A livello politico, quel che accade in Lombardia non è scindibile dal piano nazionale. Perché, allora, Bersani se ne è uscito con una proposta di inciucio tutt’altro che sibillina nei confronti di Albertini e di Mario Monti? Come leggere altrimenti le sue recenti dichiarazioni? «Noi abbiamo messo in campo una proposta civica», ha, infatti, dichiarato riferendosi alla coalizione di centrosinistra in Lombardia capaggiata da Ambrosoli; «c’è qualcuno – ha aggiunto – che si chiama Scelta civica, vedi mai che faccia una riflessione». Quel che è certo, è che la recente rimonta di Berlusconi e lo scandalo Mps hanno iniziato a rovinare il sonno al segretario del Pd, sin qui convinto che la sua coalizione avrebbe ottenuto una vittoria a mani basse. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Ugo Finetti.



Qual è la strategia di Bersani?

Tutti i sondaggi danno la Lombardia in bilico. Il tentativo di Bersani è quello, anzitutto, di convincere gli elettori antiberlusconiani dell’area Monti-Albertini a spostarsi a sinistra, per consentire la sconfitta di Berlusconi, in netta rimonta. In sostanza, Bersani ripete quanto affermato alcune settimane fa da D’Alema, quando chiese all’ex sindaco di Milano di ritirarsi dalla competizione; sa bene, infatti, che anche Albertini è consapevole di non avere alcuna chance di vittoria.



Mettiamo che Albertini accetti: cosa ci guadagnerebbe?

Evidentemente, una contropartita a livello nazionale. Magari, in termini di cariche all’interno delle varie commissioni parlamentari, se non addirittura nel governo. Questo, per lo meno, è lo schema che potrebbe avere in mente Bersani.

E’, oggettivamente, realizzabile?

E’ molto difficile. Ormai, infatti, Albertini è giunto a un punto tale da non poter più tornare indietro.

Non poteva farlo sin da subito sapendo (almeno da quando il Pdl lo ha scaricato per allearsi con la Lega) di non poter vincere?

E’ rimasto “incastrato”. La sua corsa era iniziata quando lo sfaldamento del Pdl e la conflittualità con la Lega sembravano processi irreversibili, mentre Formigoni gli aveva dato un appoggio aperto. Non dimentichiamo, oltretutto, che era stato proprio Maroni a determinare la caduta anticipata della giunta formigoniana. Si è verificata l’ipotesi in assoluto più improbabile, ovvero il ritorno dell’asse Pdl-Lega.



In ogni caso, posto che l’accordo sia difficilmente realizzabile, a cosa punta Bersani?

E’ probabile che parli ad Albertini rivolgendosi, in realtà, al suo bacino di elettori. Una qualche forma di intesa, tuttavia, per quanto rappresenti una strada complicata, potrebbe comunque rendersi necessaria, specialmente al Senato.

Ci spieghi.

Si sta delineando l’ipotesi di una vittoria del centrosinistra netta alla Camera, ma incerta a Palazzo Madama, dove rischia di avere numeri risicatissimi. Il che porta Bersani ad aprire al centro.

Potrebbe essere obbligato a regalare l’incarico di premier a Monti, in cambio del suo appoggio?

Questo non direi. Tra poco ci saranno anche le Europee e il Pd non ha nessun interesse a dare grande visibilità ad un suo concorrente. Oltretutto, il centrosinistra non può perdere l’ennesima occasione di conquistare Palazzo Chigi.

Quindi?

Il patto, a questo punto, più che con Monti potrebbe essere stipulato direttamente con Casini. Non dimentichiamo che le parole dell’attuale premier nei confronti del rapporto tra il Pd e il Monte dei Paschi sono state durissime, mentre il leader dell’Udc ha mostrato un atteggiamento decisamente più defilato. Del resto, sappiamo tutti che Francesco Gaetano Caltagirone è stato a lungo il principale azionista privato della banca e suo vicepresidente.

Cosa prevede?

Lo scenario è fluido al punto tale da rendere pressoché impossibile qualunque previsione. Diciamo che non escludo che, all’indomani delle elezioni, l’Udc – decisamente e apertamente insofferente nei confronti della modalità con cui Monti ha imposto la compilazione delle liste – abbandoni gli alleati, per sostenere il governo Bersani; non escludo, cioè, che i casiniani “infiltrati” nella lista di Monti al Senato lascino la lista per costituire un gruppo autonomo di appoggio al centrosinistra.

 

(Paolo Nessi