Quello che pensa il sindaco di Milano sui diritti dei gay è noto da tempo. Ma il suo dirsi favorevole alla possibilità, per una coppia omosessuale, di adottare dei figli, ha tanto l’aria di una provocazione. Perché, infatti, esprimersi in tal senso a pochi giorni di distanza dal messaggio del Papa all’Internazionale Democratico Cristiana, in cui invitava i cattolici in politica a non cedere su matrimoni omosessuali, aborto ed eutanasia? Come se non bastasse, l’arcivescovo di Milano, il cardinal Angelo Scola, sabato, nel corso della scuola di formazione politica della diocesi, a chi gli chiedeva come dovrebbe reagire un assessore cattolico della giunta meneghina all’istituzione del registro delle coppie di fatto, rispondeva: «Bisogna in prima luogo che l’assessore si confronti con molta serietà con il senso e il valore della sua appartenenza; in secondo luogo che trovi il modo di esprimere in maniera evidente e forte il suo dissenso in termini pubblici e faccia di tutto perché il provvedimento non venga approvato». Infine, se a nulla è valso tutto ciò, «deve porsi il problema se si trova nel giusto contenitore». Per Andrea Fanzago, vicepresidente del Consiglio comunale, cattolico del Pd, le dichiarazioni del sindaco di Milano non rappresentano un problema. Spiega, infatti, a ilSussidiario.net: «Si tratta di un’opinione che Pisapia ha espresso in quanto cittadino e che non rientra nelle competenze del Comune; sarà il Parlamento, eventualmente, a modificare una legge dello Stato attualmente in vigore. In ogni caso, non credo, personalmente, che il problema sia tanto quello di trovare a tutti i costi dei genitori per i bambini quanto quello di creare le condizioni affinché i bambini non vengano abbandonati da genitori in difficoltà. Altresì, pur mantenendo tutto il rigore necessario, occorrerebbe velocizzare e semplificare la pratiche di adozione». Benché la materia non rientri tra le competenze del Comune potrebbe porsi, per i cattolici del Pd, una questione di natura politica. «Credo – replica Fanzago – che i tanti cittadini che hanno votato Pisapia lo abbiamo fatto perché governi bene la città. Se un domani dovesse candidarsi in Parlamento, riceverà il voto degli elettori che condividono la sua idea sulle adozioni gay». Eppure, le sue affermazioni sono in contrasto esplicito con il Magistero della Chiesa. «Ci mancherebbe altro – continua Fanzago – che Pisapia non potesse esprimersi liberamente. Questo andrebbe contro qualunque principio di libertà e democrazia. Ripeto, dal punto di vista cattolico le sue posizioni non creano alcun problema; i cattolici lo hanno votato ritenendo che la sua idea di sviluppo e di socialità fosse ciò di cui c’era bisogno per Milano. Le sue opinioni personali sono cosa ben diversa dall’azione di sindaco». Di segno opposto il parere di Carlo Masseroli, capogruppo in Consiglio comunale del Pdl che, raggiunto da ilSussidiario.net, spiega: «Tutti quelli che si illudevano che il registro delle unioni civili fosse il semplice completamente di un percorso, si renderanno ora conto del fatto che si tratta, invece, del preludio ad un processo volto ad allontanarci sempre di più dai principi del diritto naturale indicati dalla Chiesa». Non è un caso, secondo Masseroli, che la dichiarazioni del sindaco giungano a breve distanza dalle parole del Papa e da quelle vescovo di Milano. «E’ già almeno la terza volta che Pisapia, a fronte di affermazioni di Benedetto XVI o di Scola, prende le distanze in modo indiretto. Il che riflette la sua volontà di diventare il punto di riferimento, a livello nazionale, di una certa posizione culturale che sta dilagando. Non potendo disporre, in quanto sindaco, del potere di modificare certi ordinamenti, tenta di alimentare una dialettica di natura ideologica su quei contenuti che piacciono tanto al mondo che lo ha votato». A differenza di Fanzago, Masseroli è convinto del fatto che il problema, per i cattolici del Pd presenti in giunta, si ponga eccome. 



«I cattolici, nel Pd, sono stati bypassati, rivelandosi del tutto privi di qualsiasi incidenza e funzionali alla partita della sinistra che ha compreso come la componete cattolica al suo interno sia facilmente manipolabile. D’altro canto, astenersi sul registro delle unioni di fatto, come hanno fatto, rappresenta un atto gravissimo. Su una materia del genere, un cattolico ha il dovere di dichiarare esplicitamente come la pensa. Tanto più che l’assessore Majorino ha fatto sapere che non si limiteranno al registro, ma andranno a avanti». Ecco, secondo Massereoli, come è possibile arginare la deriva: «Sarebbe auspicabile che noi cattolici di tutti gli schieramenti politici chiedessimo un appuntamento al vescovo per mettere a tema le difficoltà che abbiamo e le posizioni che vogliamo assumere sui contenuti eticamente sensibili. In seno agli organi di amministrazione della città, invece, credo che i cattolici dovrebbero esprimere la propria posizione in maniera esplicita. Finora, invece, si sono fatti usare. Lasciando intendere che un cattolico possa tranquillamente sposare la linea di Pisapia».



 

 

(Paolo Nessi)

Leggi anche

Bankitalia: “Lombardia cresce in linea col Paese”/ Media accusano, Fontana reagisce: “chi è la locomotiva?!”