I milanesi hanno versato 239 milioni di euro di Imu. L’incasso al momento ha superato le previsioni d’entrata di circa il 10%. Lo spiega lo stesso Assessore Tabacci: «Posta una base di 100, il ministero aveva stimato 110 di incasso e quanto effettivamente realizzato corrisponde a 120». Questa è la notizia del giorno: i milanesi hanno versato il mese scorso 67 milioni di euro sulla prima casa e 172 milioni sulle seconde. Al di là dei commenti trionfalistici degli esponenti della maggioranza, c’è da notare che i nostri concittadini hanno risposto oltre ogni aspettativa ai sacrifici richiesti a fronte di un Comune che non è stato in grado di fare altrettanto. Infatti Palazzo Marino ha aumentato le spese invece di stringere la cinghia come tutti. Il dato emerso ieri dovrebbe far riflettere chi amministra la città per ripensare le scelte strategiche per il futuro di Milano. Soprattutto alla luce di alcuni dati preoccupanti recentemente portati alla ribalta da alcune analisi.
Il rapporto annuale Milano Produttiva presentato solo pochi giorni fa dalla Camera di Commercio fotografa, per esempio, la drammatica condizione giovanile in città: cresce del 14% la cosiddetta generazione Neet, ovvero i giovani che non studiano e né lavorano. Sono attualmente 72mila gli under 30 in questa condizione, 20mila dei quali sono completamente scoraggiati. Crescono quelli che riescono a trovare una occupazione, ma con forme di lavoro non stabile (+25,9%). 
Se il trend positivo delle entrate Imu sarà confermato si può pensare ad un voucher per le imprese che rispondono a questa emergenza, magari creando percorsi di apprendimento in assetto lavorativo. Così come è possibile pensare di premiare quelle aziende o reti di imprese che adottano politiche di welfare che vanno incontro alle esigenze delle lavoratrici madri (asili aziendali, servizi di babysitting, ecc.) o iniziano un rapporto di lavoro con una donna nei mesi successivi al parto. Sarebbe una modalità per tentare di rispondere ad un’altra emergenza che la città vive, ovvero quella demografica. Il Settore Statistica del Comune  evidenzia un declino ormai in atto: sull’intera popolazione residente al 31 dicembre 2011, pari a 1.341.830 abitanti, solo il 5,40% ha un’età inferiore ai 5 anni.
Il numero medio dei nati per donna calcolato dall’Istat sul totale delle residenti italiane e straniere in città è di 1,46, dato non sufficiente al necessario pareggio tra natalità e mortalità. Questo perché spesso le donne hanno paura di essere espulse definitivamente dal percorso lavorativo, causa ormai di vera esclusione sociale.



La capogruppo del Pd, Carmela Rozza, ha dichiarato che quel “tesoretto” proveniente dall’Imu sarà reinvestito nel fondo anti-crisi. Nulla in contrario. Ma perché non pensare a nuove modalità di erogazione come quelle proposte? Già quest’anno abbiamo assistito all’utilizzo di quel fondo per la realizzazione di un bando aperto alle coppie conviventi dello stesso sesso. Il fondo anti-crisi è diventato così l’anticamera dell’ideologico registro delle unioni civili ora in discussione in Consiglio. Nulla ci impedisce, quindi, di sperimentare nuove forme di sostegno mirato a quelle fasce e categorie della popolazione esposte più di altre alla crisi che sfianca la nostra società. Sarebbe davvero l’occasione per la Giunta Pisapia di passare dalle chiacchiere all’amministrazione di una grande città come Milano.

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