Sono madre di due figli, giornalista free lance (un modo elegante che si usa nel settore che sta a significare che sei precario), ho 40 anni e abito a Milano. Mio marito ha un lavoro fisso, grazie a Dio, e insieme portiamo a casa 3000 euro lordi al mese. Tanto? Provate voi a Milano a vivere con questa cifra. Senza nonni che ti aiutano (i miei genitori sono morti entrambi e i miei suoceri sono aiutati loro stessi da una badante). Noi siamo sempre in rosso e senza mai comprare vestiti né per noi né per i nostri figli, tanto meno andare a cena fuori o cose simili. Certo, perché abbiamo scelto di mandare i nostri figli alla scuola libera. Ti credo, direte voi. Tutti bravi a sparare sentenze, ma bisogna ragionare prima di aprire la bocca. Le cose, infatti, stanno così: quando il mio grande, che ora ha 8 anni, ha cominciato il nido “privato”, al mese ci costava 380 euro contro i 460 che ci chiedeva l’asilo comunale (avete letto bene: il comunale), solo perché superavamo di poco un reddito di 40mila euro lordi annui (lordi, ribadisco). E a quel tempo sopra i 40mila euro eri in fascia alta, considerato alla stessa stregua di chi ne guadagnava 200mila, ad esempio. I bambini si sono trovati bene e perciò siamo andati avanti con lo stesso istituto scolastico. Che ovviamente negli anni ha aumentato le rette, visto che sono scesi anche i finanziamenti (che bella idea non aiutare le scuole che funzionano…come se l’educazione fosse appannaggio solo di qualcuno…). Certo, con enormi sacrifici, ma un risultato di educazione e di soddisfazione nostra e dei nostri figli assolutamente elevato. Chiaramente, se non riusciremo più a pagarla, cambieremo scuola, ma sappiamo già che sarà un danno per tutti. E adesso arriva l’Imu. Cosa è successo? Noi non abbiamo una prima casa, abitiamo in un appartamento in affitto, che abbiamo trovato, sempre grazie a Dio, è proprio il caso di dirlo, con affitto calmierato. Fortunati? Sì, forse. Mio padre è mancato qualche mese fa. Con i suoi sacrifici (e quelli di mio nonno) e una vita di lavoro, a 88 anni ci ha lasciato tre case. Caspita, che vi lamentate: siete pure ricchi (direte voi)? Certo, tre case che solo di Imu ci costeranno 4500 euro circa se le aliquote rimarranno le stesse della prima rata (altrimenti la cifra sarà ancora più elevata!). 



Segnatevi questi numeri: esiste qualcuno che paga 8 euro o va addirittura a credito…. Per non parlare delle spese condominiali, che ammontano a un totale di quasi 10mila euro. Non sono cifre inventate, sono dati reali. Stiamo cercando di vendere la casa di Milano, ma non ci riusciamo, perché è troppo grande e le altre due le abbiamo affittate (con contratti regolari, faccio notare, così ci pagheremo sopra anche le tasse, ma siamo più contenti così, rispettiamo le regole). Con i soldi degli affitti riusciremo a mala pena a pagare tutta l’Imu a fine dicembre. E il resto? Lo sa il Signore, ci inventeremo qualcosa. Bene, questa non è una lettera di denuncia, ma spero che serva a far capire che bisogna conoscere le famiglie italiane prima di tassarle a tappeto. E magari introdurre dei correttivi. Ne ipotizzo solo due: se uno non ha la prima casa, ad esempio, non vengono dei dubbi ai legislatori sul perché? E ancora: se uno riceve un’eredità, viene automaticamente considerato ricco? Perché non si vanno a verificare i costi di quanto viene ereditato, ad esempio? A introdurre tasse sono capaci tutti i governi, a conoscere i propri cittadini forse un po’ meno…



 

Lettera firmata

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