I modelli sono Barcellona e Berlino per l’Europa e naturalmente la più cosmopolita di tutte, New York. Milano punta al rilancio e vuole rifarsi il maquillage in vista di Expo 2015: una bella rispolverata per la capitale della moda e del buongusto che riparta dalle parola chiave turismo e accoglienza. Lo spunto sono le capitali spagnola e tedesca e, ovviamente, la Grande Mela, meta di milioni di turisti durante tutto l’anno e laboratorio di nuove idee e tendenze. Attualmente Milano è all’ottavo posto in quanto ad accoglienza nelle graduatorie, dietro persino a Bruxelles, certamente una città interessante ma che, dopotutto, non può avere più fascino di Milano. Dunque, le potenzialità ci sono tutte per risalire la china e proprio domenica il sindaco Pisapia ha riunito il tavolo del progetto “Brand Milano” per riconquistare turisti e per ridare lustro ad un’immagine che risulta un po’ appannata. Ad aiutare il primo cittadino nella missione rilancio un pool composto dagli assessori D’Alfonso e Lucia De Cesaris, e tutti gli interlocutori del progetto “Brand Milan” provenienti da Regione, Provincia e Camera di Commercio. I due supervisori dei tavoli di studio: il professore Stefano Rolando, stretto collaboratore e biografo di Pisapia e il presidente del Touring Franco Iseppi. L’amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala e i manager di Sea e Fiera, Giuseppe Bonomi ed Enrico Pazzali. Un impegno finanziario importante quello messo in campo da oggi sino ai prossimi quattro anni: il 70-80% della spesa corrente verrà destinato ad attività di promozione turistica e valorizzazione delle bellezze della città. Il primo passo sarà quello di creare un logo, come “I love NY”, per intenderci. IlSussidiario.net ha chiesto un parere a Stefano Zecchi, docente di estetica presso l’Università di Milano ed ex assessore alla Cultura del capoluogo lombardo.



Professore, cosa pensa di questo progetto?

Che Milano debba ricercare una nuova immagine è obiettivamente un dato di fatto. E’ invece discutibile credere che questo sia il cammino giusto.

Come mai?

Se Milano è in crisi è perché sono in crisi anche La Scala, il Piccolo Teatro, la Pinacoteca di Brera e tutto il progetto di riqualificazione del quartiere, eccellenze che da sempre fanno parte della grande tradizione culturale milanese. Il piano dell’attuale amministrazione sembra invece fare affidamento su un restyling puramente comunicativo che, una volta attuato, potrebbe rivelarsi sostanzialmente inefficace.



Quanto potrà puntare la città su un evento come l’Expo?

A Milano non manca un evento, ma un sogno e un’apertura nei confronti di un’idea di superamento di una realtà esistente verso un’altra più significativa. L’Expo non possiede la capacità di trasmettere un nuovo modello di vita all’interno della città quindi non si può pensare che possa in futuro cambiare il volto di Milano.

Come è cambiata la città nel corso degli anni?

La grandezza di Milano sembra assopita e la città appare stanca e demotivata. Mancano tutte quelle forze che nel tempo hanno fatto la sua grandezza e la vitalità di quei luoghi della tradizione culturale che l’hanno resa ciò che è. Se Milano non riesce a tornare su ciò che ha creato questa stessa immagine, nessuna forma innovativa di comunicazione potrà farla tornare allo splendore di un tempo.



Cosa può imparare Milano dalle altre città che la precedono nella classifica internazionale?

Credo che per Milano sarà molto difficile riuscire a guadagnare ulteriori posizioni. Anzi, dovrà lottare per difendere questo ottavo posto ed evitare di farsi scavalcare. Prendiamo città come Berlino e New York, così diverse ma entrambe capaci di far leva sulle proprie caratteristiche migliori per attrarre grandi energie culturali ed economiche. Sono città che hanno capito l’importanza di puntare sulle proprie eccellenze e non su una semplice operazione di comunicazione. Per ottenere risultati serve un lavoro più impegnativo e costante.

 

Un compito non certo facile per l’amministrazione…

Il compito è semplice e difficilissimo allo stesso tempo: bisogna puntare sulle eccellenze che hanno fatto grande la tradizione milanese, capire perché sono decadute e trovare i modi che possano riportare qualità e prestigio ai punti di forza della città, tagliando invece ciò che non va in questa direzione. Dipenderà poi dalla bravura e l’abilità degli amministratori riuscire a mettere in pratica un piano certamente complesso ma estremamente importante per questa città.  

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