L’amministratore delegato di Milano Expo 2015 Spa, Giuseppe Sala, si dice tranquillo perché il primo appalto, per importo limitato, è stato approvato dal Sindaco quando era ancora commissario straordinario. Dunque, siamo a 1000 giorni, e tutto è ancora da costruire.
Sala prosegue dicendo che l’appalto grosso si farà fra due mesi, 250 milioni di euro, e si augura che per allora ci sarà di nuovo il commissario straordinario.
Ma perché Pisapia ha dato le dimissioni? Ha detto che vuole coinvolgere il Governo. Ma è il Governo che gli ha dato la delega di commissario straordinario. Dunque quale è il problema?
Abbiamo tutti presente lo stato dei pagamenti dei fornitori di opere pubbliche? Dallo Stato romano, a molte regioni, i ritardi nei pagamenti sono enormi.
Pisapia è preoccupato del fatto che assegna personalmente gli appalti, ma non ha garanzie sui tempi di pagamento. Per questo ha usato le dimissioni come strumento di ricatto al Governo. Vuole che esso sia responsabile verso le imprese appaltatrici.
Non a caso Formigoni dice a Pisapia: “non avere paura!” E’ proprio una questione di assunzione di responsabilità. Ma con i tempi odierni è diventato di moda dare la responsabilità ad un soggetto terzo, non politico, come il Governo dei tecnici guidato da Monti.
Ancora una volta la politica si dimette, Pisapia come Berlusconi; prendono il potere e poi si accorgono che non basta avere il potere. La politica è stata ridotta a tal punto che nessuno è più certo di come avvengono gli atti amministrativi.
Bisogna tornare alla politica. Ovvero al lavoro di composizione delle forze e delle complessità. Si governa con una visione d’insieme, bisogna fare le azioni al fine di mettere in moto tutte le energie utili al buon risultato.
Invece di dimettersi, il Sindaco dovrebbe chiamare a raccolta le forze della città; forze politiche, per azione comune delle parti. Occorre, inoltre, maggiore unità fra Pisapia e Formigoni; e non si può pensare che questa non possa esserci perché Formigoni è sotto attacco; forze economiche, per la comune consapevolezza della serie di investimenti che si mettono in moto. Comprese le banche della città, che devono partecipare nel rassicurare gli operatori rispetto alle esposizioni relative ai ritardi dei pagamenti da parte dello Stato; forze sociali, perché il tema dell’Expo, l’alimentazione del pianeta, può sfidare tutti i settori del lavoro e delle opere sociali.
Si fa politica sul serio solo se si lavora con l’idea del “Progetto Milano”. Come quello che stava alla base del Piano Generale del Territorio, la prima versione, dove si affermava la necessità di far tornare a Milano i giovani, affinché la città potesse essere gestita con risorse proprie, e non solo vendendo i beni posseduti, che, tra l’altro, ormai sono stati quasi tutti venduti.
Ma vi sembra ancora che valga la pena di fare l’opposizione destra-sinistra? La grande città attende la sua dignità di piattaforma economica del Paese. Invece stiamo vivendo un momento pietoso, in cui Milano piange davanti a Roma chiedendo sostegno. Milano dovrebbe dire a Roma che se Milano non viene messa al centro delle strategie nazionali, allora sarà tutto il Paese a pagare il mancato rilancio.