Da domani, saranno pubblicati sul sito del Comune i due nuovi bandi del “Fondo Anticrisi”, con i quali si potranno ottenere fino a un massimo di 5.000 euro a sostegno del reddito familiare, se si è perso il lavoro, si è in mobilità o in cassa integrazione, o a titolo di contributo per il pagamento di un affitto o delle spese di acquisto della prima casa. Comprese nel bando, per la prima volta, le coppie di fatto, anche quelle omosessuali. Già nei primi mesi dell’anno, la discussione sulla possibilità di erogare fondi comunali alle coppie non sposate, promessa durante la campagna elettorale dal primo cittadino Giuliano Pisapia, aveva provocato un’alzata di scudi da parte degli organi cattolici e del quotidiano “Avvenire”. Polemiche anche all’interno del Partito Democratico, dove alcuni avevano denunciato il fatto che la cronica mancanza di fondi non permetteva una simile redistribuzione, facendo appello ad altre fasce più prioritarie. Contrario anche il Sindacato delle Famiglie di Milano che per voce della sua rappresentante Milanese, Paola Soave, si chiede “con quali criteri assegnare a due persone fondi destinati a famiglie regolarmente sposate?”.
Quali sono, per voi, i punti deboli di questa decisione?
Il Sindacato delle Famiglie è sempre stato chiaro con i vari comuni che hanno fatto esperimenti simili: se le agevolazioni a servizi riguardano una coppia di fatto stabile con figli, ad esempio contributi per gli asili nido o altri servizi legati all’infanzia, sono assolutamente legittime poiché i bambini nati da coppie di fatto o coppie sposate hanno gli stessi diritti: questo è stato anche sancito da una legge che li equipara anche a livello giuridico. Portare avanti le nuove generazioni è un carico maggiore, anche per le coppie non sposate, che devono essere ugualmente supportate nel bisogno. Del resto, le spese sostenute per i figli sono sempre della stessa entità per entrambi i tipi di coppia. Diverso è il discorso che riguarda il diritto a contributi per l’abitazione o anche, ad esempio, alla reversibilità della pensione del coniuge.
Su cosa si basa al differenza fra coppie sposate e “di fatto”?
Essere coniugati porta a dei doveri maggiori verso il consorte ma anche dei diritti in più. Chi può assicurare la durata della “coppia di fatto” e sulla sua stabilità?
Ci potrebbero essere dei dubbi sulla veridicità dell’unione?
Non è difficile inventarsi un compagno, un convivente, uno pseudo – legame per ottenere l’accesso ai contributi. Non vogliamo farne una battaglia ideologica ma di sano realismo: ripeto, chi ha maggiori doveri verso il coniuge ha anche maggiori diritti.
Nel bando sono comprese anche le coppie omosessuali. Cosa ne pensate?
Non voglio essere discriminatoria ma lo stesso discorso vale anche per loro. E’ facile potersi inventare coppie “di fatto”: non essendo registrati come è possibile stabilire la bontà di un legame che non è certificato? A questo punto può valere qualsiasi tipo di legame anche fra fratelli o cugini.
A Milano, la questione rischia di complicarsi dal momento che non è ancora stato istituito il già promesso registro delle Unione Civili che sembra sarà attivo solo da fine anno?
Questo strumento è già stato testato in altri grandi comuni, come ad esempio quello di Padova e ne ha dimostrato la sua inutilità registrando poche centinaia di persone iscritte. Del resto, chi sceglie di essere una coppia “di fatto” predilige un legame, diciamo, libero che si può sfaldare da un giorno all’altro e che, quindi, non ha nessun interesse a registrarsi. Il concetto che ne sta alla base è quello di un legame privato e non pubblico. Penso, inoltre, che insistere sull’istituzione del registro per le Unioni Civili sia un fatto puramente ideologico.
Cioè?
Era stato promesso in campagna elettorale per venire incontro a un certo tipo di elettorato pseudo –progressista. La questione su cui voglio, però, porre l’accento è sui fondi che verranno spesi per avviare il registro. Verranno stornati da altri sussidi? Me lo chiedo perchè come Sindacato delle Famiglie di Milano siamo rimasti scottati per il mancato rinnovo del servizio “Informa Famiglia”.
Di che cosa si trattava e quali sono state le motivazioni che hanno giustificato l’ eliminazione del servizio?
La precedenze Amministrazione Comunale aveva affidato alle associazioni familiari, in particolare al Forum della Associazioni Familiari di Milano di cui fa parte il Sindacato delle Famiglie, l’avvio di un servizio di informazione e consulta dedicato ai nuclei familiari che doveva essere attivato ufficialmente grazie a un ammontare di fondi deliberati dalla Regione Lombardia. In dieci mesi di sperimentazione abbiamo aiutato le famiglie nella risoluzione dei problemi più disparati, legati alla genitorialità, ai consulti giuridici, l’accesso ai servizi e ai fondi stanziati per le situazioni di indigenza. La Regione, aveva approvato il progetto, stanziando i 160mila euro necessari per l’avvio del servizio che però è stato chiuso dell’attuale Amministrazione, reputandolo superfluo. Noi non contestiamo la sospensione del progetto ma vorremmo sapere dove verranno destinati i fondi già erogati dalla Regione: ci sono state anche, a metà febbraio, alcune interrogazioni in Consiglio Comunale e l’Assessore Majorino ha risposto dicendo che i 160mila euro saranno reinvestiti per non meglio precisati servizi alla famiglia. Il nostro sospetto è che vengano destinati all’apertura del Registro delle Unioni Civili e questo non ci sta bene.