La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio dell’attuale presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, e altre nove persone nell’ambito di un’inchiesta riguardo presunte firme false a sostegno della lista di Roberto Formigoni e di quella provinciale del Popolo della Libertà per le elezioni regionali del 2010, quando Guido Podestà era coordinatore regionale lombardo del partito. Tra le dieci persone coinvolte, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha chiesto il processo  anche per Clotilde Strada che all’epoca era responsabile della raccolta firme del Pdl e in passato anche collaboratrice della consigliera regionale Nicole Minetti. L’accusa per il presidente della Provincia Podestà è adesso di falso ideologico e sembra che l’udienza preliminare avrà inizio il prossimo 12 ottobre in presenza del gup Stefania Donadeo. Sembra che siano 926 le firme false totali presentate a sostegno delle liste del Pdl in occasione delle elezioni regionali del 2010: 618 sarebbero per la lista regionale “Per la Lombardia” e 308 per la lista provinciale “Il Popolo della libertà – Berlusconi per Formigoni”. Fu proprio la Strada a chiamare in causa Podestà in un interrogatorio di qualche mese fa (come riporta il sito del TgCom24): “Avete i certificati elettorali, usateli. Del resto sarebbe difficile sostenere il rinnovo dei contratti se ci saranno problemi sulla presentazione delle liste“, avrebbe messo a verbale l’allora responsabile della raccolta firme attribuendo tali dichiarazioni all’attuale presidente della Provincia. Sembra che a tale richiesta, la Strada avrebbe risposto “va bene“. E ancora: “Tornai nella sala riunioni dove c’erano gli altri, ivi compresi i consiglieri provinciali rimasti. Dissi loro che Podestà aveva detto di usare i certificati elettorali, e a quel punto ciascuno dei consiglieri ha preso gli elenchi, compilandoli con le generalità delle persone e apponendone invece loro le firme e poi autenticandole”. La Strada spiega ancora che “ovviamente a questa compilazione degli elenchi parteciparono anche altri presenti, ma non sono in grado di dire chi perché c’era un notevole via vai”.



 E infine conclude: “Mentre io, dopo avere trasmesso ai consiglieri e agli altri le direttive di Podestà, mi sono recata nella stanza del coordinatore regionale per raccogliere gli elenchi che cominciavano ad arrivare dalle altre province”.

 

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