poiché il suo obiettivo era chiaro: vendere e farlo al prezzo più conveniente possibile, ma l’interlocutore F2i non è un privato, quindi è sbagliato parlare di privatizzazione, perché si tratta di un fondo che raccoglie operatori sia pubblici e privati. In più, mi sembra che F2i non sia del tutto trasparente. La gara, infatti, è stata costruita in modo tale che avesse un unico contendente.

La gara poteva essere gestita in modo più limpido?

Aspettiamo cosa avrà da dire la Magistratura, anche se non credo che non ci saranno accuse per violazioni delle norme: però, se l’unica a presentarsi al bando è stata F2i, che si è aggiudicata la gara, mi sembra che ci sia qualcosa che non va. Forse il bando è stato fatto in modo tale che non fosse davvero invitante. Sembra, poi, ovvio che Gamberale abbia un piano ampio che implichi il rafforzamento di F2i in tutte le infrastrutture italiane: autostrade, aeroporti, reti elettriche e gas. Un piano piuttosto aggressivo che passa per l’acquisto di quote e ancora una volta, dobbiamo chiederci cosa è veramente F2i e a che logica risponde.



L’altra possibile ipotesi per Sea, era la quotazione in borsa, come la giudica?

Sicuramente avrebbe posto dei tempi più lunghi e avrebbe presentato modalità più complesse.

 

Lei vede una terza via per gestire la questione Sea, che magari possa tentare di trovare un accordo fra maggioranza e opposizione?

 

Onestamente non vedo una terza via.

 

Si paventa il rischio che con la cessione di Sea ci possa essere la perdita di posti di lavoro. Qual è il suo giudizio in merito?

 

Non credo che, almeno nel medio o lungo termine, la vendita possa portare un abbattimento dei livelli occupazionali. Però, a parer mio, il mantenimento dei posti di lavoro non può essere un criterio per decidere degli assetti proprietari di una società. Se la controllata del Comune impiega più persone del necessario significa che sta anche imponendo al contribuente dei costi che sono superflui. Semmai, il tema da porsi è quali politiche adottare per agevolare la transizione delle persone in esubero verso altre occupazioni, ma certamente non utilizzare le società comunali come una specie di ammortizzatore sociale improprio.

 

È stata anche paventata l’ipotesi della vendita delle azioni di A2A in mano al Comune. Lei cosa ne pensa?

 

Auspicherei che i Comuni di Milano e Brescia cedessero le loro quote di A2A: però, mi piacerebbe che questo venisse fatto realmente sul mercato e non ci fossero partite di giro in cui escono dal pubblico e rientrano nel pubblico, fingendo che questo non lo sia.