Non è una mera formalità ma pura sostanza. Se la notizia di un’indagine viene trasmessa ai giornali prima che all’indagato stesso, si commette una violazione. Se la violazione diventa la norma e perseguirla l’eccezione, allora qualcosa non quadra. Un sottinteso presente nel ragionamento con il quale Formigoni ha fatto presente che, non avendo ricevuto alcun avviso di garanzia e assumendo la correttezza delle magistratura come ipotesi doverosa, allora la notizia che lo vedrebbe accusato di concorso in corruzione e finanziamento illecito per la campagna elettorale non può che essere falsa. Se si rivelasse vera, sarebbe l’ennesima conferma del fatto che, per dirla con Ostellino, «la certezza del diritto è un fatto troppo importante e impegnativo in un Paese come questo, ormai. Il fatto è che non esiste nemmeno più il diritto». Abbiamo chiesto a Piero Sansonetti cosa ne pensa.



Ha ragione Ostellino?

Sì. Se realmente si stesse indagando su un presidente di Regione senza che lui ne fosse a conoscenza, si confermerebbe, in Italia, l’assenza dello Stato di diritto; assenza che, è già una certezza. Lo si è visto, di recente, nell’arresto di Lusi, come nel fatto che, attualmente, ci sono 27mila persone in carcere senza mai esser state condannate.



A cosa si riferisce quando parla di Lusi?

Non c’era alcun motivo tra quelli previsti dalla legge per emettere un’ordinanza d’arresto: non poteva reiterare il reato né inquinare le prove né, tantomeno, aveva intenzione di fuggire all’estero.

E allora? Perché l’hanno arrestato?

Perché c’è stato un diktat umiliante della magistratura a cui il parlamento si è genuflesso.  Sono convinto che alla magistratura non importasse nulla dell’ex tesoriere della Margherita. Ha voluto, tuttavia, confermare il suo diritto alla carcerazione preventiva. Che, da un lato rappresenta uno strumento di tortura fisica per far parlare gli indagati, dall’altro convalida l’idea dei giudici di disporre di una sorta di potere divino: quello di poter erogare le pene prima che si concluda il processo.



Torniamo alla vicenda di Formigoni

Assomiglia a molte altre. Per il momento, meno drammatica. Ricordiamoci, infatti, che la magistratura ha già deposto diversi governatori sgraditi. Pensiamo all’ex presidente dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco. Non gli piaceva, l’ha arrestato, lo ha tenuto parecchio in galera e, nel frattempo, non si ha dimostrato nulla contro di lui.

Come funziona, in ogni caso, il circuito tra giornali e procure?

Per dirla con una battuta, la vera divisione delle carriere andrebbe fatta tra magistrati e giornalisti giudiziari.

Sta di fatto che la violazione del segreto istruttorio è pur sempre un reato. Com’è possibile che sia prassi comune non procedere per individuare i colpevoli della fuga di notizie?

Una volta, a dire il vero, è stato fatto. Si è aperta  un’indagine relativa all’intercettazione in cui Fassino chiedeva a Consorte: «Abbiamo una banca?». In quel caso, infatti, gli addebiti erano a carico di Paolo e Silvio Berlusconi nei confronti dei quali l’orientamento della magistratura è noto; ma contro i giudici e i pm non si è mai proceduto.

Perché?

Perché la magistrature ha assunto un potere ormai incontrollabile, grazie al vuoto lasciato dalla politica.

Si riferisce a tutta la magistratura?

Ovviamente no. Larga parte è composta da persone serie, con un altissimo senso della propria missione. 

Pensa che un tale stato di cose possa nuocere, oltre che agli indagati illustri, anche al cittadino comune?

Io sono preoccupato solo per il cittadino comune. Berlusconi e Formigoni, in fondo, penso che abbiamo la possibilità di cavarsela. Ma se torniamo alla vicenda dell’arresto di Lusi, cui va tutta la mia solidarietà, in fondo, chi ci rimette, sono gli altri 27mila.  

E’ possibile riformare il sistema giudiziario?

Occorrerebbe, anzitutto, reintrodurre l’immunità parlamentare ed estenderla anche ad altre figure, quali i presidenti di Regione, gli assessori e i sindaci; andrebbe, inoltre, varata una riforma radicale della legge sulle intercettazioni e una altrettanto radicale su quella relativa ai pentiti che limitasse l’uso spregiudicato delle loro dichiarazioni; sarebbe necessario, infine, stabilire la distinzione delle carriere e introdurre la responsabilità civile dei giudici. Vorrei, inoltre, vivere in un Paese dove non solo viga lo Stato diritto ma ci sia anche una democrazia funzionante. Abbiamo, tuttavia, delegato il potere amministrativo ai tecnici, quello reale ai giudici e quello ancor più generale ai grandi poteri economici.