Una commedia romantica e leggera. Così Gabriele Pignotta, protagonista di questa intervista con ilsussidiario.net, definisce lo spettacolo “Ti sposo ma non troppo” – in scena sino al 27 maggio al Teatro San Babila di Milano – di cui è sceneggiatore, regista e interprete. Una pièce sentimentale che vede come protagonisti un gruppo di trentenni di oggi, alle prese con intricate vicende sentimentali, litigi, strani incontri e…Facebook. Il social network, infatti, gioca il ruolo di “cupido”, ma anche di “diavoletto tentatore”, che causerà nuove unioni e disgregherà coppie collaudate. Protagonista, fra gli altri, la giovane attrice Katia Greco, già interprete della fiction “Il giovane Montalbano”, che abbiamo intervistato alcuni giorni fa.



In questa piéce è impegnato in un triplice ruolo: sceneggiatore, regista e interprete, come è stato conciliare questi tre ruoli?

Semplicemente non lo considero triplice, ma tre facce della stessa medaglia. Un po’ come i cantautori che scrivono canzoni e melodie che gli appartengono e poi le cantano. E’ così anche per me: scrivo storie che fanno parte della mia vita e sento, fortemente, l’esigenza di rappresentarle non solo con la penna, ma anche attraverso la mia faccia e il mio corpo. In poche parole, costruirle come le avevo immaginate.



Com’è stata questa esperienza a livello di scrittura?

Come spesso mi accade, dal momento che scrivo testi contemporanei, i miei testi sono la fotografia di ciò che accade: quindi, raccolgo esperienze personali e metto nero su bianco le chiacchierate con amici. Ormai con la vena allenata dell’ironia e dell’intreccio, basi per la commedia degli equivoci, ne è scaturito un progetto che ci sta regalando molte soddisfazioni. È ormai il quinto e cominciamo a prenderci la mano.

Come è nata l’idea di far entrare nel mondo del teatro i social network, in particolare, Facebook?



Non potevo rimanere insensibile all’avvento dei social network anche nelle relazioni umane e sentimentali. Ho sentito il bisogno di raccontare ciò che accade oggi e quello che mi raccontano molti amici e tutte le nuove dinamiche e le storie che stanno nascendo su Facebook.

Pensa che Facebook sia un elemento aggregante o disgregante?

Penso che sia un combinazione di entrambi gli elementi, a seconda dell’utilizzo che se ne intende fare. C’è il rischio di isolamento e quindi di creare un’aggregazione apparente, ma non sostanziale come, del resto, c’è anche la possibilità, se saputa sfruttare, di far incontrare gruppi di persone, pensieri e idee. Il segreto è miscelare bene i pro e i contro dello strumento.

Perchè, secondo lei, le persone sentono più che mai oggi, il bisogno di nascondersi dietro uno schermo e una tastiera?

Il sistema dei giorni nostri ha creato un’insicurezza di base, proponendo modelli vincenti a tutti i costi, ai quali però non ci si sente ma di appartenere, né di assomigliare: è molto più semplice costruirli a tavolino dietro uno schermo.

Personalmente, ha avuto più brutte esperienze o più incontri stimolanti attraverso Facebook?

Lo utilizzo moltissimo per lavoro e per mantenere i rapporti con i miei amici e la mia rete di conoscenze, dal momento che sono spesso in tournée, sempre in modo molto moderato, senza che invada la mia privacy: può essere uno strumento molto pericoloso. E’ anche uno strumento di scambio continuo con il pubblico: quando torno a casa, dopo lo spettacolo, controllo i commenti di chi è venuto ad assistere alla pièce e propone riflessioni ma anche critiche. Mi da la possibilità di approfondire temi che possono essere spunti utili per le prossime sceneggiature.

I trentenni sono i protagonisti del suo spettacolo. Come li vede?

Una generazione incastrata fra modelli e valori dei nostri genitori, ai quali sentiamo, mi includo anch’io, di non appartenere e modelli di una nuova generazione che ancora dobbiamo ancora costruire. Sicuramente siamo insicuri, incerti, alla faticosa ricerca di una nuova strada. Per quanto mi riguarda, penso che occorra sempre rimanere ottimisti e nelle mie commedie tento di lasciare uno spiraglio, una speranza.

La scorsa settimana abbiamo intervistato l’attrice Katia Greco, che recita nel suo spettacolo. Come è stato lavorare con lei?

Un’attrice giovanissima che ho tentato di istradare verso dinamiche per lei non abituali e devo dire che lei è stata molto curiosa e ha portato tanta freschezza e innocenza, condimento necessario, visto che nel cast ci sono parecchie persone più “esperte”.

 

(Federica Ghizzardi)