Benedetto ha lasciato Milano, dopo una tre giorni fitta di incontri e testimonianze che hanno lasciato il segno. Come suo solito, nonostante l’età, il Pontefice non si è risparmiato, prodigandosi in incontri pubblici che hanno toccato ogni aspetto del tessuto della grande metropoli lombarda: le autorità civili e i protagonisti della politica, la grande musica che ha nel teatro La Scala uno dei segni più rispettati al mondo, i giovanissimi cresimandi. E poi la grande festa con le famiglie, le tante domande a cui si è sottoposto felice di farlo e infine la Messa davanti a una folla sconfinata di oltre un milione di persone. Per Milano e le famiglie di tutto il mondo un punto fermo da cui ripartire in questa epoca di crisi e sconvolgimenti sociali; per il Papa un conforto e un affetto sconfinati in un momento anche per lui difficile, dato quello che vive la Curia romana. IlSussidiario.net ha chiesto ad Alessandra Buzzetti, vaticanista del Tg5, un commento generale su questa tre giorni pontificia a Milano. “E’ stato un momento bello e utile su diversi fronti” ha detto “segnato da una presenza imponente, lieta e consapevole, che ha dimostrato come anche davanti alla crisi si può vivere la speranza”. Per Alessandra Buzzetti “il momento che ha colpito di più è stato senz’altro quello della veglia di sabato sera, quando questo Papa di 85 anni si è dato non solo con energia, ma anche con limpidezza rispondendo per oltre un’ora a braccio  a domande in cui è entrato nel merito con la sua semplicità”. Una semplicità, dice ancora Buzzetti, che è davvero il carisma di questo pontificato. In conclusione, “questa tre giorni lascia a tutti una grande speranza e una strada chiara da percorrere”.



Buzzetti, le chiediamo un giudizio a botta calda su questa visita papale a Milano e sull’incontro mondiale delle famiglie.

E’ stato sicuramente una visita molto bella e utile su diversi fronti, sostenuta dal fatto che c’è stata un presenza di gente imponente, lieta, serena e consapevole che ha fatto vedere che anche davanti alla crisi uno può vivere la speranza.



Per il Papa? Possiamo spingerci a formulare cosa abbia significato per lui questa visita?

Per il Papa, è stato evidente in questi giorni, è stata ugualmente bella e utile. Sappiamo tutti quale momento sta vivendo e come è arrivato a Milano per via del clima che si vive nella Curia romana. In questi giorni ha vissuto una ventata, un respiro grande davanti al popolo reale di Dio. Lo si è visto nel suo modo discreto di partecipare a tutto senza risparmiare energie e lo si è visto soprattutto nella veglia con le famiglie sabato sera.

Perché secondo lei proprio durante la veglia?

E’ stato, almeno per me, il momento che ha colpito e commosso di più. Non si immagina neppure un Papa di 85 anni non solo con l’energia ma anche con la limpidezza di rispondere per un’ora a braccio a domande entrando così a fondo nel merito di ciascuna con questa sua semplicità che credo davvero sia il carisma di questo pontificato. Insomma è stato davvero commovente.



Ha commosso in modo particolare quando ha parlato della sua famiglia e del Paradiso come luogo in cui reincontrare questa famiglia.

Già. In quella frase, nel modo con cui l’ha raccontata, c’erano tutto l’animo e il temperamento di Joseph Ratzinger. Una semplicità uguale a quella della bambina vietnamita che gli ha chiesto: raccontami di te. Per me, ha risposto, il Paradiso è tornare a casa.

Una immagine della famiglia che suona come immagine eterna.

Tornare a casa con la famiglia che Dio mi ha dato e ritrovarla in Paradiso: questo significa che quello è stato il momento più felice della mia vita. La mia famiglia, quel clima. Il Papa ha detto: la gioia nasceva proprio dal poter sorprendersi per le cose semplici, in questa fiducia reciproca che dà speranza. La sua famiglia è stata determinante in tutto il suo percorso di fede. Una famiglia umilissima, il padre gendarme, la madre casalinga. Come dire: eppure da qui è sgorgato uno dei più fini intellettuali del nostro tempo senza perdere comunque quel punto da cui è sgorgato tutto.

 

Delle parole che invece ha fatto ai politici, alle autorità civili, che parere ne ha avuto?

 

Anche qui si vede la differenza di questo Papa. Giustamente nel discorso che ha fatto alle autorità civili ha fatto un discorso complesso con tutti i punti precisi, in cui partendo da Ambrogio ha detto che la politica, la giustizia e l’amore alla libertà vera sono radicati nella politica di sempre.

 

Dunque è possibile anche alla politica di oggi essere così.

 

Lo si è capito meglio ancora ieri sera quando ha aggiunto a braccio alcuni passaggi grandiosi, senza paura di farlo. A un ascolto superficiale può essere sembrato che anche lui si mettesse a fare l’anti politica. che dicesse anche lui: guardate, i politici non fanno un bel niente. Invece ha sottolineato una volta di più quel percorso che porta alla natura delle cose, e dunque anche alla politica. Ciascuno di noi cioè deve agire secondo il ruolo che Dio gli dà, anche i politici. 

 

Come le è sembrata l’accoglienza del sindaco Pisapia?

 

Una accoglienza positiva, che ha fatto anche tenerezza, quando si è curvato sul Papa per sistemargli la mantellina smossa dal vento. E’ stato un semplice gesto, ma appunto un gesto di cordialità, di affetto quasi. Pisapia ha detto le sue cose, il Papa le proprie, spiegando che la laicità deve essere positiva, che esiste una legge naturale che prevede appunto per legge che la vita deve essere difesa e che la famiglia è una sola, non ce ne sono altre. Mi è sembrato comunque che da parte del sindaco ci sia stata una apertura positiva, una cordialità reale vista appunto in alcuni gesti. 

 

Cosa lascia in conclusione questa tre giorni alle famiglie e a Milano?

 

Lascia davvero una grande speranza con una strada chiara da percorrere. Sentendo parlare famiglie arrivate da tutto il mondo, tutti mi hanno detto: lo sguardo del Papa e la capacità di entrare nelle nostre difficoltà è quello che ci fa ripartire. Rispetto a Milano, lascia la sottolineatura della sua ricca storia, crocevia dei popoli. Anche Milano deve tornare alle sue radici per il futuro e non è cancellandole che si va avanti, ci ha detto il Papa. Una strada c’è in cui ognuno deve prendersi le sue responsabilità ed esserne consapevole.

(Paolo Vites) 

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