Caro direttore,
la lettera di don Julián Carrón in cui da uomo sta di fronte al cardinale Carlo Maria Martini rappresenta una novità commovente e assoluta, come quella che ha scritto a Repubblica e nella quale è entrato nel merito della questione politica in modo del tutto originale. Entrambe queste lettere entrano a tutta forza dentro un’abitudine ad affrontare ogni questione secondo un consolidato approccio ideologico e la sfondano, aprendo la strada ad una modalità del tutto nuova, più umana, più vera di giudicare.
Don Julián Carrón con queste due lettere ha assestato un colpo mortale all’ideologia che dagli anni 60 ha condizionato ogni giudizio, tanto da avvelenare anche le intenzioni più vere. Un segno di questa contraddizione è che tutti in questi anni hanno parlato dell’umano, ma senza guardare in faccia l’uomo, quello reale, quello che ci si trova davanti, quella smorfia che lo segna in modo unico. Don Julián Carrón ha testimoniato che c’è un modo di approccio alla realtà non ideologico, in cui l’umano è preso sul serio con una simpatia totale, e lo ha fatto comunicando il suo «dolore indicibile dal vedere cosa abbiamo fatto della grazia che abbiamo ricevuto» e chiedendo perdono al card. Martini «se non abbiamo trovato sempre il modo più adeguato di collaborare alla sua ardua missione».
Questo approccio è una novità che nessuna posizione ideologica potrebbe riuscire a comprendere, è la realtà che qui viene affermata con una amore alla verità più che a se stesso tanto da stare con una libertà totale dentro l’impatto con i problemi, le difficoltà, gli ostacoli e i propri limiti. Di fronte a tanta umanità che si fa largo e riconosce il volto delle cose la domanda che urge è quale sia il segreto di questo approccio che don Julián Carrón ha testimoniato davanti a tutti, prima su Repubblica e poi sul Corriere della sera. È questo il segreto che vorrei scoprire, il segreto di una posizione che sa guardare in faccia la realtà, imparando ogni volta qualcosa per la vita, che la segna fino in fondo, è il segreto di un uomo che poggia su un punto solido e dal quale abbraccia tutto come occasione per sé, senza aver paura di niente.
C’è un compito decisivo che viene da queste due lettere. La questione non è essere d’accordo, neanche quella di trovare punti di criticità, ma è ancor di più: è lasciarsi interrogare dall’approccio originale di Carrón fino a cogliere il punto di intersezione con il proprio, così da rimanerne segnati, passando dall’amore a se stessi più della verità a quello dell’amore alla verità più che a se stessi. È questa la strada che fa uscire dal blocco ideologico e conduce a stare alla realtà come occasione per diventare più uomini, più leale con se stessi. Una strada che rende affascinante il vivere, come è affascinante leggere quello che don Carrón ha scritto in queste due lettere inimitabili.
Che bello essere su questa strada!