Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, anche Formigoni è indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità lombarda. Le ipotesi a suo carico sarebbero quelle di finanziamento elettorale illecito e di concorso in corruzione. Il governatore, dal canto suo, ha fatto presente che, non avendo ricevuto alcun avviso di garanzia da parte della Procura e confidando nella correttezza della magistratura inquirente, non può fare altro che ritenere la notizia falsa. E che, anche laddove si rivelasse fondata, sarebbe pronto a difendesi, ma non a dimettersi. Resta da capire quali scenari politici si prefigureranno, adesso, in seno al governo lombardo. E se la Lega continuerà a dare il suo appoggio al presidente. Stefano Galli, capogruppo del Carroccio in Regione, interpellato da ilSussidiario.net, ha spiegato che, non essendosi ancora espresso, in merito, il Consiglio federale, ogni ipotesi resta aperta. Abbiamo, quindi, chiesto ad Attilio Fontana una valutazione politica della vicenda.
Come giudica la presa di posizione assunta da Formigoni?
Le sue mi sembrano parole sacrosante. L’avviso di garanzia, infatti, va notificato anzitutto alla persona interessata. E’ la solita storia: le intercettazioni vengono pubblicate prima che si chiudano le indagini preliminari, gli avvisi di garanzia vengono comunicati prima alla stampa che agli indagati. Le solite gravissime violazioni.
Formigoni ha chiesto, attraverso il suo avvocato, di poter visionare il verbale dell’interrogatorio di Daccò per raffrontarlo con quando pubblicato dai giornali. Gli è stato detto che il documento è coperto da segreto istruttorio
Ora se ne accorgono! In ogni caso, qualcosa, sui giornali, c’è finito. Mi farebbe piacere sapere se sono stati iscritti a registro atti relativi alla violazione del segreto istruttorio. Contro ignoti, ovviamente; ma se questo non è stato fatto, se un fascicolo non è stato aperto, allora siamo in presenza del reato di omissione d’atti d’ufficio. L’azione penale, in Italia, infatti, è ancora obbligatoria.
In ogni caso, crede che la Lega continuerà ad appoggiare il governatore lombardo?
Il partito, per il momento, non si è ancora espresso sulla vicenda. Mi auguro, in ogni caso, di sì. Non è possibile che quando si toccano certe componenti dello Stato, lo sdegno si diffonda su tutto il territorio. Guai a toccare il Quirinale! Ma in tutti gli altri casi, invece, tutto è lecito. Mi pare che lo Stato di diritto stia iniziando a presentare delle lacune molto grossolane.
Cosa intende?
Ad oggi, la magistratura ha modo di fare il bello e il cattivo tempo e ha potuto introdursi in spazi che, ormai, sono diventati praterie. A forza di strumentalizzarla, rischiamo che diventi un’enorme problema per il Paese. Eppure, sarebbe sufficiente che la politica riacquistasse la credibilità e la dignità che le competono per farle fare un passo indietro.
Non crede, inoltre, che il fatto stesso di trovarsi a discutere sull’ ipotesi che un politico indagato debba o meno dimettersi rifletta la dissoluzione del principio di presunzione di innocenza?
Oggi, infatti, non fa più notizia la sentenza, ma l’indagine. Le faccio un esempio: Massimo Ferrario, ex presidente della Provincia di Varese, è stato assolto in primo grado e, di recente, in Corte d’Appello dal reato di peculato con formula piena, perché il fatto non sussiste. Quando, tuttavia, si celebrò il processo di primo grado, nessuno pubblicò la notizia dell’assoluzione, salvo alcuni brevi trafiletti, mentre si dedicarono ampi articoli alla notizia del rinvio del processo. Tutti, ormai, ricordano soltanto che dovette lasciare la politica per le accuse che gli erano state mosse.
Crede che si stia cercando di colpire certe particolari realtà?
Credo di sì. La Lombardia, Formigoni e la Lega erano gli ultimi baluardi di una certa concezione della democrazia e della politica. Farli fuori spianerebbe la strada a quelle scelte poco democratiche e molto burocratico-europeiste che certa intellighenzia cerca di portare avanti da tempo. Non è un caso che, pochi mesi fa, sia stata utilizzata la Borsa per spaventare il presidente del Consiglio e far cadere un governo democraticamente eletto.