In Lombardia circa 125 mila stranieri, il 10% del totale, hanno espresso l’intenzione di voler lasciare l’Italia per tornare nel proprio Paese d’origine o per trasferirsi in un altro Stato. A rivelarlo è lo studio effettuato dall’Osservatorio regionale sull’integrazione e la multi etnicità, i cui risultati sono stati recentemente presentati a Milano dall’Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) in occasione dell’incontro “I diritti previdenziali dei lavoratori stranieri. Normative e procedure di riferimento per chi rientra nel proprio Paese d’origine”. I dati mostrano chiaramente che coloro che hanno espresso una maggiore voglia di cambiare residenza sono i senegalesi (16%), seguiti da egiziani (15%) e marocchini (13%), mentre non hanno intenzione di lasciare l’Italia soprattutto filippini (5,5%), albanesi (5%) e cinesi (2%). Il 21,7% di chi ha intenzione di cambiare Stato vive da solo o insieme ad amici e conoscenti, mentre solo il 3,5% di chi in Italia possiede una famiglia cambierebbe vita. Per quanto riguarda l’attività lavorativa, il 21,9% di coloro che vorrebbero cambiare residenza è pensionato, il 20,4% è in mobilità, il 14,2% è lavoratore irregolare e il 10,1% è disoccupato. Secondo Gian Carlo Blangiardo, Docente di Demografia all’Università Bicocca di Milano, contattato da IlSussidiario.net, «questi dati evidenziano soprattutto una diffusa incertezza: l’immigrato, che ha ovviamente un progetto di vita, sviluppo e radicamento sul territorio, di fronte alla crisi e ai diversi problemi del Paese comincia a mettere in discussione l’idea che l’Italia possa essere la sua destinazione definitiva. Quello che emerge in maniera chiara dai dati che ho avuto modo di analizzare è che sono soprattutto le situazioni più a rischio di precarietà a voler andare via, quindi gli stranieri irregolari, con un’occupazione occasionale, di mobilità o in cassa integrazione. Insomma, tutte quelle situazioni che non garantiscono, soprattutto sul piano economico, una situazione di continuità e garanzia».



A conferma di ciò, è da notare il dato riguardante gli stranieri che in Italia hanno avviato un’impresa: solo lo 0,9% di loro ha dichiarato di voler cambiare Paese. «Chi ha avviato un processo di stabilità – continua a spiegare Blangiardo – o chi si trova sul territorio italiano da più tempo non ha ovviamente intenzione di andarsene. Secondo i dati, infatti, sono soprattutto coloro che vivono in Italia da meno di due anni a voler lasciare il Paese, mentre questa voglia scende notevolmente per coloro che sono qui da almeno 10-15 anni».



Secondo Blangiardo la Lombardia ha dato nel tempo un’ottima dimostrazione di capacità di accoglienza, come confermano anche i dati presentati recentemente dall’Osservatorio: «Nel 2001 gli immigrati erano 400 mila mentre nel 2011 il numero è salito fino a 1 milione e 200 mila: una cifra che è dunque triplicata nel corso di 10 anni, peraltro senza che siano avvenuti eventi mondiali particolari». Molte di queste persone, continua a spiegare Blangiardo, «hanno una casa autonoma o comunque una buona sistemazione abitativa, mentre uno su cinque vive in una casa di proprietà, anche se quest’ultimo dato ha subito un rallentamento nell’ultimo periodo per i motivi che ormai tutti conosciamo».



Inoltre, a fronte delle 800 mila persone che si sono aggiunte in 10 anni e fatta eccezione per qualche raro episodio, «la popolazione e il sistema della Lombardia hanno saputo reagire positivamente a questa nuova presenza che ormai rappresenta circa il 10% del totale sul territorio della regione. Proprio in questo risiede dunque la bella dimostrazione di come è possibile accogliere realtà diverse». Il professor Blangiardo conclude spiegando che «le risorse attuali non permettono naturalmente di estendere aiuti a chiunque abbia un problema da risolvere e proprio per questo è necessario cercare di andare incontro alle vere esigenze e soprattutto offrire possibilità a chi ha voglia di darsi da fare per migliorare la propria condizione. Questa è la risposta che deve dare la società nei confronti del fenomeno dell’immigrazione».

 

(Claudio Perlini)