In un panorama italiano che vede il redde rationem, la resa dei conti, della Seconda repubblica il bilancio nazionale del centrodestra è fallimentare.
Tuttavia c’è un’eccezione chiara agli occhi di tutti e che è documentata dai numeri: quella della regione Lombardia. È il pensiero di Oscar Giannino, presente ieri sera all’incontro “Lombardia: discussione su presente e futuro” con il presidente Roberto Formigoni, il direttore di “Italia Oggi” Pierluigi Magnaschi e il giornalista Lodovico Festa.



Il direttore di Chicago Blog ha dimostrato che, nonostante il centrodestra abbia fallito al governo del paese con l’innalzamento del debito pubblico, la mancanza totale di sussidiarietà e il commissariamento dell’Italia con i tecnici, la Lombardia negli ultimi anni (quelli del governo Formigoni) si è comportata differentemente.
A partire dalla sanità, settore tanto investito dalle ultime vicende giudiziarie; sono stati considerati i numeri dell’ultimo rapporto della Banca d’Italia: «Il numero di addetti di Regione Lombardia e Asl per 10mila abitanti è pari a 109 unità – ha osservato Giannino –, che diventano 180 se sommiamo province e comuni lombardi, rispetto a 135 e 204 unità della media italiana. La spesa pubblica per investimenti fissi vede la quota di Regione Lombardia al 20,3% rispetto al 62,4% dei comuni lombardi, mentre la media italiana vede le regioni al 26,3% e i comuni al 55%.



In altre parole in Lombardia gli investimenti pubblici locali sono più sussidiari, cioè decisi e realizzati al livello più basso e vicino a cittadini e imprese utenti». Si è andati ancora più nello specifico facendo vedere come nella regione sia una leggenda che le aziende private vengano favorite: «Il numero di strutture di ricovero pubbliche e private accreditate per milione di abitante in Lombardia è pari a 13,8 rispetto a una media totale italiana di 19,5». Questa eccellenza lombarda si è vista poi dal fatto che la politica formigoniana è l’unica, a parere di Giannino, che ha permesso di organizzare la più grande concorrenza tra pubblico e privato. Tali dati hanno portato il giornalista a trarre due conclusioni prettamente politiche, cioè che innanzitutto i numeri della Lombardia hanno bisogno di una svolta politica a livello nazionale e che «poiché questi diciotto anni di buon governo non si sgranino, questa svolta va costruita partendo dalle ultime vicende giudiziarie».
Terminando, Giannino si è anche offerto per la svolta: «Se serve, io posso darvi una mano».



Anche Magnaschi si è accorto dell’«imitabilità» delle cose fatte dalla Lombardia: il modello, infatti, «basato sul culto della libertà, della sussidiarietà e sull’idea che lo stato vada bene purché non si trasformi in statalismo» può essere riprodotto in tutto il resto dell’Italia per far crescere l’intero paese. «È una Lombardia ottimista – ha continuato il direttore di “Italia Oggi” – rispetto alla cultura nichilista che spesso vige nel resto del paese».
Il giornalista ha preso come paragone la mostra sul Duomo di Milano allestita nel padiglione C1: quello del Duomo «è un gotico che arriva in ritardo, la chiesa non mira da sola verso il cielo, ma porta verso il cielo l’intera umanità». Lo stesso può fare la Lombardia portando l’Italia verso la crescita: «Milano e la Lombardia sono l’Italia perché la regione accoglie tanti immigrati dall’estero e da altre regioni, li fa propri e poi esporta la sua esperienza». 

Il moderatore Lodovico Festa ha poi sottolineato come senza la forza cattolica che ha governato la regione negli ultimi anni, «una forza capace di stare nella società», l’eccellenza lombarda non sarebbe stata possibile. Ma l’incontro è stato anche l’occasione per il presidente Formigoni (che ha messo in evidenza come l’opera lombarda non sia sua, ma di tutti) di parlare alle vicende giudiziarie che l’hanno interessato negli ultimi mesi. 

Lo ha fatto partendo da un punto di vista personale, e solo dopo politico. «È stato certamente un periodo di prova – ha detto –, ma che mi ha confermato ancora una volta che la realtà è positiva», poiché negli ultimi mesi «ho potuto sperimentare un’esperienza di comunione e di libertà». Il Celeste ha sottolineato poi di aver sentita “sua” la lettera di Carrón a “Repubblica” poiché l’ha fatto interrogare su «quale pretesto posso avere dato io» e si è scusato per le vacanze ai Caraibi: «Ho sbagliato e di questo mi scuso». Il presidente ha spiegato poi il motivo degli attacchi ricevuti da alcuni quotidiani, in particolare “Repubblica” e “Il Fatto”: «Hanno detto: “bisogna abbattere il governo lombardo perché funziona, perché è retto da un cattolico per di più ciellino”. Ma hanno fallito».

Festa chiudendo l’incontro ha voluto ricordare, commosso, il suo amico Antonio Simone, a suo giudizio in carcere ingiustamente.

(Marco Capizzi)