I campi rom irregolari tornano al centro del dibattito, dopo che l’assessore alle politiche Majorino ha lanciato un appello che ai più è sembrato se non bizzarro, quasi una resa. Incontrando i responsabili della consulta nomadi Majorino, a fronte della mancanza ancora oggi di un piano preciso da parte della giunta Pisapia ha chiesto di fare i bravi. Ha cioè sollecitato tutti i nomadi a rispettare la legalità. Di fatto, Majorino ha riconosciuto che gli irregolari sono un problema che tocca la criminalità. Un altro assessore invece, quello alla sicurezza Marco Granelli, ha assicurato di voler procedere nel solco della giunta Moratti, con un programma di “alleggerimento die campi rom”. IlSussidiario.net ha chiesto al professor Blangiardo di commentare questa situazione: “Parole come quelle di Majorino” ha detto “sono accettabili solo in una situazione di emergenza destinata a una fase di transizione, ma sono anche il riconoscimento che al momento il Comune di Milano non è in grado di trovare una soluzione”. Per Blangiardo questa situazione è comunque stata ereditata dalle giunte precedenti che hanno sottovalutato o ignorato un problema complesso nelle sue molte sfaccettature: è mancato un impegno della politica.
Professore, che effetto le fa la frase: “per favore non rubate più”?
Bisogna intanto dire che stiamo parlando di una situazione che è irregolare. Dire fate i bravi, lasciamo la situazione irregolare ma comportatevi bene può essere accettato in una situazione di emergenza destinata a una fase di transizione. Posso cioè dire: ok lasciamo le cose così, non interveniamo sui campi in quanto tali perché in questo momento non siamo in grado di trovare una soluzione, ma chiediamo che per quanto irregolari non siano fonte per la cittadinanza di problemi.
Non sembra una sorta di resa?
E’ un atteggiamento che posso capire immaginando che ci sia una reale difficoltà a trovare soluzioni alternative, posso capirlo purché sia un momento di passaggio. Un intervento molto temporaneo che lascia attendere qualcosa che sia invece un tentativo di soluzione del problema. Ma questo i cittadini non lo possono accettare, non possono accettare che non ci sia il riconoscimento di un fatto: sono irregolari o regolari? Se sono regolari il problema non esiste. Se sono irregolari mi viene in mente una automobile in sosta irregolare dove uno dice: pago la multa. Possiamo essere tolleranti però deve essere come il caso di una sosta perché uno sta male. Posso capire che mette la macchina sulle strisce pedonali se gli è preso un colpo, però è una emergenza.
L’assessore alla sicurezza invece sostiene di voler procedere con gli alleggerimenti graduali dei campi. Peccato che di circa 400 rom rimandati in Romania, siano già tornati a Milano quasi tutti.
Anche qui secondo me vale il discorso di prima, cioè il principio che se di una cosa si cerca di trovare una soluzione allora bisogna andare fino in fondo.
Ci spieghi.
Fare cioè in modo che se quella è la soluzione, quella soluzione sia effettiva. Non ha senso dire sono andati via e sono tornati non possiamo farci niente. Questo vuol dire che la soluzione non andava bene. Se vanno via il caso è chiuso, ma se vanno via per poi tornare vuol dire che non hai usato gli strumenti per fare in modo che questo non succeda o non andava bene quel tipo di misura presa.
Resta il fatto che il rom vuole quel tipo di vita, che non accetta ad esempio l’inserimento nei quartieri, nelle abitazioni regolari.
Se c’è una minoranza che intende assumere un certo stile di vita nel rispetto della libertà tutti sono liberi di vivere in un certo modo, ma come sappiamo la libertà finisce dove si va a intaccare la libertà dell’altro. Se decidiamo che la società ritiene che una minoranza che assume un orientamento di vita diverso debba avere lo spazio di esprimere questo suo stile di vita, bisogna però definire delle regole, fornire gli strumenti e insieme concordare alcune norme. Questo non è niente altro che il concetto di campo regolare. I campi rom non sono abitazioni, non sono appartamenti, non sono condomini, il campo regolare è un tentativo più o meno riuscito da parte di un sistema democratico che riconosce stili di vita diversi e che mette a disposizione uno spazio perché si organizzino nel rispetto di alcune regole.
Il problema è che a Milano siamo davanti a molti campi irregolari.
Certamente, perché il punto è che non si possono fare campi in quantità industriale così che tutti i rom d’Europa vengono a convergere su Milano perché qui sci sono tanti campi. C’è un discorso di equilibrio nel rispetto delle minoranze da fare, si tenga conto delle capacità e dei limiti del sistema di accoglienza, in questo caso la città di Milano. Quando sono stati pensati un certo numero di campi regolari si era ragionato in questo modo. Questo vuol dire che Milano non è vero che non è rispettosa dei diritti delle minoranze, però è una questione di equilibri. Se la minoranza è fatta da cinque milioni di persone è chiaro che Milano per quanto rispettosa dei dritti non li può accogliere tutti. Se il numero è invece compatibile con le risorse e gli spazi disponibili allora non si ledono i diritti dei cittadini residenti. Non possiamo riempirci di campi nomadi sottraendo i giardini ai bambini milanesi perché ci facciamo il campo. Si cerchi il giusto equilibrio tra il rispetto delle minoranze e dei cittadini.
In questa situazione di stallo in cui si trova la giunta Pisapia viene però da chiedersi se non si stanno ereditando situazioni non affrontate in modo adeguato in precedenza.
Io sono convinto che sia mancato un impegno della politica. Chiunque con un po’ di buonsenso si rende conto che è mancato un piano che fosse in linea con le dinamiche che si stavano sviluppando. Ad esempio quando nel 2007 Romania e Bulgaria sono entrate nell’Unione europea, era chiaro che un colpettino all’equilibrio esistente lo avrebbero dato. Non abbiamo invece tenuto conto che il problema era da seguire con attenzione e intervenire. Ho l’impressione che questo atteggiamento sia mancato anche ala giunta precedente. Non si è valutato in tutti i suoi aspetti, e cioè che si ha a che fare con persone, con bambini, ci sono mille cose da prendere in considerazione e invece non ci si è mossi in questa direzione.