Nel panorama internazionale dei festival di fotografia, PHotoEspaña si è guadagnato fin da subito un notevole rispetto e un pubblico davvero numeroso (oltre 700mila persone ogni anno). In quindici anni la città di Madrid si è trasformata in un punto di riferimento per le arti visuali e in quindici edizioni la manifestazione si è attestata tra gli appuntamenti imprescindibili per chi ama, lavora e studia la fotografia.



Anche quest’anno, nonostante il vortice economico così negativo soprattutto per la Spagna, PHE ha dimostrato di tener duro con il suo sistema di finanziamento collettivo, che vede uniti gli sforzi da parte delle istituzioni pubbliche e delle fondazioni private, senza dover rinunciare all’essenza del festival. 

Ogni anno la sezione ufficiale del festival ruota intorno a un tema, scelto dal curatore generale, una figura che cambia ogni 3 anni così da poter garantire continue iniezioni di energia e nuove idee al grande contenitore culturale aperto dall’inizio di giugno e per i successivi due mesi.



PHotoEspaña 2012 ha avuto per titolo “Da qui. Contesto e internazionalizzazione”, ideato da Gerardo Mosquera, curatore di origine cubana con diverse esperienze internazionali nel campo dell’arte contemporanea: “Questa edizione prosegue con l’orientamento più recente di PHotoEspaña che affronta la fotografia in modo molto aperto e flessibile, considerandola la base dell’immagine contemporanea”. Con esposizioni soprattutto collettive, il direttore artistico ci vuole far riflettere sulle interconnessioni tra la sfera locale e quella globale, e sui processi che vedono l’arte nascere in un contesto circoscritto per poi proiettarsi verso il mondo attraverso canali che fino a quindici anni fa non esistevano ancora. 



In questo tema, altamente modellabile secondo le esigenze, rientrano mostre come “Siamo qui” con opere di Richard Avedon, Richard Billingham, Paz Errazuriz e Lilla Szasz, oppure quella di Scott Schuman “The Sartorialist” – fenomeno dei blog dedicati alla moda e al costume – o ancora “Dalla Factory al mondo. Fotografia e la comunità di Warhol” . Ma il programma ufficiale è solo una parte della massiccia presenza del festival nella città. La sezione Off include 38 gallerie private e il progetto OpenPHoto che coinvolge ambasciate e istituti di cultura di diverse nazioni presenta altre 8 esposizioni.

Un aspetto su cui PHotoEspaña si è sempre distinta per eccellenza è quello delle attività parallele che coinvolgono il pubblico a diversi livelli, dal più professionale al più popolare, rendendo i cittadini, i turisti, i fotografi e gli aficionados dei veri e propri protagonisti della kermesse. Per esempio il PHotoMaraton Mahou ha visto la partecipazione di più di mille persone armate di macchina fotografica digitale e pettorina numerata, con cui hanno percorso tutta la città alla ricerca del proprio “momento decisivo”. 

Alla fine della giornata le immagini venivano scaricate e proiettate su schermi giganti in una delle piazze centrali di Madrid per condividere con più gente possibile la propria impresa. Intensa anche la programmazione di workshop per giovani fotografi già avviati all’arte fotografica, ma anche  per bambini e famiglie che hanno goduto del lato più ludico della fotografia. Inoltre da quattro anni è stato introdotto, grazie alla Fondazione Santander, un programma educativo rivolto alle scuole affinché gli alunni possano avvicinarsi al linguaggio fotografico con un percorso guidato che insegni loro la grammatica basilare per leggere le immagini. Invece ai ragazzi dell’Associazione Sindrome di Down Madrid viene insegnato come usare la macchina fotografica e sviluppare un racconto visivo.

Grande prestigio hanno acquisito nel tempo i premi di PHE. Ce n’è per tutti i gusti: il premio al miglior libro dell’anno è diviso in due categorie, nazionale e internazionale, e l’edizione 2012 è stata vinta rispettivamente da Máquinas di Marín (pubblicato da Fundación Telefónica) e da Swarm di Lukas Felzmann (pubblicato da Lars Müller Publishers); la galleria Blanca Berlin si è aggiudicata il premio Festival Off con la mostra di Toni Catany; il premio Descubrimientos − rivolto a un artista emergente − è andato al fotografo israeliano Yaakov Israel. Un discorso a parte merita il Premio PHotoEspaña, creato per onorare figure significative della fotografia contemporanea, che è stato conferito negli anni a personaggi come Robert Frank, Duane Michals, Nan Goldin,Thomas Ruff, Garciela Iturbide, Malick Sidibé, Martin Parr, Hiroshi Sugimoto, William Klein, William Eggleston, Chema Madoz, Josef Koudelka e altri. Nel 2012 è andato a un artista spagnolo che, nel suo percorso creativo, ha dimostrato una coerenza e una potenza stilistica indiscutibili: Alberto García-Alix.

Per la quindicesima volta Madrid ha avuto, grazie a PHE, i riflettori della cultura internazionale puntati sulla sua rete di istituzioni, gallerie, fondazioni e spazi alternativi. Non sarebbe male prendere ispirazione e inventare qualcosa di così efficace anche per la città di Milano, no?