Milano capitale dei single, titola Repubblica citando dati dell’Anagrafe comunale, descrivendo una città in cui non ci si sposa più e si è sempre più soli: solamente il 30% delle coppie è sposata e il 51% dei nuclei familiari, dice, è composto da una sola persona. Un crescendo inarrestabile: in due anni, +8%. IlSussidiario.net ha ragionato su questi dati con Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia all’Università di Milano Bicocca.
Professore, questi dati delineano un quadro molto differente da quello che posso osservare nel microcosmo del condominio in cui abito. Vivo in un’enclave oppure, ci troviamo davanti a una particolare interpretazione dei dati?
Sicuramente siamo di fronte ad una confusione di termini che porta a conclusioni erronee e quindi a valutazioni non corrette. Dire che il 51% dei nuclei familiari è composto da una persona sola è sbagliato, sia semanticamente che statisticamente. La definizione statistica è chiara: un nucleo familiare è una coppia con o senza figli oppure un genitore con figli. Una persona sola quindi non costituisce un nucleo familiare. Semmai è una unità familiare, nel caso si intenda riferisi al concetto di famiglia anagrafica.
Mi pare di comprendere che questa non sia un bizantismo accademico, ma sostanziale…
Per chiarire: la rilevazione statistica, ossia il censimento, fotografa la situazione reale; l’Anagrafe invece inquadra la situazione burocratica-amministrativa. Molte persone che nei registri comunali risultano vivere sole, in realtà vivono in coppia; di norma c’è una discrepanza intorno al 5% per cento tra i dati anagrafici e quelli censuari. Il che è confermato anche dalle anticipazioni dei risultati dell’ultimo censimento. Alla data del 9 ottobre 2011, giorno della rilevazione, all’anagrafe di Milano risulta che il 51,7% delle famiglie anagrafiche è formato da una sola persona, mentre nel censimento questo dato si ferma al 45%. Il che vuol dire che esistono nuclei familiari composti da due persone non registrati.
Questa difformità è determinata da motivi burocratico-amministrativi o è specchio di un cambiamento culturale?
Guardi, il nostro sistema fiscale e tariffario da sempre favorisce il singolo e penalizza le famiglie, anzi incentiva proprio la scissione delle famiglie. Un genitore single con figli a carico ha agevolazioni e possibilità di accedere ai servizi maggiori di una coppia regolare, basti pensare all’attuale sistema di calcolo dell’Isee. Quindi non mi stupisce che ci siano persone che scelgano di non aggiornare la propria posizione anagrafica.
Milano è ormai una città multietnica, con abitudini e tradizioni molto differenti. Quanto questa particolarità incide sulla formazione della coppia e della famiglia e sulla loro regolarizzazione?
Nel capoluogo vivono circa 200mila stranieri su una popolazione che oscilla intorno al milione 300mila, il che incide particolarmente sui dati su cui ragioniamo. Infatti, vuoi proprio per la peculiarità del fenomeno immigratorio, vuoi per dinamiche economiche, sociali e culturali differenti, la maggior parte degli immigrati risulta vivere da solo, ma questo è vero solo in teoria; in realtà, poi, si costituiscono coppie o addirittura gruppi di persone, più o meno legate da vincoli familiari, che non risulteranno mai nei registri anagrafici.
Molte persone apparentemente sole in realtà convivono: a Milano quindi non ci si sposa più?
In città, sul totale della popolazione (e badi che nel conteggio sono compresi anche i bambini…) il 57% ha o ha avuto un’esperienza matrimoniale. Se poi prendiamo in considerazione un campione più “raffinato” e più rappresentativo della realtà, ossia solo la popolazione sopra i 18 anni, troviamo che solo un terzo è celibe o nubile (quindi non si è mai sposato) mentre i due terzi hanno avuto un’esperienza coniugale. Quindi, il matrimonio non è ancora scomparso.
Se per avere un quadro più veritiero del nuovo volto della città dobbiamo aspettare i dati del censimento, quanto dovremmo aspettare?
Poche settimane. Ad ottobre dovrebbero uscire i primi dati definitivi, inizialmente quelli a livello nazionale e quindi quelli aggregati a livello regionale, provinciale e comunale. Comunque per Milano ci aspettiamo un calo dei residenti: in città ne risultano non censiti 100mila, equamente suddivisi tra italiani e stranieri. Si pensa che la metà verrà rintracciata, ma l’abbandono della città da parte degli altri 50mila appare sicuro.
(Daniela Romanello)