Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo, Cesare Correnti, Carlo Emilio Gadda sino ad arrivare a Walter Tobagi e Vittorio Zucconi. Sono solo alcuni degli studenti illustri che hanno frequentato l’altrettanto illustre liceo classico Parini, di Milano: un’istituzione dal 1774, da quando cioè venne fondato da Maria Teresa d’Austria. Da allora centinaia di migliaia di studenti sono passati su quei banchi. Negli ultimi anni, però, il fascino dell’istituto di via Goito sembra essersi un po’ appannato e le iscrizioni sono in calo. Tanto da ipotizzare una “fusione” con un liceo classico sperimentale, l’ex scuola magistrale per intenderci, per riempire un’intera ala dell’edificio vuota da anni.



Un indirizzo che prevede meno ore di lezione di latino e zero di greco. Per l’anno prossimo il Parini sembra salvo: le iscrizioni hanno portato il numero degli studenti a settecento, soglia comunque pericolosa dal momento che se si dovesse scendere sotto i seicento ci sarebbe l’accorpamento obbligatorio imposto dal ministero.



Quindi, per ora, è solo un’ipotesi, ma gli insegnanti del blasonato liceo sono già sul piede di guerra: il collegio docenti ha votato la scorsa settimana la proposta di ospitare altri indirizzi e l’ha bocciata senza appello. Al Parini niente indirizzi sperimentali dunque ma solo classi che studiano latino e soprattutto greco, come succede nel tradizionale indirizzo classico. Abbiamo sentito per IlSussidiario.net un ex “pariniano doc” (è nella lista dei “pariniani famosi” su Wikipedia accanto agli illustri signori citati prima e molti altri), il giovane scrittore Giacomo Cardaci, che nel 2008 aveva scritto il romanzo “Alligatori al Parini” sull’allagamento del liceo per mano di un gruppo di scalmanati studenti.



“Ho molta fiducia nei professori del Parini” dice Cardaci, studente modello prima al liceo e in seguito all’università, “sebbene quelli che insegnano oggi non siano gli stessi di sei anni fa, quando io ho frequentato l’ultimo anno. Non credo si tratti di un arroccamento ideologico o di snobismo gratuito; ricordo che ai miei tempi condividemmo le nostre aule con gli studenti del liceo scientifico Severi, che all’epoca era in ristrutturazione. I professori che ho conosciuto io non avrebbero mai ragionato in questo modo. Non so se poi sono andati tutti in pensione e siano arrivati trentenni freschi di impiego che hanno imposto regole che francamente non capisco.. lo trovo abbastanza inverosimile”.

“Chi me ne parla” continua Cardaci “lo fa sempre bene: del resto, è sempre un’istituzione per la sua storia, per i personaggi che lo hanno frequentato e per i professori che sono sempre all’altezza del loro compito educativo”. Che ricordo ha di quegli anni? “Personalmente ho un ricordo nostalgico e vagamente romantico. E’ forse il periodo più bello della mia vita, perché la mia classe non era soltanto un luogo in cui studiare ma, per me, era come una piccola famiglia. Professori e compagni mi hanno aiutato a crescere e a superare quei piccoli problemi che, però, nella vita di un adolescente sembrano insormontabili. In più, all’interno della scuola c’era un’attività culturale, collaterale alle lezioni, molto viva. Era ciò che la scuola dovrebbe rappresentare per un giovane: una seconda casa e un luogo di stimolo intellettuale. Ricordo letture, cineforum, lezioni di teatro: tutte esperienze bellissime”.

Ha mai pensato che l’atmosfera di un liceo così blasonato potesse essere snob? “Mai. Sebbene io, originario della periferia di Udine, mi sia trasferito in provincia di Milano, non ho mai avuto il sentore di essere un estraneo. Del resto, c’erano ragazzi di tutte le classi sociali: figli della ricca borghesia milanese ma anche alunni, come me, che avevano alle spalle famiglie normalissime e non ho mai percepito disparità. Anzi”.

L’“istituzione” ha vacillato, come lei ha raccontato nel suo libro, quando è stata allagata ad opera di alcuni ragazzi che voleva fare una bravata? “Nient’ affatto. L’attenzione è stata massima proprio perché al Parini non era mai successo nulla del genere; in altri istituti, invece, accade un giorno sì e l’altro pure. I media se ne sono occupati perchè era capitato al Parini, il liceo che frequentò Manzoni”.

 

(Federica Ghizzardi)