Dopo la battaglia sul registro delle unioni civili, a Milano è nuovamente polemica. La giunta Pisapia ha infatti annunciato di voler istituire un registro del testamento biologico: “Ogni individuo ha il diritto di esprimere le proprie volontà rispetto al rifiuto dell’accanimento terapeutico e del prolungamento forzato della vita in condizioni di coma irreversibile o di disagio estremo”, si legge in un paragrafo del documento inserito nella nuova Carta dei diritti del malato che dovrebbe essere varata a settembre all’interno del Piano di zona sul welfare comunale. Il dibattito ha già creato numerosi dubbi e divisioni, con la giunta che adesso risulta spaccata: “Su un tema etico con una valenza così rilevante serve più prudenza. Porre delle affermazioni di principio non è utile alla vita dei cittadini”, ha detto il vicesindaco di Milano, Maria Grazia Guida, mentre secondo l’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, adesso è necessario aprire “un dibattito serio trovando un equilibrio fra la tutela della vita e il rifiuto dell’accanimento terapeutico, ma la sede non è quella del Piano di zona. Ciò non vuol dire che non se ne debba parlare: sarei favorevole a regolamentare l’autonomia sulla scelta delle cure senza prevaricazioni”. Il consigliere comunale Andrea Fanzago, invece, si dice convinto del fatto che non sia “utile sostituirci al Parlamento con una delibera del consiglio senza rispettare i livelli istituzionali: non vale la pena fare la gara a chi arriva per primo”. L’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, difende l’iniziativa e annuncia che “non ci saranno forzature, per istituire il registro servirà una delibera ad hoc che il consiglio comunale farà solo se lo riterrà opportuno”. In una recente intervista per IlSussidiario.net, ha espresso la propria preoccupazione riguardo l’eventuale istituzione di un registro del testamento biologico anche Carlo Masseroli, capogruppo del Pdl in Consiglio comunale: “Credo che affrontare un tema del genere in maniera così superficiale sia realmente problematico. Dietro la volontà di istituire il registro del testamento biologico si nasconde un tema delicatissimo, vale a dire la possibilità che si introduca la facoltà arbitraria di decidere quando la vita debba essere interrotta o meno”. 



Secondo Masseroli, inoltre, “il fatto che in Italia non esista una legge specifica sul testamento biologico non dimostra l’arretratezza di questo Paese ma mette in evidenza la grandissima delicatezza di questo tema. Il Comune, entrando a gamba tesa su questo tema, crea ancora più confusione prendendosi una responsabilità che non gli appartiene”. Come nel caso delle unioni civili, conclude il capogruppo Pdl, anche quello del testamento biologico sembra essere “un tema di grande visibilità ma che non possiede alcuna efficacia dal punto di vista amministrativo. In un momento così difficile per il Paese e per ogni singola città le responsabilità di un’amministrazione sono tante e delicate, quindi credo che un dibattito come questo, assolutamente importante ma su cui il Comune non ha competenze, non fa altro che spostare l’attenzione da altri temi senza dubbio prioritari”.    

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