A Milano non ci sarà alcun registro in cui i cittadini possano depositare il proprio testamento biologico. Ovvero, un documento siglato nel pieno delle proprie facoltà mentali in cui si dichiara a quali terapie vitali si acconsente e a quali no, laddove tali condizioni di lucidità venissero meno. Per introdurre il provvedimento,era stata avanzata una proposta di delibera popolare. Al comitato promotore avevano aderito personalità quali Gherardo Colombo, Moni Ovadia, Ivan Scalfarotto, l’assessore alla Cultura Stefano Boeri e Pippo Civati. Ma il Collegio dei garanti ha stabilito che la materia con compete un amministrazione cittadina, ma la legislazione nazionale. E ha rimandato la proposta al mittente. Abbiamo chiesto ad Andrea Fanzago lumi sulla vicenda. 



Anzitutto, può spiegarci cos’è e che ruolo svolge il Collegio dei garanti?

Si tratta di un organismo di garanzia previsto dallo Statuto del comune di Milano. Dall’articolo 21, in particolare. E’ costituito da tre esponenti eletti, per cinque anni, dal Consiglio comunale. Ha il compito di assicurare la piena attuazione dei diritti dei cittadini di partecipazione all’attività del Comune.



In cosa consistono tali diritti?

Nella facoltà di avvalersi di strumenti di iniziativa popolare come i referendum o, nel nostro caso, delle proposte di deliberazione; il Collegio, di volta in volta, ne stabilisce la liceità o meno.

Come valuta la decisione assunta rispetto al registro sul testamento biologico?

Mi è parso un ragionamento del tutto legittimo. E’ un tema che centra ben poco con le politiche di competenza del Comune. Portare a termine un provvedimento di quel genere in ambito comunale avrebbe rappresentato una palese forzatura. Che non rientrerebbe, oltretutto, tra le priorità in agenda.



Quali sono?

Far quadrare i bilanci e rispettare il Patto di stabilità, anzitutto. Inoltre, dobbiamo ottenere dal governo una deroga a tale vincolo. Non è pensabile, in vista dell’Expo, liberare energie e fare investimenti senza la deroga. Tanto più che siamo un comune virtuoso che dispone delle risorse necessarie.

Qual è la posizione del suo partito?

Per il momento, non se ne è ancora discusso. A livello nazionale, infatti, non è stata assunta ancora alcuna posizione ufficiale. Le firme dei consiglieri e degli assessori del Pd sono state poste a titolo puramente personale.

E quella del Sindaco?

Personalmente, potrà anche sostenere l’iniziativa ma, da sindaco, non potrà fare altro che attenersi necessariamente alle indicazioni del Collegio. A meno che non voglia assumere un posizione diversa e, in tal caso, dovrà farsi carico di dimostrare che la decisione assunta è sbagliata.

Sembra, invece, che l’istituzione del registro delle coppie di fatto sia diventata una sua priorità

Ieri pomeriggio si è radunata la commissione Affari costituzionali e Pari opportunità sulle delibera relativa alle coppie di fatto. Ma, semplicemente, perché era stata messa in calendario in questa data. Ciò non significa che rappresenti una della priorità dell’amministrazione comunale.

In ogni caso, il Magistero della Chiesa annovera, tra i valori non negoziabili, la difesa della vita umana, dal concepimento al termine naturale, e la famiglia fondata sul matrimonio. Se la Giunta dovesse assumesse posizioni contrarie a tali valori, i cattolici che siedono tra i banchi della maggioranza dovrebbero aprire una crisi di governo?

Non essendoci alcun vincolo di mandato o di partito, e trattandosi, eventualmente, di un voto di coscienza, no. La crisi si aprirebbe se, invece, qualcuno imponesse, su queste questioni, un orientamento di voto.

 

(Paolo Nessi)