Il decreto sulla spending review all’esame del governo potrebbe incidere notevolmente sul trasporto pubblico locale della Lombardia. A lanciare l’allarme è l’assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità, Raffaele Cattaneo, nel corso del tradizionale incontro con la stampa in cui viene tracciato il bilancio annuale dell’attività istituzionale dell’assessorato. Secondo Cattaneo, «con la spending review il Governo prevede per la Lombardia un taglio tra i 100 e i 120 milioni per il 2012 e tra i 150 e i 170 milioni per il 2013, destinato a scaricarsi prevalentemente sui fondi del trasporto pubblico locale. Cifre importanti che avrebbero inevitabilmente ricadute su una situazione virtuosa». Infatti, continua l’assessore, «negli ultimi tre anni abbiamo introdotto 623 nuove corse sul servizio ferroviario regionale, 137 solo nell’ultimo anno. Siamo l’unica Regione ad avere incrementato i servizi. In Piemonte, solo per fare un raffronto con una realtà vicina a noi, sono state chiuse in questi giorni 11 linee ferroviarie, che rappresentano il 24% della rete Rfi in quella regione e sono state tagliate 123 corse». A sorprendere Cattaneo è soprattutto il fatto che, «a fronte dei tagli previsti a livello nazionale che graveranno in maniera indiscriminata su tutte le Regioni, compresa dunque la Lombardia, scopriamo che vengono attivati finanziamenti ad hoc per il risanamento delle aziende ferroviarie di Calabria, Campania e Puglia per un totale di 240 milioni». IlSussidiario.net ha quindi chiesto un parere a Gabriele Grea, professore di Economia e gestione della mobilità urbana all’Università Bocconi.
Professore, come giudica i tagli alle risorse per il trasporto pubblico locale, conseguenti alla spending review del governo, di cui ha parlato l’assessore Cattaneo?
Se le cifre sono realmente quelle descritte dall’assessore, la questione è certamente rilevante. Un taglio del genere andrebbe a penalizzare in particolar modo quelle Regioni che negli ultimi anni hanno investito nel miglioramento della qualità del servizio, interrompendo così un percorso virtuoso oramai avviato. L’effetto netto dei tagli previsti dal governo andrà quindi valutato con attenzione, ma senza dubbio ogni Regione dovrà attivarsi per razionalizzare sia il servizio che la rete, evitando quelle sovrapposizioni ridondanti tipiche del nostro sistema e migliorando l’integrazione.
La Regione Lombardia fa anche sapere di voler proseguire sulla strada del potenziamento infrastrutturale. Non crede che i tagli annunciati possano mettere a rischio un simile impegno?
In realtà si tratta di due aspetti sostanzialmente separati: da un lato abbiamo i tagli alla spesa corrente che prevede dei cicli di programmazione meno vincolanti, mentre dall’altro il potenziamento infrastrutturale di cui si parla è in buona parte già pianificato e in corso d’opera. In Lombardia verranno quindi realizzate tutte le opere relative all’area Expo, interventi che ovviamente non possono essere annullati da un giorno all’altro. Si tratta semplicemente di una logica di buon senso.
Cosa si rischia invece sotto il punto di vista dei servizi?
Sotto questo aspetto bisognerà naturalmente contare solo su quello che si possiede. Il rischio è che decisioni di questo tipo vadano a scapito del trasporto su gomma, in particolare nelle aree cosiddette “a domanda debole”. Una razionalizzazione della rete è ovviamente necessaria ma allo stesso momento bisognerebbe disegnarne un nuovo modello che sia inclusivo per tutte le zone della regione e anche più razionale dal punto di vista dei costi.
Secondo lei è giusto che il governo operi dei tagli in modo indiscriminato sul trasporto pubblico di ogni regione? Non sarebbe meglio agire in base alle diverse situazioni?
Credo che da un lato una scelta del genere sia in qualche modo inevitabile, perché in tali situazioni si ragiona spesso in termini di condivisione del sacrificio. Sicuramente, nel momento in cui ci si confronta con la volontà di tagliare le spese e con una prospettiva di crescita, le varie azioni andrebbero valutate a livello strategico caso per caso, soprattutto in quei contesti in cui dei tagli andrebbero a rappresentare un blocco alla crescita non indifferente. Non dimentichiamo che il trasporto pubblico locale e la mobilità delle persone sono fattori quotidiani e fortemente pervasivi della nostra giornata, con effetti decisamente importanti sull’economia.
Come giudica invece i finanziamenti attivati dal governo per il risanamento delle aziende ferroviarie di Calabria, Campania e Puglia per un totale di 240 milioni?
Come in precedenza, credo sia un’altra decisione da considerare inevitabile: al di là delle motivazioni che hanno portato queste aziende ad avere tali problemi, il governo non può pensare di abbandonarle al proprio destino. Se non si intervenisse verrebbe a mancare un presupposto fondamentale per innescare dinamiche di sviluppo e si rischierebbe solamente il fallimento delle società e una inadeguata gestione dei servizi di mobilità a livello locale. La scelta del governo si può dunque considerare tutto sommato comprensibile.
(Claudio Perlini)