Il Duomo e la piazza, il Teatro alla Scala e lo stadio di San Siro: queste alcune delle tappe della visita di tre giorni di Papa Benedetto XVI a Milano. Tre luoghi ambrosiani per eccellenza: il luogo di preghiera da secoli per i milanesi, il tempio della cultura e della musica e il luogo dei grandi eventi sportivi di Milano. Tre diverse concezioni di aggregazione che il Pontefice unirà con la sua presenza. “Una visita di tre giorni è un evento dal carattere straordinario, eccezionale per un viaggio in Italia – ha spiegato il cardinale Scola; il Papa ha desiderio di incontrare Milano, e a ventisette anni dalla visita del predecessore Giovanni Paolo II ci fa questo dono: un dono alla città di Milano e alle chiese lombarde”. L’occasione della visita è l’Incontro Mondiale delle Famiglie che riflette sul ruolo della famiglia, soprattutto della famiglia cristiana, della società. Una riflessione a tutto campo con particolare riferimento alle dimensioni del lavoro e della festa che rappresenta uno dei due momenti cruciali, insieme alla visita del Papa, del settimo Incontro mondiale delle famiglie: un’occasione unica per confrontare analisi e studi, ma soprattutto esperienze di vita vissuta, tra partecipanti di tutto il mondo. Qual è il valore culturale della visita del Pontefice e che significato riveste la famiglia all’interno della società ambrosiana? Lo abbiamo chiesto, per Il Sussidiario.net, al poeta milanese Franco Loi.



Dal punto di vista culturale, cosa significa la visita del Papa a Milano, in un periodo storico così delicato?

Il Papa ha già detto cose estremamente interessanti e che molti non hanno capito. Ha parlato della bellezza e del disorientamento in cui si trova l’uomo moderno che non ha più un riferimento spirituale dentro e fuori di sé. Se la gente sarà disposta ad ascoltarlo, la sua visita avrà una grande rilevanza. Questo è un momento difficile perché è andata perduta la consapevolezza che la vita è un mistero: la scienza non ci ha spiegato tutto e il mondo e ciò che ci sta intorno non sono totalmente logici. Anzi, visto tutto ciò che sta accadendo, direi che è un periodo di crisi per l’ideologia razionalista. Occorre cominciare a pensare a noi stessi e a ciò che vogliamo veramente. L’uomo è stato travolto dalla logica: la gente pensa di sapere tutto, ignorando di trovarsi davanti al mistero: ecco, penso che il Papa possa dare un contributo importante su queste riflessioni.



Una visione molto pessimista.

Nient’affatto. E’ realista: la gente è tutta “materia” e pensa che contino solo i soldi e il potere. Solo che su queste fondamenta non è possibile basare la nostra società e Cristo, a suo tempo, l’aveva detta giusta: Vi do solo due comandamenti: ama il signore Dio tuo, che è quello che ognuno trova dentro di sé, e ama il prossimo tuo come te stesso. Se un essere umano non ascolta se stesso, come fa ad ascoltare Dio? Se ognuno pensa solo ai propri bisogni primari senza considerare quelli spirituali e quelli di chi gli sta accanto?



 

Pensa che ci saranno differenze nell’accoglienza fra Papa Wojtyla che è stato a Milano nell’83, e Papa Ratzinger, certamente entrambi intellettualmente autorevoli, ma così differenti per carattere e “tocco umano”?

 

Personalmente ho amato moltissimo Wojtyla durante il suo Pontificato. Era prima di tutto un uomo che aveva vissuto molto ed aveva avuto un’esistenza molto complessa e variegata: era stato internato in un campo di concentramento, aveva scritto poesie, aveva una grande passione per il teatro e aveva fatto l’attore. Benedetto XVI è uno studioso, un filosofo e teologo. E’ una figura totalmente diversa: meno espansivo di Giovanni Paolo II ma capace di grande umanità: la si avverte nei suoi discorsi. Staremo a vedere cosa dirà.

 

Il Papa viene a Milano proprio per la famiglia. Cos’è la famiglia per lei?

 

La famiglia è l’atto costitutivo della società. E’ l’unione più alta di un uomo e una donna: è il rapporto più intenso, più profondo e più duraturo fra due esseri umani. Purtroppo, oggi la maggior parte delle persone non conosce se stesso e pensa che conti solo l’esteriorità: automobili, computer, telefonini e crede di aver cultura perché guarda la televisione. La cultura, a mio parere, è la ricerca incessante di se stessi e del rapporto con il mondo.

 

Dio nacque povero: non insegna nulla alle famiglie di oggi?

Quando Cristo dice “Io sono la via, la verità e la vita”, dà ad ognuno di noi la grande possibilità di prendere coscienza di se stessi. Certo che se le famiglie prestano attenzione, come accade oggi, ad altri valori, Cristo è abbandonato: non è più il modello ma diventa una specie di vago ricordo che ha espresso alcuni concetti tanto tempo fa. “Ama il prossimo tuo come te stesso” è la base del vivere civile moderno e anche la famiglia si dovrebbe basare su questo. Questi fondamenti mi permetterebbe di amare una donna che conosco, che ha valore per me, che stimo e che non è solo un corpo. Da qui l’esempio per i figli.

 

Lei ha figli? Cosa vuol dire avere un figlio?

 

Io ho tre figli. Ed è una cosa straordinaria. E’ anche quello un mistero bellissimo. L’uomo vede i propri figli quando nascono ma la donna è eccezionale: li nutre e li cresce dentro di sé. E’ importantissima e se dispensa l’amore che deve ai figli, svolge già un grande lavoro per le persone che diventeranno da adulti.

 

Come sono cambiate le famiglie di Milano?

 

A dire la verità non vedo più famiglie. Una volta camminavi per la strada e vedevi i bimbi che giocavano e ci si conosceva tutti, ci si aiutava. Io abitavo nel quartiere di Lambrate e conoscevo quasi tutto il quartiere: i miei figli giocavano con altri bambini e mi davano modo di entrare in confidenza con i loro genitori; ora non so nemmeno chi è il mio vicino di casa. Come pretendiamo, allora, che la società sia sana se le persone non si incontrano e non dialogano? Non sentiamo più le voci dei bambini, purtroppo, ma sentiamo solo i motori delle macchine.

 

(Federica Ghizzardi)

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