“Così come è organizzata, la settimana della moda a Milano non viene incontro alle esigenze degli artigiani il cui marchio è totalmente oscurato a favore di quello delle grandi griffe. In questo modo si impedisce ai produttori di alta gamma del nostro Paese di farsi conoscere dagli operatori stranieri, e quindi di cogliere una delle opportunità più preziose per la loro crescita”. E’ la denuncia di Marco Accornero, segretario generale dell’Unione degli Artigiani di Milano e membro della giunta della Camera di Commercio di Milano.



Come valuta il modo in cui è organizzata la settimana della moda?

La settimana della moda è composta da singoli eventi, che non vanno nella direzione che avrebbe auspicato l’Unione degli Artigiani. Se avrà successo e aiuterà a promuovere i prodotti del Made in Italy, indirettamente anche gli artigiani ne avranno vantaggio. La settimana della moda non risponde però a un progetto di rete e di promozione all’estero dei prodotti artigiani che sarebbe quanto mai necessario. Al contrario il nome dell’artigiano è del tutto oscurato. Il prodotto mostrato in passerella, anche quello di altissima fascia, porta il nome dello stilista, mentre il marchio dell’azienda artigiana che lo ha realizzato non è visibile. Ciascuna impresa ha come riferimento una griffe, e non si presenta in quanto tale.

Quali sono le conseguenze di questa scelta?

Gli operatori esteri che partecipano alle sfilate, anche se restano affascinati dal prodotto, hanno come interlocutore il marchio dello stilista e non l’artigiano. Il vantaggio per quest’ultimo è che maggiore è il numero di borsette di qualità che sono ordinate, più elevata è la produzione. La settimana della moda non aiuta però gli artigiani a presentarsi con il loro nome, con il loro brand e con il loro volto, perché chi partecipa alle sfilate quel nome non lo vede neanche.

Fino a che punto l’edizione in corso sarà condizionata dalla crisi?

Il settore del glamour in generale e della moda in particolare è uno di quelli che soffrono di più per la crisi, in quanto i beni voluttuari sono i primi verso i quali si indirizza la rinuncia all’acquisto da parte del consumatore. E’ quindi una settimana molto condizionata dalla crisi, anche come eventi in quanto le imprese attraversano un momento di difficoltà e quindi tenderanno il più possibile a limitare le spese.

Di quanto prevede che possa calare il giro d’affari?

L’Unione degli Artigiani non ha una percezione immediata del fenomeno perché il settore moda che va in scena questa settimana è soprattutto quello di livello industriale, mentre il comparto artigiano ha un rilievo molto modesto.

 

Quali settori artigiani in particolare partecipano alle sfilate?

 

I settori artigiani presenti alla settimana della moda sono la pelletteria, l’abito da cerimonia e la calzatura di altissima qualità. Si tratta di prodotti di alta gamma e di nicchia, che quasi sempre hanno alle spalle un’azienda artigiana in quanto è preponderante l’aspetto della manualità. I prodotti di fascia media e di largo consumo sono al contrario di produzione industriale. E’ soprattutto il prezzo che li distingue: se una scarpa, una borsetta o un accessorio costano alcune migliaia di euro, significa che sono stati prodotti da un artigiano; se parliamo di abiti da qualche centinaia di euro, la confezione è industriale.

 

Quali sono le sue aspettative per quanto riguarda il comparto degli artigiani?

 

La mia aspettativa è che con il traino delle griffe ci possa essere un rilancio del settore, anche se in questo momento sarà difficile perché la crisi durerà almeno fino a metà dell’anno prossimo. I segnali per questo settore non sono quindi senz’altro molto positivi.

 

Che cosa si può fare per aiutare gli artigiani del settore della moda?

 

Occorre aiutarli ad accedere ai mercati esteri, interloquendo direttamente con i clienti stranieri che apprezzano l’altissima qualità. Metterli cioè in contatto con le fasce più benestanti della popolazione che esistono in tutti i Paesi, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Cina ai Paesi arabi.

 

Quali strategie possono risultare vincenti in questo momento?

 

Il fatto di fare rete, e quindi di presentarsi come un gruppo coordinato, magari di settori diversi, in modo da potere affrontare la sfida dei mercati esteri.

 

(Pietro Vernizzi)