L’attenzione, in Lombardia, è concentrata prevalentemente sul rapporto che intercorre tra le alleanze a livello regionale e nazionale; d’altro canto, chi, alle Politiche, vince in Regione vince tutto. O, per lo meno, rende la vittoria dell’avversario monca. Come è ormai noto, la legge elettorale che garantisce al Senato un premio di maggioranza su base regionale fa sì che la Lombardia valga addirittura 27 seggi in più. Resta il fatto che le sfide legate al territorio non mancano. Piero Bassetti, il primo presidente della Regione, ci spiega quali sono quelle che il nuovo governatore dovrà affrontare.
Qual è il problema principale della Lombardia?
Il problema fondamentale consisterà nell’adeguare la società lombarda alle trasformazione imposte dalla crisi. Benché la Regione sia particolarmente articolata, l’intero territorio è investito dalla necessità di una nuova modernizzazione.
Come si affronta tale sfida?
L’adeguamento si colloca in un contesto ove sono emersi nuovi problemi. Il sistema economico va riorganizzato tenendo conto della globalizzazione. Non si può pensare di ristrutturare il sistema delle piccole e medie imprese o di rilanciare la produttività semplicemente abbassando le tasse. Occorrerà, ad esempio, creare le condizioni perché possano recepire i servizi avanzati prodotti dalla città, come quelli relativi alle telecomunicazioni. Il che è possibile esclusivamente attraverso un serio adeguamento infrastrutturale. Non dimentichiamo, inoltre, che le imprese che vanno bene, in Regione, rappresentano il 30%. Sono quelle che dispongono di un tasso di internazionalizzazione maggiore, che vantano performance positive sul fronte dell’export.
In che modo si possono aiutare anche le altre a esportare?
Il livello di formazione di gran parte del capitale umano dell’impresa lombarda è lontano dagli standard di efficienza europei. E’stata notevolmente sottovalutata, inoltre, la formazione professionale. Sono, poi, necessarie nuove forme di accesso al credito. Finora, il sistema delle imprese lombarde è stato tenuto in piedi più dai Confidi che dalle banche. Quelle forme di solidarietà che, con l’invenzione dei distretti industriali, hanno reso grande il tessuto aziendale lombardo, vanno ripensate; per esempio, abituandosi all’idea del venture capital.
La Regione, rispetto a questi temi, che contributo può dare?
Non è pensabile che possa affrontare tutto da sola, in quanto ente; tali questioni, tuttavia, sono affrontabili nello spazio della Regione attraverso il combinarsi di interventi a tutti i livelli, compresi quelli della società civile, dell’associazionismo o del terzo settore. L’amministrazione regionale può contribuire animando e coordinando questi interventi attraverso i suoi strumenti amministrativi e legislativi.
Chi, tra i candidati principali, le pare in grado di affrontare al meglio tali questioni?
La dimensione di Albertini si è rivelata quella dell’amministratore di condominio. L’unico che si sta avvicinando a queste tematiche in maniera progressista è Ambrosoli, attraverso il suo raccordo organico tra civismo e politicità. Maroni, dal canto suo, sta facendo un discorso ragionevole: quando parla di macroregione del nord, parla di una cosa seria, che sta venendo affrontata anche dalla commissione Ue. Il problema è che Maroni sta trattando la materia in termini esclusivamente difensivi dal resto del mondo. In ogni caso, l’altra grande questione che il prossimo governo regionale dovrà tenere in considerazione,sarà quello del welfare.
Cosa intende?
Siamo l’unico Paese che ha affidato la sua memoria (gli anziani) e il suo futuro (i bambini) alle badanti. Ovvero, ad una organizzazione solitamente etnicamente diversa dalla nostra. Tutto questo spinge la regione a modificare il proprio ruolo, integrandosi con le iniziative provenienti dal basso, e, contestualmente, con le realtà provenienti “dall’alto”, quali gli investitori esteri o le multinazionali.
(Paolo Nessi)