Scuola, la crisi frena le iscrizioni alle private. Ma le famiglie sono ancora disposte ad investire sull’educazione dei propri figli. È questo il senso dei dati sulle iscrizioni nelle classi lombarde che vede un aumento di 13mila unità negli istituti statali, pari all’1,6% (700 solo a Milano) di iscritti in più rispetto all’anno scorso. Mentre nelle paritarie il numero di iscritti è aumentato solo dello 0,6%. IlSussidiario.net ha intervistato Roberto Pasolini, membro del gruppo di lavoro per la parità scolastica presso il Miur e con una trentennale esperienza alla guida di una scuola paritaria, per saperne di più sulla situazione degli istituti scolastici lombardi alla luce di questi dati. Secondo Pasolini non si tratta di un calo nel numero delle iscrizioni, ma di un rallentamento nel trend di crescita: “se l’aumento di iscritti in statali e private fino all’anno scorso andava di pari passo, l’aumento nelle private quest’anno è stato inferiore a quello delle statali”.



Il numero di famiglie che possono permettersi di iscrivere i figli alla scuola privata è in lieve flessione. Come dobbiamo leggere questo dato? Come un campanello d’allarme?

Il dato può non essere allarmante vista la limitatezza del risultato e visto il fatto che si parla non tanto di riduzione di iscrizioni alle paritarie, quanto piuttosto di un incremento inferiore rispetto alla scuola statale. Questo vuol dire che, anche in un momento di crisi come è l’attuale, le famiglie lombarde hanno optato per la libertà educativa, pur sapendo che l’investimento è di una certa importanza.



Non c’è motivo di preoccupazione alcuno?

Il dato così come è non è preoccupante. Ma la prospettiva può esserlo. In funzione di una visione sul futuro, intendo. Non dimentichiamo che chi fa una scelta per la paritaria deve essere in grado di supportare la spesa per cinque anni. Se non cambiano le condizioni attuali, potrebbe verificarsi non solo una minor crescita di iscritti, ma addirittura una riduzione del numero.

Più iscritti dunque nelle scuole statali, che non sono messe poi così bene: sempre lo stesso numero di docenti, le classi stracolme, i soliti problemi di budget… L’istruzione pubblica sopravviverà?



È vero che se la scuola statale è già in crisi e la carichiamo di più iscritti rispetto a quelli che riesce a sopportare, potrebbero crearsi problemi per il numero di studenti in classe, con tutte le difficoltà di carattere didattico e organizzativo che ne conseguono. Senza contare poi il problema costituito dai dirigenti scolastici in “reggenza” per fare le veci di quelli che sono in attesa della sentenza definitiva del Consiglio di stato. Ma non dimentichiamo che, di riflesso,  la scuola paritaria durante l’anno accoglie sempre qualche studente che decide di rivolgersi a una privata perché non soddisfatto. Le partitarie, se c’è disponibilità di posti, si rendono sempre disponibili. È un dato statistico sempre riscontrato.

Un ulteriore problema per la scuola statale potrebbe essere costituito dall’aumento sensibile delle richieste di sostegno per studenti disabili. Dopo le 1.100 in più dell’anno scorso, quest’anno sono previste ulteriori 600 deroghe. Cosa ne pensa?

È una tematica che merita un focus perché a volte il disagio necessita di un sostegno di gran lunga maggiore di quello che lo stato e l’amministrazione scolastica sono in grado di mettere in campo. Ma altre volte ci sono disagi che richiedono semplicemente una modifica e un intervento di carattere didattico da parte del docente. Occorre vedere se queste 600 certificazioni nascondono la necessità reale di un sostegno o richiedono semplicemente una maggiore attenzione didattica da parte del docente. Personalmente resto convinto che lo stato deve intervenire nei confronti dei cittadini con disabilità permettendo loro di godere dello stesso diritto all’istruzione del cittadino senza disabilità. È lo stesso principio secondo cui dovrebbe rimuovere le barriere architettoniche. L’errore, a volte, è quello di caricare solo sulle spalle della scuola e del ministero del’istruzione l’onere della soluzione di questi problemi. Problemi che vanno affrotati in maniera complessiva soprattutto cercando le risorse da mettere in campo sia che lo studente scelga una scuola statale, sia che ne scelga un privata.

 

(Matteo Rigamonti)